Reddito di cittadinanza o inclusione? Cgil Monza e Brianza: “Bisogna creare lavoro”

La discussione sul come aumentare il livello di occupazione, soprattutto giovanile, sarà al centro della legislatura appena iniziata. Per il sindacato si deve partire dagli investimenti pubblici e privati.
L’accordo sul nuovo governo, dopo le elezioni politiche del 4 marzo, non è ancora stato trovato. Certezze ce ne sono poche. Ma il reddito di cittadinanza, misura che fa parte del programma del M5S dal 2013, è sicuramente uno degli argomenti che caratterizzerà la legislatura appena iniziata. Anzi, l’attesa per questa proposta è talmente alta che il giorno dopo le ultime elezioni c’è chi, soprattutto al Sud, si è recato ai Caf o negli uffici del Comune di residenza per chiedere informazioni su come fare la propria richiesta.
Al di là delle polemiche e delle speculazioni, il reddito di cittadinanza, con un contributo economico per permettere a chiunque di raggiungere la soglia dei 780 euro al mese, quella individuata dall’Istat come limite per la povertà, potrebbe interessare ben 9 milioni di italiani. Con una spesa prevista tra i 16 e i 20 miliardi di euro per lo Stato. Ma chi sono coloro che hanno diritto al reddito di cittadinanza “5Stelle”?
Reddito di cittadinanza
I requisiti per ottenerlo sarebbero: avere più di 18 anni, essere disoccupati o avere un reddito di lavoro o da pensione inferiore alla soglia di povertà di 780 Euro al mese. Inoltre i disoccupati dovrebbero iscriversi al Centro per l’impiego e rendersi immediatamente disponibili al lavoro, iniziare sotto la guida del Centro un percorso nella ricerca attiva del lavoro, offrire la propria disponibilità per progetti comunali utili alla collettività (8 ore settimanali), frequentare percorsi per la qualifica o la riqualificazione professionale, effettuare la ricerca attiva del lavoro per almeno 2 ore al giorno e accettare uno dei primi tre lavori che vengono offerti.
“Più che di un reddito che garantisca la “cittadinanza”, cioè un’esistenza quantomeno dignitosa anche in condizioni di disoccupazione o di “mala” occupazione – spiega Lino Ceccarelli, Responsabile dell’Area Giovani e Lavoro della Cgil di Monza e Brianza (nelle foto in basso)- si tratterebbe di una misura di politica attiva per il lavoro, condizionata alla ricerca del lavoro”.
La ratio principale alla base del reddito di cittadinanza targato M5S, quindi, è il potenziamento dei Centri per l’impiego e delle politiche attive del lavoro. “In Italia, facciamocene una ragione, manca il lavoro buono, quello che consente di vivere dignitosamente, far crescere i figli, senza rischiare la pelle e la salute – sostiene Ceccarelli – per creare lavoro servono investimenti, punto. Investimenti pubblici sulla formazione, sulle infrastrutture, sulla ricerca, e anche sui Centri per l’impiego e sulle “politiche attive”; e investimenti privati, fatti da imprenditori di fatto, che rischiano e investono e creano, non imprenditori di nome, che rischiano con i soldi pubblici, come purtroppo anche nella ‘ricca Brianza’ dove non abbiamo dimenticato i casi della Kflex e della Canali”.
Reddito di inclusione
Se il reddito di cittadinanza, con tutti i suoi risvolti, è ancora di là da venire, c’è già una misura per la lotta alla povertà. Che, a volte, viene confusa proprio con il reddito di cittadinanza. Si tratta del Reddito di Inclusione (REI). Introdotto dall’1° gennaio 2018, si compone di un beneficio economico, erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento elettronica (Carta REI) e un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa. Che coinvolge servizi sociali del Comune, altri servizi territoriali, enti non profit e tutti i componenti del nucleo familiare.
Il REI viene concesso per un periodo massimo di 18 mesi, trascorsi i quali non può essere rinnovato se non sono trascorsi almeno altri sei mesi. L’ammontare del beneficio economico non può essere superiore all’ammontare annuo dell’assegno sociale pari, per il 2018, a 5.889 euro annui.
Sono previsti una serie di requisiti familiari, che saranno eliminati dall’1° luglio di quest’anno, quando è previsto anche un aumento delle risorse finanziarie, e di requisiti economici (qui i dettagli). “La Cgil ha espresso un giudizio assolutamente positivo sul REI, sulla base dei risultati dei primi tre mesi, che hanno dimostrato quanto la norma fosse utile e necessaria – spiega il Responsabile dell’area Giovani e Lavoro della Cgil di Monza e Brianza – una misura che anzi va implementata in tre direzioni: aumento della platea dei destinatari, aumento delle risorse economiche, potenziamento dei servizi sociali sul territorio”.
Che si tratti di reddito di cittadinanza o di inclusione o di entrambi, di sicuro la crisi economica e finanziaria, iniziata nel 2008, ha decisamente fatto aumentare la platea di coloro che vivono in Italia sotto la soglia di povertà, ormai ben 10,5 milioni di persone (fonte Eurostat). E, quindi, la necessità di sussidi statali e di interventi per la ricerca attiva del lavoro. Guardare a cosa si fa negli altri Paesi può essere uno spunto, se non un aiuto.
Anche per scoprire, ad esempio, che in Finlandia il reddito di cittadinanza, sperimentato per la prima volta in Europa, sarebbe stato sospeso dopo due anni in cui è stato concesso a 2mila disoccupati tra i 25 e i 58 anni con una somma mensile di 560 euro a fondo perduto. Insomma, sussidi a parte, se non si troverà il modo di creare vero lavoro, per molti giovani e meno giovani l’attesa sarà ancora molto lunga.