Canali, trasferimento nelle Marche. Delusione di sindacati e operaie

12 dicembre 2017 | 12:20
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Canali, trasferimento nelle Marche. Delusione di sindacati e operaie

Il direttore generale di Canali rompe il silenzio e avanza tre proposte per aiutare le 134 lavoratrici.

Offrire un servizio di out-placement per la ricollocazione a tempo indeterminato, incentivo economico e ricollocamento parziale presso altri stabilimenti dell’azienda. Sono queste le proposte fatte dall’azienda Canali per affrontare gli esuberi, il marchio made in Brianza che,  circa una cinquantina di giorni fa ha deciso di avviare la procedura di licenziamento collettivo lasciando a casa 134 operaie dal prossimo 31 dicembre. “La sofferta decisione di chiudere il reparto produttivo di Carate arriva dopo anni in cui sono state valutate tutte le soluzioni possibili per garantire continuità e sostenibilità nel lungo termine”, con queste parole Stefano Canali, direttore generale, rompe il silenzio dopo quasi due mesi: “Come impresa familiare abbiamo sempre creduto in valori quali il rispetto e la tutela della dignità della persone – si legge nel comunicato stampa diffuso dopo l’ultimo incontro in Regione – valori che non ci fanno dimenticare il contributo fondamentale di tutti i nostri 1.600 collaboratori nel mondo, di cui 1.300 in Italia”. Sciopero-canali-Carate-2017-01-MBParole che non riescono a toccare il cuore delle lavoratrici che, anzi, si dicono estremamente deluse da queste proposte: “non riusciamo a capire se ci stanno prendendo in giro o fanno sul serio – commenta Carla Fumagalli, portavoce – la maggior parte di noi sono donne sposate e con figli, come possono pensare di trasferirci nelle Marche?”. Il ricollocamento in un altro stabilimento, infatti, è una delle tre proposte avanzate dall’azienda, idea che era già stata sottoposta alle lavoratrice quando ci furono i primi 75 licenziamenti e alla quale aveva accettato solamente una di loro, la più giovane, senza marito e figli a carico. “E’ una proposta assurda quella che hanno fatto, anche perché propongono il trasferimento solo per una quindicina di noi: e le altre? – continua Fumagalli – ci lascia perplesse anche l’idea del servizio di out-placement. Ci hanno detto che verremo affiancate per redigere il curriculum, prepararci ai colloqui a costo zero e a tempo indeterminato: una proposta che era già stata valutata dal gruppo Canali già all’inizio della crisi poi lasciata cadere per l’elevato costo che comportava. Quindi, prima i soldi non c’erano e adesso magicamente sono saltati fuori?”. Insomma, pare non esserci aria di grandi novità sulla questione dei licenziamenti delle 134 operaie di via Dal Valà che, ancora oggi, continuano a sperare nel ritiro della procedura: “ho letto anche io le parole del signor Stefano Canali. Ha parlato di valori come il rispetto e la famiglia – conclude – ha detto anche che passava spesso a parlare con i propri dipendenti. Personalmente non l’ho mai visto in più di vent’anni di lavoro, a parte per gli auguri di Natale. Di che valori stiamo parlando?”. Per ora, tutto rimane in sospeso fino al prossimo incontro in Regione previsto per il prossimo giovedì.