Politica

Il Pd di Bertola, Molteni e Rampi: “Siamo il partito della serietà fuori moda”

Sabato 24 febbraio a Seveso i candidati del Pd a Camera a Senato si sono presentati come l'unica opzione seria e affidabile per il Paese. Senza tuttavia trascurare l'autocritica, anche da parte dei militanti.

rampi-bertola-fumagalli-molteni-pd-seveso-mb

Se c’è una cosa che non manca, a sinistra, è la tendenza all’autocritica. O, per dirla morettianamente, a «continuare così e farsi del male»: a una settimana dal 4 marzo, quando ci si aspetterebbe un appello al voto dai toni assolutistici, con slogan che non lasciano spazio alle sfumature, i sostenitori del Pd sono forse gli unici a rivolgersi ai loro candidati con dei “ma” e dei “però”, come per infliggere ulteriori colpi a un partito che sembra sempre più traballante. Anche se lodevole, è un atteggiamento che stupisce in una campagna elettorale dove l’adesione a un partito sembra quasi un atto di fede. Eppure è quello che è successo sabato 24 febbraio a Seveso, in chiusura all’incontro con i candidati Cherubina Bertola (Senato), Maria Antonia Molteni (Camera) e Roberto Rampi (Senato): tra i presenti, poco più di una ventina e tutti esponenti locali e simpatizzanti del Pd, non sono mancate critiche a Renzi («Mi è sempre sembrato di destra», ha detto la consigliera Nadia Pogliani) e alla gestione della comunicazione di quanto fatto in questi anni, soprattutto in tema di accoglienza e immigrazione.

«Abbiamo sbagliato a voler semplificare i messaggi per adeguarci alla comunicazione della destra» ammette l’onorevole Roberto Rampi, in corsa al Senato nel collegio plurinominale di Lombardia 5. Una strategia che non solo non ha funzionato, ma ha confuso gli elettori e non è stata in grado di ribattere alla disinformazione e contrastare le fake news. Come la proposta di Salvini sui dazi doganali: «Non solo non si possono mettere, ma, semmai, andrebbero bene per chi ha un mercato interno forte» spiega Rampi. O la flat tax: «Avvantaggerebbe solo i ricchi, il contrario dell’equità».O, ancora, alcune uscite del M5S: «Non si è ancora capito cosa vogliono fare. Poi arriva Di Maio a dire che Di Battista è bravo perché fa addirittura tre iniziative elettorali al giorno e si impegna anche se non è candidato: cose che noi del Pd facciamo regolarmente – afferma tra le risatine dei militanti. E continua -:  Sono stati anni difficili, con una maggioranza parlamentare complicata: eppure abbiamo fatto passi avanti su diritti, occupazione e ambiente, con cose normali, concrete, come gli incentivi fiscali per chi ristruttura casa: cose che funzionano. Siamo tornati a investire sulla cultura, sulla scuola e l’istruzione, dopo un governo di centrodestra che ha rischiato di portarci al default e ha fatto danni che stiamo pagando ancora oggi. In questo momento, anche se non va di moda dirlo, siamo il partito della serietà e della normalità».

Ed essere seri e normali significa lavorare sul territorio, e non procedere per slogan. La stessa ricetta che vuole adottare Maria Antonia Molteni, sindaco di Veduggio con Colzano in corsa alla Camera al collegio uninominale di Seregno. «Per me l’impegno politico è impegno civico, e la politica è il sale che permette di gestire sia il paese locale, sia il “paese Italia” – ha premesso. L’idea è quella di replicare l’esperimento comunale su larga scala -. A Veduggio ho lavorato con le associazioni per valorizzare il territorio e renderlo accogliente – afferma -, puntando sulla cultura come unico vero collante per la comunità, in grado di farla diventare più coesa, inclusiva, migliore». E ha funzionato, dice. Certo, Veduggio ha solo 4.000 abitanti e la stessa Cherubina ammette che è più facile creare coesione in un ambiente ristretto: ma è stato proprio grazie alla coesione e al dialogo che si è riusciti a superare il problema dell’accoglienza, che avrebbe potuto invece provocare una grave spaccatura sul territorio. «Siamo stati tra gli ultimi ad accogliere i profughi – spiega -. Ne sono arrivati solo 5, una situazione certo più facile da gestire rispetto a Camparada, dove sono 150, ma diverse persone erano spaventate e ostili. Ho organizzato subito un incontro con i cittadini, ci siamo confrontati e il tutto è finito in un pianto collettivo e liberatorio. Non abbiamo più avuto problemi.»

«Accoglienza fa rima con intelligenza – insiste Cherubina Bertola, ex vicesindaco di Monza e candidata al Senato nel collegio uninominale di Monza -. Come ex vicesindaco il mio rammarico più grande è stato quello di non riuscire a far capire che lavorare per l’integrazione voleva dire lavorare per la nostra gente, non contro. Ci siamo occupati degli arrivi perché avevamo a cuore la nostra comunità, e con le stesse modalità che aveva impostato Maroni nel 2011, ai tempi della prima emergenza in Nord Africa. Anzi, i famosi 35 euro al giorno allora erano 45: soldi che, comunque, ricadono sul territorio». «Le paure non si giudicano, non si possono spiegare razionalmente – continua Rampi -. O si assecondano, come fanno i leghisti con chi ha paura degli immigrati, o si danno alle persone gli strumenti per interpretarle. E se il cuore non basta a spingerci ad aiutare chi scappa dalla guerra, dovrebbe arrivarci l’intelligenza a dirci che chi scappa dalla guerra non si fermerà mai. Non vogliamo portare qui nessuno, solo dargli la possibilità di scegliere».

Alla fine tra l’autocritica spunta anche un po’ di orgoglio. «Ci mettiamo più tempo e fatica a scegliere un’auto che a scegliere chi votare, perché tanto “sono tutti uguali”: non è così, date un’occhiata a chi ha candidato il centrodestra nel collegio uninominale di Monza» suggerisce Rampi. Una frecciatina che va a colpire la candidata di Forza Italia avversaria di Bertola: Stefania Craxi, rimasta finora piuttosto defilata nel dibattito. «Per forza, non vogliono farlo sapere ai leghisti» commenta Bertola: 25 anni fa la Lega Nord lanciava monetine contro suo padre, Bettino Craxi, travolto dallo scandalo Tangentopoli. «Invece il Pd in questo territorio ha candidato persone che si sono sempre impegnate nella campagna: persone con delle posizioni precise, non ideologie astratte – continua l’ex vicesindaca monzese. Persone come Rampi, che è presente al 97% delle sedute del Parlamento contro il 30% di Di Maio. E che, nel fine settimana, torna in Brianza per partecipare alle iniziative sul territorio». «I nostri candidati hanno già dimostrato di essere bravi prima di queste elezioni – afferma con orgoglio il consigliere del Pd sevesino Roberto Fumagalli -. E l’alternanza uomo/donna, che ha messo in difficoltà molti partiti in queste elezioni, per noi non è mai stato un problema: anzi, stasera abbiamo due candidate e un solo candidato».

MBNews è anche su WhatsApp. Clicca qui per iscriverti al canale e rimanere sempre aggiornato.