Merce contraffatta per milioni di euro stoccata ad Agrate e Cernusco

19 febbraio 2018 | 16:20
Share0
Merce contraffatta per milioni di euro stoccata ad Agrate e Cernusco

Biancheria intima con etichette “Made in Italy” prodotta in Cina. Oltre 450.000 gli articoli sequestrati.

“Made in Italy” stampato sulle etichette, a testimonianza di prodotti realizzati con tessuti di ottima qualità. Tutto falso. La merce, migliaia di capi di biancheria intima, proveniva dalla Repubblica Popolare Cinese. Questo è quello che ha scoperto la Guardia di Finanza di Torino nei giorni scorsi, durante la perquisizione di otto magazzini anche tra Agrate Brianza e Cernusco sul Naviglio.

LE INDAGINI

L’operazione, condotta dai Finanzieri, ha avuto inizio nelle scorse settimana quando, in un negozio del quartiere “Madonna di Campagna” a Torino, ubicato all’interno di un centro commerciale gestito interamente da imprenditori cinesi, da ritenersi uno dei centri di maggior distribuzione dei capi intimi sui mercati rionali torinesi e verso molti negozi d’abbigliamento, è stato effettuato un primo consistente sequestro di merce contraffatta.

I “Baschi Verdi” hanno accertato come sugli imballi erano state riportate, falsamente, indicazioni merceologiche sulla provenienza e sull’origine italiana dei prodotti, incorniciate, anche da simbologie, inequivocabili, come le bandiere tricolori. Le indagini hanno portato, successivamente, i Finanzieri torinesi sino ad Agrate Brianza e a Cernusco sul Naviglio, sono stati appunto perquisiti 8 depositi dove la merce contraffatta veniva periodicamente stoccata.

Oltre 450.000 gli articoli sequestrati per frode in commercio anche in relazione alla legge che tutela l’Italianità dei prodotti. Valore della merce, alcuni milioni di euro.

Quattro gli imprenditori di origine cinese che, oltre ad essere stati sanzionati per migliaia di euro, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria Torinese per frode in commercio. Pochi giorni fa, la Procura della Repubblica di Torino ha permesso alle aziende coinvolte, che hanno comunque riconosciuto le ingannevoli indicazioni merceologiche poste sulla merce, di poter riprendere l’attività commerciale previa rimozione della falsa etichettatura.