Assemblea alla Star di Agrate: il brodo salverà lo stabilimento di via Mattotti?

La Flai Cgil ha radunato lavoratori e rappresentanti di altre aziende agro-alimentari brianzole per fare luce sul futuro del settore e raccogliere firme per chiedere riforme
Hanno sfidato la pioggia, per lottare a favore dei diritti dei lavoratori. Giovedì 9 novembre, nei parcheggi antistanti la Star di Agrate Brianza, si sono radunati i rappresentanti della Flai Cgil e i lavoratori. Un’assemblea speciale per parlare del presente dello stabilimento di Agrate, ma non solo: l’obiettivo era fare luce sulle aziende brianzole del settore alimentare e proseguire la raccolta firme avviata a livello nazionale da ottobre per chiedere riforme specifiche nel settore.
La scelta della Star per questo evento non è stata causale: l’azienda agratese è uno dei simboli di un passato glorioso e della situazione attuale, ovvero della speranza di un futuro migliore del presente. L’azienda, infatti, si è da mesi impegnata a portare ad Agrate Brianza la produzione del brodo liquido, attualmente in Spagna: il tutto nel quadro del piano “Agrate Reborn” presentato a suo tempo, che prevede 25 milioni di euro di investimenti in macchinari e linee, nonché l’ammodernamento degli spazi.
«La speranza è che anche per la Star accada quanto successo per alcune aziende, come per esempio all’ex Lat-Bri di Usmate, ora passata a Granarolo, che rischiava di chiudere. Invece, a seguito di giusti investimenti, sono aumentati la produzione e il personale e sono migliorate le condizioni di lavoro – ha spiegato Matteo Casiraghi segretario della Flai Cgil di Monza e Brianza – In questo settore da tempo mancano investimenti importanti che garantiscano ricadute occupazionali. Dove gli investimenti sono stati fatti, i risultati si vedono».
STAR: LA VICENDA
Il sito produttivo della Star di Agrate un tempo era uno dei fiori all’occhiello dell’industria alimentare brianzola e italiana: negli anni Ottanta del Novecento, al suo interno, erano impiegati più di 3mila lavoratori. Negli anni, poi, lo stabilimento è stato sempre più ridimensionato anche a seguito all’acquisizione dell’azienda da parte degli spagnoli di Gallina Blanca, fino al trasloco degli uffici amministrativi a Milano che hanno lasciato nei 200mila mq di spazi solo qualche centinaio di dipendenti.
Negli anni scorsi, i timori di completa chiusura del comparto produttivo sembravano sempre più fondati (al momento vi si producono solo sughi, camomilla e pesto), al punto che erano anche stati annunciati nuovi esuberi, fino a quando, con un accordo, l’azienda ha ritirato gli esuberi e si è impegnata a portare ad Agrate la produzione del brodo liquido, attualmente in Spagna. Come contropartita, è stata chiesta ai lavoratori maggiore flessibilità.
I lavoratori, dunque, hanno tirato un sospiro di sollievo, anche se ancora non è possibile quantificare gli effetti che questa decisione avrà sull’occupazione: se da un lato c’è chi sostiene un probabile incremento dei lavoratori impiegati, alcuni pensano che l’effetto che si otterrà sarà solo il mantenimento della situazione attuale.
«L’azienda ha iniziato a mettere in atto quanto annunciato – ha commentato Casiraghi – Accogliamo con favore gli investimenti, ma ci chiediamo cosa succederà: secondo le nostre stime, se gli investimenti saranno solo strutturali, il problema dell’occupazione si ripresenterà presto. Servirebbe un piano strutturato, con ricadute occupazionali serie e importanti. Per esempio, è vero che in questi mesi sono stati occupati lavoratori stagionali, ma nessuno di loro è rimasto. Il nostro suggerimento è che l’azienda guardi all’estero: al momento la maggior parte della vendita avviene in Italia, ma si potrebbe puntare sui sughi ed esportare il “vero prodotto italiano” all’estero»
L’ASSEMBLEA DEL 9 NOVEMBRE
All’assemblea di giovedì 9 novembre erano presenti anche delegati e rappresentanti dei lavoratori della Granarolo di Usmate Velate, della Rovagnati di Biassono, Villasanta e Arcore, della Panem di Muggiò, dell’Alimentari Radice di Lentate sul Seveso.
L’occasione è stata buona per fare il bilancio della situazione delle aziende agro-alimentari della zona, ma anche per portare avanti la raccolta firme, avviata a ottobre sotto lo slogan “Una firma per proteggere la tua pensione e i tuoi diritti”. La campagna va a sostegno della piattaforma nazionale su pensioni e previdenza, con richieste specifiche della categoria. Tre i punti nodali sui quali il sindacato degli agro-alimentaristi chiede ai lavoratori di sottoscrivere: modifica della legge Fornero; revisione della Legge 335 del 1995; possibilità di accedere all’Ape per lavoratori del settore che ne sono esclusi.