Monza, i mega concerti nel Parco e la maledizione del rock and roll

Il capoluogo brianzolo ha perso gli I Days 2018, ma non è la prima prima volta che succede
Gli I Days hanno lasciato Monza. Forse non è un addio, ma solo un arrivederci. Forse verranno sostituiti con qualche altro evento per attirare pubblico e turismo nel Parco di Monza. Forse l’amministrazione comunale, il Consorzio di gestione del Parco di Monza e Regione Lombardia stanno già preparando un piano alternativo. O forse no. Di sicuro, in questa vicenda a cavallo fra rock, politica e business c’è solo una cosa: non è la prima volta che Monza perde il treno per entrare in pianta stabile nel circuito delle città da rock festival d’Italia e fors’anche del mondo. Ma la seconda.
Già fra il 1999 e il 2000 il polmone verde aveva ospitato un evento per molti versi analogo a quello degli I Days, ma anche in quella, a un certo punto, le cose non andarono per i verso giusto. Partiamo dagli I Days. Il trasloco sull’area di Expo 2015 è stata una vera e propria doccia gelata. Dopo tre anni di concerti nei quali si sono esibiti artisti del calibro di Manu Chao, Ligabue, Radiohead e Linkink Park, il rock che conta ha salutato Monza. Colpa, a quanto pare, delle condizioni contrattuali fuori mercato imposte da Sias e dal Consorzio di gestione agli organizzatori che alla fine hanno preferito spostarsi sull’area dell’Esposizione universale.
Il Parco di Monza è una location suggestiva per organizzare concerti, ma forse non così tanto da giustificare follie. Dario Allevi, sindaco di Monza e presidente del Consorzio ha anche spiegato che il trasloco sull’area di Expo è dipesa anche dal fatto che per la prossima edizione degli I Days non parteciperanno gruppi tali da richiamare folle oceaniche e che il Parco di Monza avrebbe così rischiato di essere sovradimensionato. La scena, tuttavia, a Monza era già stata vista più o meno una quindicina d’anni fa in occasione del Monza Rock Festival, una due giorni che fra il 1999 e il 2000 portò a Monza artisti del calibro degli Aerosmith, Lenny Kravitz, Caren Consoli e Litfiba che proprio a Monza suonarono per l’ultima volta insieme.
In quella circostanza a far saltare il banco della terza edizione e impedire a Monza di diventare una delle location preferite del mondo del rock contribuirono altri due fattori. In particolare le polemiche sollevate anche a quel tempo dal mondo ambientalista e poi un violento acquazzone che nell’edizione del 1999 creò non poco allarme per l’inadeguatezza degli accessi e la pericolosità dei sottopassi.
Fatti due conti, appare dunque chiaro perché gli organizzatori di grandi eventi musicali dopo avere flirtato per un paio d’anni col capoluogo brianzolo decidono di accasarsi da un’altra parte. Le polemiche degli ambientalisti, e Ligabue ne sa qualche cosa, sono più o meno rimaste le stesse. Non stiamo dicendo che sono sbagliate, ma solo che gli ambientalisti brianzoli sanno fanno fare molto bene il loro lavoro. Un po’ meno, invece, i politici visto e considerato che gli accessi al Parco e in modo particolare all’Autodromo, che oggi come allora aveva ospitato i maxi concerti, sono identici a quelli di 15 anni fa. Dunque, se a questi fattori negativi aggiungiamo anche richieste fuori mercato c’è poco da stupirsi se a Monza le luci si spengono sempre prima del dovuto.