Confindustria: previsioni economia italiana, livelli Pil pre-crisi solo nel 2021

L’Italia è uscita finalmente dal tunnel della recessione e della stagnazione economica, ma il Pil del nostro Paese recupererà il terreno perso a causa della crisi finanziaria ed economica solo nel 2021.
L’economia italiana già da parecchi mesi manda segnali positivi dal fronte della crescita a partire dai consumi delle famiglie e passando per gli investimenti delle imprese e per la produzione industriale. La crescita economica, seppur lenta, è tra l’altro caratterizzata da un basso livello dell’inflazione, ed anche dalla crescita del mercato azionario a Piazza Affari come peraltro emerge dalla guida all’investimento in Borsa di Mercati24. Ma non è oro tutto quel che luccica in quanto è vero che l’Italia è uscita finalmente dal tunnel della recessione e della stagnazione economica, ma c’è ancora tanto da fare in quanto ai ritmi attuali il Pil del nostro Paese recupererà il terreno perso a causa della crisi finanziaria ed economica solo nel 2021.
A fornire questa previsione è stato il il Centro studi di Confindustria in accordo con i dati dell’ultimo rapporto sugli scenari industriali, ed in virtù del fatto che nel secondo trimestre del corrente anno il prodotto interno lordo nazionale, rispetto allo stesso trimestre del 2011, si è attestato su livelli inferiori dell’1,8%. Inoltre, il livello del Pil nel Q2 2017 è inferiore di ben il 6,4% rispetto al primo trimestre del 2008 quando per la crescita economica italiana venne raggiunto il massimo pre-crisi.
Inoltre, la Confindustria mette in evidenza come l’economia italiana, nonostante la dinamica di espansione del Pil sia più robusta rispetto alle previsioni, segni comunque una crescita che resta inferiore rispetto agli altri Paesi europei. Rispetto all’area euro, infatti, c’è ancora un divario ampio da colmare che è pari allo 0,7% nell’anno in corso, e che comunque si è più che dimezzato rispetto ad un differenziale dell’1,5% che è stato rilevato nell’anno 2015.
In ogni caso, il CsC di Confindustria pone l’accento anche sul fatto che nel 2016 l’Italia resta, dietro solo alla Germania, la seconda potenza industriale europea, mentre tra i principali produttori manifatturieri il nostro Paese si conferma al settimo posto. Nello stesso tempo, però, l’industria italiana nel recuperare terreno deve far fronte non solo alla crescita dei prestiti alle imprese che è ancora troppo debole, ma anche all’aumento del costo del lavoro che è stato pari al 15,2% nel periodo dal 2007 al 2016.
Considerando sempre il settore manifatturiero, inoltre, nel periodo che va dall’inverno del 2017 all’autunno del 2017 c’è stato un calo dell’occupazione che, pari a -17,1%, corrisponde alla perdita di quasi 800 mila unità lavorative. Ed in generale, sempre a partire dalla primavera del 2015, c’è stato fino alla metà del 2017 un aumento delle ore lavorate pari al 5,2% per effetto, in prevalenza, dell’allungamento degli orari di lavoro. In più, resta depresso pure l’accesso al credito da parte delle imprese manifatturiere visto che nei primi sette mesi del 2017 c’è stata una crescita di appena lo 0,2% e comunque a fronte di un controvalore complessivo erogato dal sistema bancario per cui, rispetto al periodo pre-crisi, c’è ancora un abisso.