Protesi dell’anca, nuova tecnica chirurgica per combattere l’artrosi

20 novembre 2017 | 08:32
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Protesi dell’anca, nuova tecnica chirurgica per combattere l’artrosi

E’ una delle articolazioni più importanti del corpo umano e tra quelle più soggette ad infiammazioni ed usura. Stiamo parlando dell’anca, regione anatomica che unisce il tronco alla coscia, quindi agli arti inferiori. Una zona dove il dolore costituisce un ostacolo concreto e, a volte insormontabile, al movimento. Per i giovani adulti, soprattutto se sportivi, il dolore all’anca è spesso causato da infiammazioni o da alterazioni anatomiche, come quando la testa del femore e la cavità ossea in cui l’anca si articola, nota come acetabolo, non sono perfettamente congruenti tra loro. Per le persone anziane, dai 60 anni in su, la causa del dolore all’anca è, invece, quasi sempre l’artrosi. Si tratta di una malattia cronico-degenerativa, che colpisce le articolazioni, ne provoca l’ usura progressiva delle componenti anatomiche, come la cartilagine, e conduce alla disabilità nell’arco di alcuni anni. Nello specifico l’artrosi dell’anca, anche conosciuta come coxartrosi, provoca dolore all’inguine, ma anche ai glutei e al ginocchio. Questa patologia è molto comune e, se si considerano anche le forme secondarie, cioè conseguenti ad una patologia pre-esistente, compare mediamente già ad un’età media di 35-40 anni.

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Ad oggi non esistono farmaci per guarire dall’artrosi. Quasi sempre si cerca di rallentarne l’evoluzione o controllarne il dolore. A tale scopo si usano antinfiammatori e, nelle forme lievi o moderate della malattia, si tenta di non affaticare l’articolazione con un peso del corpo eccessivo o con attività sportive o lavorative pesanti. In alcuni casi possono essere utili anche un programma personalizzato di fisioterapia e la terapia con infiltrazioni di acido ialuronico. Quest’ultimo, aggiunto direttamente nell’articolazione affetta da artrosi, contribuisce a lubrificarla e ad attutire gli stress meccanici. Effetti benefici si ottengono anche con infiltrazioni di PRP (fattori di crescita autologhi), iniettati nell’articolazione, dopo che sono state isolate le piastrine che li contengono. Per quanto riguarda l’artrosi all’anca, però, l’infiltrazione intra-articolare, efficace negli stati iniziale ed intermedio della patologia, è più difficile ed è soggetta ad un’alta percentuale di errore se effettuata senza guida ecografica.

Quando l’artrosi all’anca è in uno stato avanzato o ci sono fratture del collo del femore, non resta che l’intervento di protesi. “La protesi dell’anca è una delle chirurgie ortopediche maggiori più frequenti, con una stima, solo in Italia, di circa 75mila impianti all’anno – spiega il Dott. Luca Polli, Ortopedico e Traumatologo di Fisiomedica, struttura polispecialistica con sede a Villasanta – negli ultimi anni questo tipo di intervento ha subito diverse innovazioni e migliorie riguardanti i materiali e il design protesico”. Per questo tipo di protesi-anca-polli-mb (Copia)intervento, uno dei fronti in maggior sviluppo, è la ricerca di vie chirurgiche in grado di ridurre i “danni collaterali” causati dall’inserimento della protesi nell’anca. Che è un tipo di articolazione molto delicata, in quanto circondata da vari gruppi muscolari, che sono fondamentali per il suo funzionamento. “Tra i nuovi approcci chirurgici spicca senza dubbio l’approccio anteriore, chiamato così proprio perché parte dal davanti dell’articolazione ed è il più diretto all’articolazione in quanto passa tra, e non attraverso, i muscoli dell’anca – afferma Polli, che opera anche all’Ospedale Humanitas Mater Domini di Castellanza, in provincia di Varese – i vantaggi di questa tecnica sono la quasi completa eliminazione del rischio di lussazione e il maggior mantenimento della muscolatura a livello dei glutei, che permette una migliore stabilità dell’articolazione e scongiura il rischio di zoppia”.

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Gli effetti positivi dell’approccio anteriore per l’intervento di protesi dell’anca non finiscono qui. “Oltre a consentire dimensioni della cicatrice cutanea di appena 6-8 centimetri, la tecnica, che agisce spostando i muscoli  e non incidendoli, assicura al paziente una ripresa molto rapida – chiarisce lo specialista in Ortopedia e Traumatologia – normalmente, infatti, chi subisce questo tipo di intervento è in grado di abbandonare una stampella dopo una settimana ed entro un mese cammina liberamente”. L’accesso anteriore all’anca necessita di un training particolare del chirurgo che effettua l’intervento e di strumentari dedicati, non sempre disponibili in tutte le strutture mediche ed ospedaliere. Tra quelle dove è possibile usufruire di questa innovativa tecnica operatoria, a Villasanta, c’è Fisiomedica, dove il Dott. Polli si occupa, oltre che di protesi all’anca e al ginocchio, anche di traumatologia dello sport e trattamento artroscopico di patologie delle grandi articolazioni (anca, ginocchio, spalla e caviglia). Nella struttura brianzola, dove è presente un qualificato staff di specialisti, si possono effettuare visite, esami diagnostici e programmi fisioterapici. A disposizione anche un centro prelievi ed una serie di convenzioni.