Meda, casa dei profughi non a norma. Il sindaco: “chi pensa alla loro sicurezza”?

Nell’appartamento sono ospitati 19 richiedenti asilo, ma secondo i limiti di legge potrebbero essercene solo 12, inoltre uno dei tre bagni non sarebbe a norma.
“Noi non ci occupiamo di niente, parli con il Prefetto”. Queste sono le parole pronunciate da un’addetta della Cooperativa Sociale della Brianza che gestisce i richiedenti asilo di Meda, ospitati all’interno di un appartamento di viale Brianza: sono diciannove e vivono all’interno di un’abitazione di pochi metri quadrati che, a seguito di alcuni controlli effettuati dall’Ats, è risultata non a norma. I proprietari hanno dichiarato tre bagni, ma in realtà solo due sono agibili: il terzo è uno sgabuzzino, dentro il quale sono stati posizionati alla bene e meglio un lavabo e un wc. Una soluzione igienico – sanitaria discutibile e sicuramente pericolosa, tanto che il sindaco Luca Santambrogio, venuto a conoscenza della questione, ha subito emesso un’ordinanza di inagibilità dell’immobile e, il 30 novembre scorso, l’Ufficio Tecnico ha fatto partire il procedimento di difformità di alcune parti della casa (non solo dei bagni) con il progetto catastale depositato. In pratica, i proprietari hanno dieci giorni per abbattere le parti dell’abitazione considerati non conformi al progetto originario. La questione, ora, è capire che fine faranno i diciannove richiedenti asilo: verranno spostati?
L’inizio della storia
Tutto è iniziato qualche mese fa quando, a seguito di un normalissimo controllo effettuato dall’Ats, il comune di Meda è venuto a conoscenza delle difformità igienico-sanitarie dell’appartamento di viale Brianza: “il fatto che al suo interno ci fossero i richiedenti asilo è una pura coincidenza.
Si è trattato di un normale controllo fatto esclusivamente a seguito di una richiesta fatta per poter affittare l’immobile – afferma il sindaco Luca Santambrogio – qui la politica non c’entra assolutamente niente, è solo ed esclusivamente una questione di sicurezza”. La situazione riscontrata dalla Polizia Locale, infatti, mette in evidenza una situazione preoccupante: diciannove persone, in questo caso richiedenti asilo, sistemati in pochi metri quadrati. Più precisamente, un appartamento di 186, 086 metri quadrati, con due locali adibiti a servizi igienici rispettivamente di 5,88 e 3,51 metri quadrati. Troppo pochi per il numero di persone presenti dato che la superficie abitabile per ogni singola persona, secondo i limiti imposti dalla legge, dovrebbe essere di 14 metri quadrati quindi, facendo un paio di conti, l’appartamento di viale Brianza potrebbe ospitarne solo dodici di richiedenti asilo.
Il giallo
Uno sgabuzzino scambiato per un bagno, oppure un bagno abusivo ricavato all’interno di uno sgabuzzino? La questione dell’appartamento di viale Brianza ha aperto un dibattito mediatico tra il prefetto di Monza e Brianza, Giovanna Vilasi che, in una nota diffusa attraverso i giornali, ha colpevolizzato il comune di Meda di aver scambiato uno sgabuzzino per un bagno, e il sindaco Luca Santambrogio che, offeso e amareggiato dalla battuta della Vilasi sostiene: “non siamo degli incompetenti e non c’è stato nessun abbaglio, il terzo bagno c’è e non è a norma – commenta – io spero che le parole del Prefetto siano state interpretate in malo modo”. Al di là, però, di chi ci ha visto giusto e chi ci ha visto sbagliato, il problema più grande – e al momento ancora irrisolto – sono i diciannove profughi ospitati nell’appartamento non a norma di viale Brianza e gestiti dalla Cooperativa sociale di via Indipendenza: data la situazione di scarsa sicurezza, dove andranno i richiedenti asilo? Verranno spostati? Alla nostra domanda, la Cooperativa Sociale della Brianza ha risposto rimbalzando tutta la responsabilità al Prefetto che, ad oggi, non ci ha ancora rilasciato nessuna dichiarazione. E, in attesa, è pure il sindaco Luca Santambrogio: “sono un sindaco aperto al dialogo. Abbiamo accettato senza polemiche l’arrivo di questi profughi nella nostra città e abbiamo rispettato gli accordi presi dal Prefetto con il privato senza interferire. Ora sto cercando di mettermi in contatto con Giovanna Vilasi per chiarire e gestire al meglio la situazione dei richiedenti asilo di Meda date le recenti informazioni che abbiamo ricevuto sull’immobile non idoneo ad ospitarli – conclude – al di là delle questioni politiche, bisogna pensare prima di tutto alla loro sicurezza”.