Troppi ormoni nel Lambro e i pesci cambiano sesso

19 aprile 2018 | 07:48
Share0
Troppi ormoni nel Lambro e i pesci cambiano sesso

Pillole, farmaci, cosmetici e pesticidi sono solo alcune delle sostanze che secondo lo studio dell’Irsa Cnr di Brugherio stanno “femminilizzando” la popolazione ittica

Il cambio di sesso oggi non è più un tabù, ma questo vale per gli esseri umani che lo scelgono. Se a cambiare sesso, invece, sono le popolazioni ittiche, per giunta, senza poterlo scegliere e per colpa dell’uomo, allora la situazione si complica.

LO STUDIO DELL’IRSA CNR DI BRUGHERIO

Non si tratta di una novità: a quanto pare, che il sesso dei pesci che vivono nel Po, nel Lambro, e in moltissimi altri specchi d’acqua italiani e non solo possa essere soggetto a delle mutazioni è sotto gli occhi degli esperti da tempo, da un ventennio almeno. A confermarlo e a tornare a parlare della questione, è la sede di Brugherio dell’Irsa Cnr , l’Istituto di Ricerca sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Rierche.

La colpa di questi cambiamenti sarebbe di alcuni gruppi di sostanze che vengono immessi nelle acque attraverso la rete fognaria e di irrigazione, ormoni naturali, sintetici e sostante chimiche di sintesi capaci di alterare le funzioni ormonali dei pesci, con effetti sul loro apparato riproduttivo. Si tratta delle sostanze più diverse, paertendo da quelle naturali che sono frutto del nostro stesso metabolismo, a quelle di origine sintetica, come pillole, farmaci di varia natura, cosmetici, ma anche composti per la cura della persona e pesticidi.

«Queste sostanze possono avere effetti femminilizzanti e si combinano con altre che hanno invece effetti demascolinizzanti – ha spiegato Luigio Viganò, responsabile dello studio – L’alterazione più frequentemente è la femminilizzazione, ovvero la trasformazione dei testicoli in ovaie negli esemplari di sesso maschile».

Questa trasformazione dei tessuti, compromette inevitabilmente l’attività riproduttiva della popolazione ittica, con conseguenti immensi danni su di essa. Una situazione che, o onor del vero, sembra essere migliorata nel corso degli anni, per l’introduzione di depuratori più raffinati: lo stesso studio, infatti, ha permesso di analizzare i sedimenti del Lambro, che hanno registrato gli avvenimenti dagli anni Sessanta ad oggi, permettendo di individuare come periodo peggiore quello tra gli anni Settanta e gli Ottanta: in questo decennio, sembra che il numero di pesci nelle acque del Lambro si fosse addirittura azzerato.

Con l’arrivo dei primi depuratori e dei progressi tecnici nel settore, la situazione delle acque è di certo migliorata, anche se non si sono risolte del tutto le problematiche. «I depuratori non sono progettati per ripulire le acque da determinate sostanze – conclude Viganò – Per questo nelle acque continuano ad arrivare questi elementi che hanno gli effetti di cui si è parlato».

Cosa fare dunque? Ottimizzare le funzioni dei depuratori o agire a monte, eliminando l’immissione delle sostanze dannose nelle acque. Pena la femminilizzazione dell’intera popolazione ittica, la non capacità produttiva e, di conseguenza… l’estinzione.