Monza, al liceo Nanni Valentini un’installazione contro il femminicidio

27 novembre 2017 | 08:27
Share0
Monza, al liceo Nanni Valentini un’installazione contro il femminicidio

I ragazzi e le ragazze della IV D (indirizzo multimediale) hanno ideato e realizzato AMORTE, una mostra-installazione dedicata alla sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne.

Dopo ore di brainstorming hanno deciso di chiamarla AMORTE, come la condanna di un amore snaturato, malato e violento: un amore che fa male e che, a volte, purtroppo uccide. È la mostra fatta di nomi, parole, frasi e numeri che ha ricoperto i muri del liceo Nanni Valentini di Monza nella mattinata di sabato 25 novembre, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne: l’installazione, realizzata dai ragazzi e dalle ragazze della IV D, è stata pensata come una vera e propria operazione di guerrilla marketing, preparata in segreto e comparsa all’improvviso, con lettere nere e rosse che, con il loro significato, graffiano la coscienza degli spettatori. «Abbiamo lavorato per due mesi a questo progetto, e ieri siamo rimasti qui fino a sera per allestire la mostra – spiega la professoressa Annalisa Azzoni -. Abbiamo appeso in ogni classe un nome intagliato nel legno e dipinto di rosso: a ognuno corrisponde una delle donne uccise negli ultimi anni dalla violenza maschile in Italia. Nell’atrio, sulle scale e nei corridoi le parole appese al muro raccolgono invece emozioni e informazioni, dai numeri delle vittime al significato di femminicidio, alle frasi tipiche pronunciate da un uomo violento, alla lex salica, la norma che impediva alle donne la possibilità di ereditare i beni paterni, fino al nome di Franca Viola, che per prima si ribellò alla consuetudine del cosiddetto matrimonio riparatore».

amorte_femminicidio_mostra_mb_9

Una mostra fatta per colpire e sensibilizzare, stimolando la curiosità dello spettatore. Richiede attenzione e una partecipazione attiva, che rispecchia l’invito, scritto in rosso, rivolto a tutte le donne che subiscono un amore malato e a tutti quelli che vivono loro vicino: denuncia, sostieni, liberati. «Le lettere intagliate perdono il loro solito carattere di bidimensionalità e diventano concrete, in un certo senso più reali – interviene Makio Manzoni, l’insegnante che ha seguito la parte più pratica della realizzazione. E aggiunge -: Sarebbe bello che questa mostra uscisse dalla scuola e andasse incontro alla città, magari in occasione dell’8 marzo». D’altra parte, il lavoro della IV D non è ancora finito: filmeranno le reazioni degli altri studenti, intervisteranno i compagni e, alla fine, editeranno e monteranno un video, naturale complemento della mostra. Dopotutto stiamo parlando di un corso di studi che fa della comunicazione il suo cavallo di battaglia.

amorte_femminicidio_mostra_mb_3

Il progetto riveste ancora più valore se si pensa a come è nato, per coinvolgere «un ragazzo un po’ speciale», come lo descrive l’insegnante di sostegno Alessandra Vignola, con la passione per l’attualità e i quotidiani. «È stato un esperimento, che abbiamo portato avanti tra una lezione e l’altra o al bar, davanti a un caffè – continua Manzoni -. Noi professori abbiamo messo al servizio dei ragazzi le nostre competenze, ma per il resto hanno fatto tutto da soli». Il primo risultato è stato sicuramente quello di unire la classe, come conferma entusiasta Mattia, uno studente della IV D. Che aggiunge, orgoglioso: «Ci siamo informati, abbiamo pensato a lungo a cosa scrivere, quale font usare, quali informazioni evidenziare. E stamattina quelli delle altre classi mi hanno chiesto se c’eravamo noi dietro a tutto questo, volevano saperne di più». Ed è proprio questo il secondo, importantissimo risultato raggiunto: mettere a disposizione degli altri delle conoscenze preziose: «Le statistiche dicono che una donna su tre subisce violenza: vuol dire che, fra le mie studentesse, una su tre si è trovata a fare i conti con un uomo violento – ragiona Azzoni -. È un dato terribile: spero che questo lavoro le aiuti a riconoscere i segnali di una relazione malata, e spero di aver contribuito a rendere anche i ragazzi più attenti e sensibili sul tema». 

«I ragazzi hanno scritto che “Solo una ribellione collettiva e una rivoluzione culturale possono fermare la violenza”, e si sono chiesti, ottimisticamente, se la rivoluzione è iniziata – aggiunge Laura Riva, la docente di Lettere referente del progetto Legalità e cittadinanza attiva -. Noi speriamo di aver contribuito a coinvolgerli e sensibilizzarli sul tema». «Alcuni colleghi mi hanno confermato che stamattina gli studenti sono andati subito ad approfondire la storia dietro il nome che si sono trovati appeso in classe – conclude Vignola -. Mi sembra un ottimo segnale: siamo riusciti a cogliere nel segno».