Seregno, la commissione di inchiesta lascia il Comune: si attende la relazione

Intanto dal Tribunale del Riesame sono arrivate le motivazioni alle scarcerazioni di Lugarà e Mazza.
La commissione incaricata di accertare eventuali infiltrazioni mafiose all’interno dell’amministrazione comunale di Seregno, comune commissariato a seguito della maxi inchiesta della Procura di Monza e della Dda di Milano su presunte infiltrazioni dell’Ndrangheta nel mondo della politica e dell’imprenditoria del comune brianzolo, ha lasciato gli uffici del municipio.
Diretta dal prefetto Ignazio Portelli, coadiuvato dal capitano della Guardia di Finanza Angelo Vitiello e dal tenente dei carabinieri Flavio Pressi, secondo quanto confermato dagli uffici comunali, la commissione ha lavorato in modo molto discreto, visionando vari atti e documenti e ascoltando le testimonianze dei dipendenti comunali e degli amministratori locali.
La relazione conclusiva sugli accertamenti svolti dalla commissione verrà consegnata nei prossimi giorni al Prefetto di Monza e Brianza Giovanna Vilasi, la quale la inoltrerà al Ministro dell’Interno Marco Minniti. Le risultanze del lavoro che verrà trasformato in relazione, non sono state al momento rese note.
Nel frattempo sono invece arrivate le motivazioni del Tribunale del Riesame, che nelle scorse settimane ha scarcerato l’imprenditore di Seregno Antonino Lugarà, annullando per mancanza di gravi indizi di colpevolezza l’ordinanza di custodia cautelare per corruzione emessa dal Gip del Tribunale di Monza, su richiesta dei magistrati Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo che hanno diretto le indagini.
Nelle motivazioni si legge come il contesto istituzionale del comune di Seregno sia “poco cristallino e non certo tranquillizzante”, all’interno del quale si sarebbero verificati “episodi indubbiamente inquietanti per la protervia con la quale l’imprenditore Antonio Lugarà si pone nei confronti del sindaco Mazza e del consigliere Gatti”, eppure per il Riesame “le intercettazioni sono assolutamente ambigue e in sé compatibili con molteplici ipotesi alternative, ivi compresa la classica e generica promessa elettorale o post elettorale che in alcun modo comprovano la specifica pattuizione corruttiva”. Inoltre, sempre secondo i giudici, quella frase pronunciata dal Sindaco Edoardo Mazza “ogni promessa è debito”, potrebbe essere riferita ad un arco temporale successivo alle elezioni o anche alla “generica promessa in campagna elettorale, assolutamente all’ordine del giorno”. Per il Riesame l’apporto elettorale “non appare di entità e consistenza tale da costituire di per sè una utilità quantificabile come corrispettivo della corruzione” e, ancora, “non appare necessariamente frutto di una pattuizione illecita tra le parti”, perché “i ripetuti solleciti di Lugarà per la sua pratica edilizia non consentono mai di collegare l’approvazione del piano attuativo GAMM alle condotte di ausilio elettorale di per sé legittime”.
“Il Tribunale del Riesame non ha fatto altro che confermare quanto l’ex sindaco di Seregno aveva già spiegato al Gip in prima battuta – ha dichiarato l’avvocato Antonino De Benedetti, difensore di Mazza – mai ci sono stati atti illegittimi, mai pressioni”. Poi il legale ha aggiunto “la pratica di Lugarà non ha preso alcuna corsia preferenziale, negli stralci dell’ordinanza del Riesame sono riportati chiaramente tutti questi passaggi”.