Seveso, l’endorsement di Lella Costa a Giorgio Gori

1 febbraio 2018 | 12:02
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Seveso, l’endorsement di Lella Costa a Giorgio Gori

Martedì 30 settembre a Seveso show dell’attrice milanese in sostegno al candidato del Pd.

Dice che “finalmente c’è un candidato che le piace, e non solo fisicamente”. E che, di conseguenza, le sembra naturale voler fare qualcosa per sostenerlo concretamente. Lella Costa, quasi dieci anni dopo la pubblicazione della sua “quasi autobiografia” scritta a quattro mani con Andrea Casoli, sembra ancora vittima della “sindrome di Gertrude” (come la manzoniana monaca di Monza, quella del “la sventurata rispose”). Quella che, secondo la sua descrizione, la spingeva a dire sempre di sì a qualsiasi proposta che le sembrasse nuova, interessante, stimolante: in poche parole, una sfida.

Questa volta la sfida si chiama Giorgio Gori, il candidato Pd alla presidenza di Regione Lombardia, dopo che da più di vent’anni il Pirellone è saldamente occupato dalla destra, più o meno centrista, più o meno leghista. Costa sembra considerarla un’occasione più unica che rara: «Quando la persona ti convince, quando ci credi, vuoi spenderti in prima persona», confessa. Al punto che la star dell’incontro sevesino di martedì 30 gennaio, intitolato significativamente “La Lombardia è le donne”, sembra essere lei, più che il candidato del Pd: se la Sala Aria del cinema Politema è quasi piena, e si sta parlando di poco meno di 300 posti totali, è forse merito più dell’attrice milanese che del sindaco di Bergamo, come ammette più di una persona tra il pubblico. (Sotto, Costa tra un pezzo di giunta sevesina: Caria, Butti, Cilia).

Una volta sul palco, Costa fa quello che sa fare meglio: affascina, muove alla risata o alla commozione. Sempre in sostegno a Gori, su cui racconta più di un aneddoto: «Forse non lo sapete, o l’avete gentilmente dimenticato, ma sono stata io a condurre la prima edizione di “Amici” nel 1992, me l’aveva chiesto Maria De Filippi – racconta -. Giorgio, che era direttore di Canale5, mi aveva chiesto se fosse possibile che mi facessi “un taglio di capelli meno milanese…”».

«Non è tanto importante il sesso del candidato, ma che questa persona abbia sempre presente anche il punto di vista femminile – afferma, più seriamente, l’attrice -. Le questioni femminili non riguardano solo le donne: tutte le battaglie che facciamo sono in realtà a favore del pianeta intero: è arrivato il momento di mettere insieme i talenti e di valorizzare il più possibile quelli femminili.  La Lombardia è le donne, le donne sono la Lombardia: possiamo fare tanto, non solo per il nostro tema, ma per qualunque tema, in qualunque ambito». E pur essendo abituata a parlare in pubblico, la voce di Lella Costa rischia di spezzarsi in due occasioni: quando rievoca l’amicizia con Fabrizio De André, cui anche Gori era molto legato, e quando affronta il tema della violenza contro le donne. «Dopo una replica di “Ferite a morte”, lo spettacolo tratto dal libro di Serena Dandini sulle vittime di femminicidio, mi si è avvicinata una donna – racconta -: quella di sua sorella era una delle storie raccontate nel libro. Davanti a queste violenze, però – continua -, possiamo tutti fare qualcosa: cominciando con il superare il non detto, enorme, per cui tutte subiscono e nessuna parla, o quasi». Anche a partire dalle molestie meno pericolose: «Ricordo quando è successo per la prima volta a mia figlia maggiore. Speravo non le capitasse mai, o almeno speravo di averla preparata a sufficienza… e invece è tornata a casa e mi ha detto “è colpa mia”: questo deve finire. Non è una catastrofe naturale tipo tsunami: è una cosa che si può cambiare».

«Salvini? C’ho paura di quello lì – aggiunge Costa -. Una volta dovevo confrontarmi con lui a “Le invasioni barbariche” e mi sono vestita tutta di verde: è un colore di cui dobbiamo riappropriarci, gli ho detto, insieme al “Va’ Pensiero”, che è roba di tutti. Poi per fortuna sono riuscita a farlo ridere raccontandogli di quando mia figlia, sentendo parlare in tv di “Salvini day” pensava di aver sentito “Salvini è gay” -. Lascia spazio alle risate, e poi conclude -: A quel punto gli ho citato un verso di “Khorakhanè”, quella bellissima canzone di De André: “e se questo vuol dire rubare, questo filo di pane tra miseria e sfortuna… ai miei occhi limpidi come un addio lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca il punto di vista di Dio”. Mi chiedo come Salvini possa far convivere le sue opinioni sui rom con la sua passione, o almeno così dice lui, per la musica di De André».

In apertura, Gori e Costa (pagina Facebook @Gori100Tappe)