Polemica inceneritore, Bea si difende: “Dati alla mano, inquina meno del traffico”

21 marzo 2018 | 10:18
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Polemica inceneritore, Bea si difende: “Dati alla mano, inquina meno del traffico”

Uno studio del Politecnico di Milano, fa luce sul reale impatto delle emissioni del termovalorizzatore di Desio.

Questione annosa e controversa. Quella che apre il fuoco contro l’inceneritore di Desio. Ma dalle polemiche scaturite in questi anni, B.E.A risponde con una ricerca. “Siamo molto soddisfatti dei dati emersi dallo studio effettuato dal Politecnico, uno studio che abbiamo voluto commissionare senza clamori”. A dichiararlo è la senatrice Daniela Mazzuconi, presidente della società.

Desio. Martedì 20 marzo. Presso la propria sede di via Gaetana Agnesi, Bea ha presentato, ufficialmente, i risultati dello studio commissionato al dipartimento di ingegneria civile ed ambientale, del Politecnico di Milano. Una conferenza a cui ha presenziato, oltre alla Mazzuconi, il direttore generale, Alberto Cambiaghi. Scopo dello studio, fornire dei datiscientifici. Numeri, quindi, per chiarire l’effettiva emissione di agenti inquinanti dell’impianto  di termovalorizzazione desiano. “Una ricerca – dichiara il presidente – che rappresenta un punto fermo dopo tanti allarmi lanciati da chi, pregiudizialmente e senza accompagnare le polemiche con soluzioni alternative valide, si schiera da sempre contro il servizio di Bea”.

Una necessità. Quella di bruciare i rifiuti. Privati e industriali. La conseguenza, quella dell’emissione di gas nell’atmosfera. Paure. Al centro, il benessere dei cittadini. Ansie e quindi polemiche. La volontà, per lungo tempo negata o rimandata, di scoprire l’impatto delle emissioni sulla salute. Un ciclone, nel cui occhio, ci è finita proprio Bea. Da qui la volontà o forse, la necessità. L’acquisizione di dati. Lo studio e la comparazione. Una ricerca, consegnata lo scorso febbraio, che riguarda l’area compresa tra il comune di Desio e i comuni limitrofi di Varedo, Bovisio Masciago, Cesano, Muggiò e Nova Milanese.

Una necessità, che a onor del vero, nasce per confrontare un precedente studio, effettuato nel 2017, da parte della società Servizi Territoriali S.r.l. per conto del comune di Desio. Un’analisi, che a quanto pare, si era basata solo sulle emissioni di ossidi di azoto (NOx) dell’impianto. “Lo studio commissionato al Politecnico – precisa Cambiaghi – confronta il contributo reale del termovalorizzatore e non il contributo stimato cui fa invece riferimento quello portato avanti dal comune“. Tavola 1Tavola 2

Spiega meglio Cambiaghi. “L’indagine del comune ha preso in considerazione un dato teorico, che prescinde i dati reali di emissione. Ha seguito ossia l’assunto, che l’impianto emettesse costantemente il valore massimo di emissioni consentito per legge”. Si tratterebbe, in parole povere, di dati falsati e poco concreti. “I dati in nostro possesso – conclude il direttore generale – dimostrano che le emissioni sono 6 volte inferiori a quelle paventate dal precedente studio“.

analisi delle emissioni del Politecnico.

Dati alla mano insomma e, se la matematica non è un’opinione, verrebbe da star tranquilli. I numeri, del resto, parlano chiaro. Secondo l’analisi riportata dal Politecnico, l’incidenza reale del forno è risultata essere dello 0,2% per gli ossidi di azoto. dello 0,001% per le polveri sottili e dello 0,0005% per le diossine. “L’inquinamento veicolare – dichiara Cambiaghi – è 10mila volte superiore a quello del nostro termovalorizzatore.

D’accordo, il traffico esiste ed è un fattore determinante. La società, per giunta, dichiara che “in questi ultimi anni, grazie all’apporto tecnologico – sostengono i due relatori con dati comparativi alla mano –  siamo anche riusciti a ridurre considerevolmente le emissioni”. Il problema, però, non è quanto l’impianto inquini di meno né se l’impianto abbia una scarsa incidenza sull’inquinamento. Il nocciolo della questione è quale sia l’incidenza degli agenti tossici sulla salute delle persone.  E se da una parte Mazzuconi può dichiarare: “Questo studio sfata il mito del cattivo inceneritore, che in questi anni ci ha perseguitato”, a controbattere è l’assessore Stefano Guidotti. “Sono contento, dopo anni di richieste, che finalmente Bea si sia decisa a fare uno studio. Tuttavia – sottolinea – nessuno li accusava”. Insomma, secondo Guidotti, excusatio non petita, accusatio manifesta. “La presentazione di questo studio – dice l’assessore – sembra più la volontà di presentare, in modo preventivo, delle scuse quando ancora nessuno li aveva attaccati. Le nostre richieste – precisa – sono solo una semplice volontà di capire e di studiare l’incidenza dei fumi sulla salute dei cittadini“.

Cerchiamo di far luce. Era il 21 marzo del 2017 . Guidotti, assessore all’igiene Urbana, aggiornava i comuni interessati circa la famigerata realizzazione di uno studio epidemiologico affidato, in teoria, al dottor Paolo Crosignani. Passa il tempo, un anno. Siamo nel 2018. Lo studio epidemiologico non è ancora stato realizzato. Tuttavia, una delibera acquisita agli atti in data 26-01-2018, convoca, in data 15-02-2018, una commissione proprio per illustrare il progettoATS inerente a tale studio. Ossia analizzare nel dettaglio, lo stato di salute degli abitanti residenti nei comuni citati. Chiarisce Guidotti. “Senza dati scientifici, non possiamo essere certi di niente. Andremo semplicemente a studiare l’incidenza delle malattie sulla zona di ricaduta dei fumi. Se queste saranno sotto la media, allora la questione finirà li. Se, al contrario, l’incidenza risulterà sopra la media, cercheremo di capirne le cause e, quindi, di trovare la giusta soluzione. Per fare questo – conclude Guidotti – ci servono dei dati reali attraverso cui fare uno studio empirico”. D’altra parte, chiarisce la Mazzuconi, che MBNews ha voluto intervistare, “la scelta del Politecnico non è assolutamente tendenziosa. Rappresenta, al contrario, una massima autorità nel settore. Per di più – conclude – gli studi effettuati saranno messi a completa disposizione di Ats, per l’analisi epidemiologica”.

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