Fumata nera in Consiglio: Monza non avrà le stanze salvavita

13 aprile 2018 | 00:09
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Fumata nera in Consiglio: Monza non avrà le stanze salvavita

Il consiglio comunale boccia (per la seconda volta ndr.) la mozione di Paolo Piffer, capogruppo di Civicamente Monza. 

Stanze salvavita: il consiglio comunale boccia (per la seconda volta ndr.) la mozione di Paolo Piffer, capogruppo di Civicamente Monza.  Il documento finalizzato ad introdurre una soluzione diversa da quelle adottate fino ad ora per contrastare il fenomeno della tossicodipendenza, nello specifico dell’assunzione selvaggia di sostanze stupefacenti in parchi e luoghi di aggregazione cittadini, non è passato.  

Non è la prima volta che l’aula si esprime sull’argomento. Nell’ottobre 2016 il provvedimento aveva spaccato in due il parlamentino cittadino, sia tra la minoranza che tra la maggioranza i pareri erano discordanti. Oggi, 12 aprile, lo scenario è stato pressoché identico. 7 voti favorevoli, 19 voti contrari, 2 gli astenuti.

“L’Italia deve affrontare il problema della droga attraverso un ammodernamento. Vediamo i danni che la mancata regolamentazione causa. Per questo il mio voto sarà favorevole” questa la dichiarazione di voto di Danilo Sindoni, Movimento 5 Stelle.

Favorevole anche Marco Lamperti, consigliere del Pd: lui, il collega Piffer, lo ha sostenuto persino con un video messaggio sui social network. “Non ho mai fatto mistero delle mie convinzioni in merito all’utilità delle stanze salvavita. Non a caso nell’ottobre 2016 votai a favore di una mozione simile già presentata dal Consigliere Piffer. La letteratura scientifica-medica se non esprime un parere unanime a favore di questi strumenti, per la quasi totalità però riscontra più che apprezzabili miglioramenti in termini di calo delle overdosi, trasmissione di malattie, maggiore sicurezza nei luoghi prima protagonisti per la frequentazione da parte di eroinomani e tutela della dignità e della salute dei tossicodipendenti. Credo che anche temi così complessi debbano essere trattati in tutti i luoghi deputati a farlo, compresi i Consigli Comunali, perché non siamo solo dei contabili o degli amministratori, ma anche politici, e i cittadini ci hanno chiamati a ricoprire questo ruolo soprattutto per andare oltre ciò che è strettamente di competenza dell’ente”.

“Io oggi mi asterrò dalla votazione. Non possiamo avvallare comportamenti come lo spacciare, il drogarsi, solo perché in uno spazio protetto” – ha dichiarato Marco Monguzzi, capogruppo della lista civica Monza per Maffè.

Fa quadrato con il suo voto contrario il gruppo di Fratelli d’Italia: “In Italia abbiamo già strutture che si occupano di questa malattia, ad esempio San Patrignano, sono queste le strade da perseguire”.

“Abbiamo già tanti problemi sul territorio e credo che questa non sia la soluzione per risolvere la situazione. Tutto ciò che è illegale è da combattere. Il mio voto è contrario” ha commentato Alberto Mariani, gruppo misto. “Su questo tema vi sono sensibilità differenti all’interno del nostro gruppo – ha spiegato Cesare Gariboldi, Lega Nord – Io personalmente voterò contro perché non credo sia la strada giusta per risolvere una delicata questione come quella della tossicodipendenza. Si rischierebbe di rendere normale una pratica come quella del drogarsi“.

Guarda alle persone il consigliere comunale Anna Maria Martinetti: “Non vogliamo vedere il problema e allora la soluzione qual è? Chiudere tutti i tossicodipendenti in una stanza? Probabilmente si ridurranno le tensioni sociali ma questo non può essere la motivazione: gli adulti pensanti devono vedere quello che accade. E’ uno modo per lavarsi la coscienza. Si dà ai drogati un alibi per non impegnarsi nella prevenzione. Perché a Monza dovremmo nascondere dentro una stanza il problema?”.

Egidio Longoni, PD: “Basta occuparci di cose che non competono l’amministrazione comunale. Ad ognuno il suo. Il mio voto sarà contrario e lo sarà ogni volta che l’argomento non sarà strettamente di nostra competenza. Io mi fido dei professionisti e degli esperti dell’Ats, i soli capaci di affrontare il problema”.

Amarezza post voto quella espressa dal primo firmatario Paolo Piffer. “Tutte le perplessità espresse in aula le ho anche io. La sola cosa certa è che per la prima volta Monza poteva fare la differenza affrontando con un nuovo strumento una problematica delicata come quella della tossicodipendenza”.