Polemica K-Flex, M5S: “L’azienda licenzia e usa fondi pubblici europei”

Fondi pubblici europei assegnati all’azienda di Roncello diventano un caso portato davanti alla commisione europea.
Dopo l’annuncio dei licenziamenti dell’aprile scorso, ben 187 i lavoratori lasciati a casa dalla KFlex, l’azienda oggi ritorna alle cronache per l’utilizzo del Fondo europeo di sviluppo regionale.
A puntare il dito sulla ditta di Roncello sono i parlamentari pentastellati. con costi e mano d’opera più bassi. Viene denunciato quindi l’uso improprio dei soldi dei contribuenti italiani per investimenti all’estero.
“L’azienda risulterebbe beneficiare infatti di finanziamenti pubblici per un progetto volto all’istituzione del Centro ricerca e sviluppo K-Flex, il cui ammontare è pari a 1,9 milioni di euro, dei quali 440mila euro per promuovere ricerca e sviluppo nel sito in Polonia” – dichiara l’eurodeputato del M5S Marco Valli, firmatario dell’interrogazione alla Commissione europea che aggiunge – “Oltre il danno la beffa, sia per i lavoratori che si sono ritrovati senza un impiego, sia per i contribuenti i quali, per scelte politiche sbagliate, stanno finanziando un fenomeno impopolare ed ingiusto come quello della delocalizzazione. Purtroppo, negli ultimi anni, la globalizzazione e l’apertura sconsiderata del mercato unico europeo hanno accelerato e agevolato il trasferimento degli impianti produttivi di molte aziende verso Paesi dell’UE che offrono condizioni economiche e burocratiche più vantaggiose per la gestione delle strutture e del personale, penalizzando migliaia di lavoratori italiani e favorendo il dilagare del fenomeno del dumping sociale. Non ci sembra politicamente corretto permettere a un’azienda, che ha delocalizzato in Polonia dopo essere stata aiutata con i soldi dei contribuenti italiani, di usufruire anche dei fondi del bilancio europeo – di cui l’Italia è peraltro contributore netto – per svilupparsi in un altro Paese. Per questo, abbiamo interrogato la Commissione per chiedere se il confluire di fondi europei a imprese che investono in Stati con minore costo del lavoro non sia incontrasto con i principi alla base dei diritti sociali tanto sbandierati dalle istituzioni europee”,