Monza, a Pier Franco Bertazzini sarà intitolato un luogo della città di Monza

Ai funerali nella Chiesa di San Gerardo al Corpo tra le parole più commosse quelle di Luca, il figlio del Professore e del sindaco, Dario Allevi. Che promette di dare un luogo in città al suo mentore.
“Mio padre era un uomo buono, ma ha fatto un solo grande errore: a dargli l’ultimo saluto, nonostante i suoi 97 anni, c’è tantissima gente, mentre, come diceva lo storico Erodoto, un uomo può dire di aver davvero vissuto quando al suo funerale non c’è nessuno, perché è arrivato ad un’età talmente avanzata che non è rimasto nessuno a ricordarlo”. Ci vuole l’ironia del figlio Luca, al termine della sua orazione funebre, per trovare un “difetto” a Pier Franco Bertazzini, ex sindaco di Monza dal 1971 al 1975, insegnante e preside scolastico, morto nella notte di sabato 9 giugno (ecco l’articolo).
Il Professore, come era conosciuto da tutti i monzesi, si è spento dopo una vita intensa, piena di interessi e di persone conosciute. E la folla che riempie la chiesa di San Gerardo al Corpo ai suoi funerali (clicca qui) ne è la prova più tangibile. Ci sono naturalmente i parenti più stretti, i figli Luca e Maria Pia, la nuora Flora, il genero Diego, i nipoti Antonio, Cesare e Mattia. Ci sono gli amici di una vita, i suoi ex alunni del Frisi, i membri del Lions, di cui Bertazzini è stato per tanti anni un attivo componente. Ci sono gli amministratori locali, dall’attuale sindaco, Dario Allevi, profondamente legato al Professore, accompagnato da molti assessori dell’attuale Giunta comunale, agli ex borgomastri di Monza, Marco Mariani e Roberto Scanagatti. Fino al presidente della Provincia di Monza e Brianza, Roberto Invernizzi e Fabrizio Sala, vicepresidente di Regione Lombardia e Assessore alla Ricerca, Innovazione, Università, Export e Internazionalizzazione.
Ma sono presenti, soprattutto, i cittadini del capoluogo della Brianza. Che hanno conosciuto Bertazzini in una delle sue tante attività. Lui che è stato protagonista nella scuola, anche come dirigente scolastico e ha fatto politica fino al 1983 tra le fila della Democrazia cristiana. Ma si è dedicato tanto anche alla società civile, all’arte, di cui era un appassionato critico. E, con lungimiranza, è stato anche tra i fondatori dell’Università degli anziani, di cui ha ricoperto la carica di Rettore fino all’anno scorso.
“Con la sua vita ci ha dato un esempio di rigore e gentilezza che tanti portano ancora nel cuore – afferma un commosso Allevi nella sua orazione funebre – aveva sempre una parola per tutti e per ciascuno. E’ una delle persone più illuminate che abbia mai incontrato nella mia vita personale e politica – continua il primo cittadino di Monza – l’ho sentito l’ultima volta proprio nell’occasione della festa di San Gerardo, anche perché stranamente non l’avevo visto in chiesa. Aveva una voce stanca, ma ero fiducioso che avrebbe superato anche questo difficile momento, perché per me il Professore era e doveva rimanere immortale”. E, così, mentre già si fa largo l’idea di intitolare un luogo simbolo di Monza a Bertazzini, il ricordo di Allevi diventa ancora più pieno di partecipazione.
Nella chiesa di San Gerardo al Corpo, situata proprio nel quartiere che Bertazzini, nato ad Asti nel 1921, aveva scelto come sua abitazione, la commozione della gente è composta, ma sentita. Quasi una naturale conseguenza dell’umiltà e dell’essenzialità del Professore. Che, non a caso, aveva in San Francesco il suo riferimento spirituale. “A Bertazzini dobbiamo una gratitudine che deve diventare preghiera e ricordo orante perché ci ha educato a guardare in alto ed oltre – afferma nell’omelia l’Arciprete del Duomo di Monza, Silvano Provasi – come afferma Gesù nel Vangelo di Giovanni, che abbiamo ascoltato in questa celebrazione, l’ex sindaco è andato a prepararci un posto, ma ci ha lasciato un concetto di paternità e di amicizia, a partire dall’educazione e dalla vita sociale”.
Ai funerali di Bertazzini, nel giorno in cui è stato proclamato il lutto cittadino, non è mancata l’occasione per sottolinearne anche la semplicità. Una delle sue qualità principali, oltre alla sua straordinaria cultura. “Mi piace ricordare un paio di aneddoti di quando ricopriva la carica di sindaco – racconta il figlio Luca – il giorno dopo l’elezione fece un giro del Palazzo comunale e spense tutte le luci con la disarmante motivazione che era uno spreco tenerle accese durante il giorno. Fu, poi, uno dei primi in Italia a chiudere il centro storico alle auto – continua – ci furono le accese proteste di molti cittadini e mio padre decise di telefonare personalmente a circa 200 cittadini per spiegare le ragioni della sua scelta”. E, così, la semplicità caratterizza anche l’uscita della bara dopo i funerali.
Un uomo d’altri tempi, forse, ma calato nell’attualità fino all’ultimo. Amava citare i testi classici e collegarli all’attualità, andava a vedere il Monza alo stadio finché il fisico lo ha sostenuto, non mancava alle inaugurazioni delle mostre organizzate in città. E si è speso pubblicamente per la candidatura a primo cittadino di Dario Allevi, che conosceva sin da quando era un alunno del Liceo Frisi. La lucidità mentale non gli è mai venuta meno. La salute, invece, lo ha abbandonato dall’anno scorso, quando la debolezza del suo cuore ormai stanco lo ha costretto ad una vita più ritirata e meno faticosa.
Il Professore, che aveva ricevuto l’“Ambrogino d’oro” del Comune di Milano per meriti culturali nel 1983, il “Giovannino d’oro” dal Comune di Monza nel 1996 e il titolo di Commendatore della Repubblica italiana consegnato nel 2017, ha sempre dimostrato il suo amore per Monza e i monzesi. Un amore ricambiato. E, allora, forse, non è un caso che sia morto proprio nel mese di Giugno, il più significativo per i cittadini del capoluogo della Brianza. Che festeggiano i due Patroni della città, San Gerardo il 6 e San Giovanni Battista, il 24.