Sei di Desio se, amministratori convocati dai carabinieri per un post

18 gennaio 2018 | 16:49
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Sei di Desio se, amministratori convocati dai carabinieri per un post

Una donna ha denunciato alle forze dell’ordine il post di un iscritto che l’ha citata per nome e cognome

Il messaggio è chiaro: sui gruppi Facebook non si può dire e fare quello che si vuole. Nel mirino delle forze dell’ordine è finito Sei di Desio se, i cui amministratori sono stati convocati dai carabinieri per chiarimenti riguardo un post pubblicato nei giorni scorsi da uno degli iscritti.

La vicenda

Nel post incriminato, infatti, una donna è stata citata con tanto di nome e cognome: la donna, sentendosi diffamata, ha deciso di muoversi per vie legali. Per questa ragione i carabinieridi Desio hanno convocato gli amministratori del gruppo, per avere chiarimenti e affinché il post in questione venisse eliminato.

In seguito alla convocazione, gli amministratori hanno deciso di scrivere un post sulla pagina, per informare gli iscritti di quanto accaduto e per raccontare che si è trattato di “un colloquio sereno che ha confermato che il loro comportamento come Amministratori sostanzialmente è corretto”

“A seguito di recenti episodi sorti in seno al Gruppo, gli Amministratori sono stati convocati dalle Forze dell’Ordine – scrivono – Come potrete immaginare, non è stata esattamente una cosa piacevole recarsi in una caserma per confrontarsi con un’Autorità di Pubblica Sicurezza”.

Gli amministratori, dunque, hanno annunciato che in futuro “non saranno ammessi né tollerati post o commenti aggressivi, diffamatori o di natura privata. Chi dovesse vedere rimosso un proprio post o commento, quando non addirittura il profilo, sappia che, molto semplicemente, non era in sintonia con le regole del gruppo”.

Episodio simile per Sei di Meda se…

Nei giorni scori, un altro gruppo Facebook è finito sotto i riflettori: gli amministratori di Sei di Meda se e uno degli iscritti autore di un commento avvertito come diffamatorio nei confronti di un pubblico ufficiale sono stati querelati. (leggi qui).

La questione, dunque, è un po’ diversa, ma il senso è uno, come spiegato dalle forze dell’ordine: realtà virtuali come Facebook non sono realtà astratte in cui tutto è concesso. Reati diffamatori sono perseguibili anche sui social e, amplificati dal mezzo, diventano spesso anche più gravi.

I carabinieri di Desio hanno confermato che anche nelle realtà virtuali, l’attenzione e la vigilanza delle forze dell’ordine è alta e questi episodi lo confermano.