Bosco della memoria, inaugurato a Monza lo spazio per non dimenticare

28 gennaio 2018 | 11:01
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Bosco della memoria, inaugurato a Monza lo spazio per non dimenticare

L’installazione è costituita da 92 alberi autoctoni piantati in uno spazio verde da poco risistemato, che si estende parallelo a Via Messa.

“E adesso sono nel vento”, così canta Francesco Guccini nella sua celebre e struggente canzone intitolata Auschwitz. Un titolo che purtroppo riassume (anche) il triste destino toccato a moltissimi deportati brianzoli, internati nei campi di concentramento e mai più tornati a casa. Ma da oggi – 27 gennaio 2018, Giorno della Memoria -, almeno per i novantadue deportati monzesi, non è più così. O, almeno, non solo. E’ stato infatti inaugurato ieri mattina il Bosco della Memoria, un progetto promosso e realizzato dalla sezione monzese dell’Aned (Associazione Nazionale Ex Deportati) per mantenere viva la memoria delle vittime monzesi su quella che fu la ferocia nazista.

Simbolicamente ubicata a ridosso della linea ferroviaria che attraversa Monza, l’installazione è costituita da 92 alberi autoctoni piantati in uno spazio verde da poco risistemato, che si estende parallelo a Via Messa. Attorno a ciascuna pianta, un cerchio di ferro recante il nome del deportato al quale l’albero è dedicato. 92 Uomini dunque con storie diverse di resistenza al regime fascista ma accomunate da un unico denominatore comune: la crudeltà. Tra questi anche Carlo Samiolo, monzese che venne deportato e poi ucciso al campo di concentramento di Gusen. La sua unica “colpa” è stata quella di non aver fornito i nominativi degli organizzatori degli scioperi che a quei tempi paralizzavano le produzioni delle fabbriche.

“L’opera ha un significato simbolico, rappresenta il ritorno metaforico nella propria terra di tutte le vittime monzesi che hanno perso la vita nei lager nazisti”, così Milena Bracesco (vicepresidente dell’ Aned di Sesto San Giovanni e figlia di Enrico Bracesco, deportato e ucciso nel Castello di Hartheim) ha presentato il progetto “Bosco della Memoria” al numeroso pubblico presente, costituito da parenti di ex deportati, ma anche da scolaresche, ragazzi e cittadini qualunque. Bracesco ha poi rivolto un sentito ringraziamento alle tante autorità istituzionali presenti, che hanno accolto e supportato la realizzazione del progetto. Un progetto importante, fortemente voluto, che ha mosso i primi passi addirittura ai tempi della giunta Mariani (che però, dice ancora Bracesco lanciando una frecciatina all’ex sindaco leghista, “non rispose mai alla nostra proposta”) e che è costato un totale di 20.000 euro. Metà dei costi è stata coperta dall’Aned, che tramite una raccolta fondi via internet si è posta l’obiettivo di coprire la restante metà delle spese.

Spese che avrebbero potuto essere ben più alte, se l’architetto Rosa Lanzaro, responsabile del progetto, non avesse deciso di prestare gratuitamente il propri servizi, supportando così un progetto che lei stessa ha definito “fondamentale”. Fondamentale per onorare la memoria di chi ha perso la vita per colpa della follia omicida del nazismo, una bestia sconfitta ma mai debellata del tutto, come ricorda anche la citazione di Bertolt Brecht, incisa nel metallo proprio al centro del Bosco: “E, voi, imparate che occorre vedere e non guardare in aria, occorre agire e non parlare. Questo mostro stava una volta per governare il mondo! I popoli lo spensero, ma ora non cantiamo vittoria troppo presto: il grembo da cui nacque è ancora fecondo.”

All’inaugurazione è intervenuto anche il Sindaco di Monza Dario Allevi, ( clicca qui per vedere il video ) che ha ringraziato l’Aned e tutti i partecipanti al progetto, lanciando il proprio appello affinché, pure a distanza di parecchi decenni, la memoria delle atrocità naziste non scemi mai dalle menti dei popoli d’oggi né di quelli futuri, per non ripetere gli orrori che hanno ridotto 92 cittadini monzesi, strappati alle proprie famiglie da un giorno all’altro, in altrettanti alberi circondati da un nome inciso nel metallo che, freddo, scuoterà le coscienze dei passati con un unico, struggente grido: mai più!

Articolo foto e video di Jacopo Samiolo