“Quando c’era da soccorrere, intervenire, dare sollievo alle sofferenze, non si fermava davanti a nulla”. Sono queste le parole di Suor Teresa Martino, amica e collaboratrice di Fratel Ettore che, tutt’ora porta avanti l’opera presso la casa Betania di Seveso dove, ieri pomeriggio, si è avviato il processo di beatificazione di Ettore Boschini, il frate che tanto ha fatto contro la miseria. “Senza clamori, in anni di rinunce e sofferenze, ha saputo provvedere tempestivamente ad alcune tra le urgenze più drammatiche di Milano – racconta suor Teresa – per primo ha accolto i barboni che languivano sui binari della Stazione centrale. Per primo ha deciso, già alla fine degli anni Settanta, di aprire le porte dei suoi Rifugi agli immigrati, offrendo conforto materiale e parole di speranza. Ha istituito uno dei primi centri privati per accogliere gli ammalati di Aids, alla fine degli anni Ottanta, mentre l’assistenza pubblica sembrava disarmata di fronte all’incalzare della tragedia. Con lo stesso slancio inesausto ha pensato ai tossicodipendenti, ai malati mentali, agli anziani lungo degenti e senza assistenza”.
La felicità di Casa Betania: “ora aspettiamo il miracolo”
Avviato il processo di beatificazione, quale sarà lo step successivo prima di parlare di Fratel Ettore come Beato? La raccolta delle prove e delle testimonianza: gli storici si sono già messi a lavoro per raccogliere scritti editi e inediti. “In Curia si potranno portare ricordi personali e testimonianza – spiega Don Marco Gianola – andremo avanti fino alla chiusura del processo per il quale non c’è un tempo preciso”. Riunita tutta la documentazione, verrà inviata alla Congregazione delle Cause dei Santi, che la sottoporrà a tre diversi gradi di giudizio. Una volta che il Papa avrà riconosciuto le virtù eroiche, il Servo di Dio diverrà Venerabile, e allora servirà un miracolo riconosciuto per essere Beato.