Saronno, morti in corsia: tra i rinviati a giudizio di “Angeli e Demoni” anche un brianzolo

Ex direttore sanitario dell’ospedale di Saronno è accusato di favoreggiamento e omessa denuncia
C’è anche un brianzolo tra i medici dell’ospedale di Saronno rinviati a giudizio con accuse a vario titolo di omessa denuncia, falso ideologico e favoreggiamento nell’ambito della maxi inchiesta per le morti sospette in corsia ‘Angeli e Demoni’ della Procura di Busto Arsizio. Si tratta dell’ex direttore sanitario dell’ospedale Paolo Valentini, casa in Brianza da anni che, insieme ad altri quattro professionisti, secondo l’accusa, avrebbe dovuto vigilare sull’operato di Leonardo Cazzaniga, il medico a sua volta rinviato a giudizio per undici decessi sospetti in corsia e tre nella famiglia dell’amante infermiera Laura Taroni, condannata ieri in abbreviato a 30 anni per la morte di mamma e marito.
La commissione medica di cui Valentini faceva parte, secondo l’accusa, su impulso di alcuni infermieri, dopo essersi riunita, avrebbe dovuto segnalare il suo comportamento alle autorità. Cazzaniga, che dagli atti emerge si vantasse in corsia di essere ‘l’angelo della morte’ paragonandosi a Dio, ma che agli inquirenti dichiarò di voler solo “alleviare sofferenze”, andrà quindi a giudizio insieme all’ex direttore ospedaliero, che dovrà rispondere delle accuse di omessa denuncia e favoreggiamento. Ci sono anche due nuovi casi di cui Cazzaniga è accusato, estrapolati da 18 cartelle cliniche ancora al vaglio della Procura sulle oltre 80 sequestrate in ospedale, potrebbero essere successivamente riuniti in Assise. Altri cinque medici indagati nell’inchiesta hanno optato per riti alternativi. Tre quelli condannati in abbreviato a pene da quattro mesi a un anno e quattro, uno il pattegiamento a un anno e due mesi, tutti con pene sospese, e un medico condannato al pagamento di 440 euro per omessa denuncia, assolto dall’accusa di favoreggiamento. Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni, conosciutisi in corsia, dopo essersi innamorati secondo le accuse avrebbero provocato volontariamente il decesso del marito e della madre della donna, mentre per la morte del suocero il Tribunale ha deciso che Taroni non ha commesso il fatto, mentre ha rinviato a giudizio Cazzaniga. Alla lettura della sentenza ieri, secondo quanto riferito dall’avvocato difensore Monica Alberti, Laura Taroni è rimasta in silenzio, “non riusciva nemmeno a parlare”.
Il legale ha già annunciato il ricorso in Appello, sollevata per il “risultato vederla assolta dall’accusa di aver ucciso il suocero”, ma allo stesso tempo preoccupata per le sue condizioni psicologiche: “spero che qualcuno in carcere si prenderà cura di lei”. Un rinvio a giudizio “atteso” per Leonardo Cazzaniga, secondo il suo avvocato Ennio Buffoli, che fuori dall’aula ha dichiarato “ci sarà una Corte D’Assise dove cercheremo di capire perché sono morti questi pazienti, e se mai Cazzaniga volesse ucciderli o fare altro”.
In aula Taroni e Cazzaniga, distanti una manciata di passi, non si sarebbero mai guardati ne parlati. Sedute tra i banchi anche la sorella di Massimo Guerra, Gabriella, e Patrizia Peron, figlia di Luigina Lattuada, una delle pazienti morte in pronto soccorso. La donna, prima della decisione del giudice ha dichiarato: “voglio giustizia, che i medici si tolgano il camice bianco, anche quelli che sapevano e non hanno fatto niente”. Il prossimo 13 aprile si aprirà il dibattimento.