A 80 anni gira l’Europa con la Lambretta

8 giugno 2018 | 16:11
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A 80 anni gira l’Europa con la Lambretta

Paolo Bertozzi, reggiano di Novellara ma dal 1962 residente a Monza, ha dedicato gran parte del suo tempo libero alla passione per il mitico scooter.

Il suo conterraneo cantautore Ligabue dopo “Una vita da mediano” dovrebbe scrivere per lui il brano “Una vita da lambrettista”. Paolo Bertozzi, 80 anni compiuti martedì scorso, reggiano di Novellara ma dal 1962 residente a Monza, ha infatti dedicato gran parte del suo tempo libero alla passione per il mitico scooter prodotto dalla Innocenti tra il 1947 e il 1972 a Milano nel quartiere Lambrate, da cui ha tratto il nome.

Dall’età di 12 anni il signor Bertozzi è in sella a un qualche modello di Lambretta e dall’età di 24 anni partecipa ai raduni e le colleziona, magari dopo averle riparate.

Com’è nata questa passione e come è proseguita?
“A Novellara giravo con una bicicletta da gara Faietti, ma ogni tanto mio zio mi portava con sé sulla sua Lambretta comprata a rate – racconta Bertozzi –  Un giorno, che già andavo col Mosquito di mio nonno, me la fece provare e me ne innamorai. Era una Lambretta LC prima serie carenata. A 14 anni ottenni la mia prima Lambretta, modello C. E poi via via modelli sempre più moderni. Nel 1962 mi trasferii a Monza per lavorare da operaio e cominciai sia ad andare ai raduni che a collezionarle. Arrivai ad averne una quindicina. Negli anni ’80, quindi, iniziai a sistemare vecchie Lambrette e a venderle. Attualmente ne ho 11, ma non sono ancora pienamente soddisfatto: non sono ancora riuscito a trovare una X 200 Special o almeno una 200 terza serie”.

Parliamo di raduni: ha tenuto il conto di quanti ne ha fatti?
“No, ma saranno più di 100. Ricordo il primo a Ranzanico, sul Lago di Endine, e poi ho praticamente girato tutta l’Italia. Purtroppo non ne ho fatti nelle isole e in particolare mi piacerebbe andare in Lambretta in Sardegna, ma anche in Corsica. All’estero ricordo i raduni a Düren (vicino a Colonia) in Germania, a Chamonix in Francia, a Montecarlo nel Principato di Monaco, a Davos in Svizzera, a Innsbruck in Austria, ma nel 1967 la mia Lambretta TV 175 è arrivata fino a Mosca, nell’ex URSS. Erano i tempi in cui nel Regno Unito la Lambretta era uno dei simboli dei cosiddetti ‘mods’, i giovani che vestivano con l’abito a tre bottoni. Infatti il raduno cui parteciperò i prossimi 15, 16 e 17 giugno, a Momperone, in Piemonte, si chiama Mod Day. Il 18 partirò già per la Croazia alla volta di Umago con la stessa Lambretta Li 150 seconda serie…”.

Bertozzi, membro del Lambretta Club Lombardia, è stato accompagnato in quasi tutti i raduni dalla compagna Mary…
“L’ho conosciuta nel 1959 e ci siamo intesi subito perché anche suo cugino aveva una Lambretta – ricorda con malinconia l’80enne scooterista – Purtroppo da qualche anno è malata e non può più seguirmi. Il nostro amico lambrettista Pier Luigi Sangalli, il disegnatore italiano di Braccio di Ferro e Geppo, anni fa ci regalò delle tavole, che poi riproducemmo su una calamita da appoggiare a uno dei nostri scooter, che ci raffiguravano come fumetti”.

Se martedì Bertozzi ha festeggiato il compleanno con la famiglia, domani lo farà con gli amici, per la maggior parte lambrettisti. Succederà dietro ai quattro garage dove, oltre alle Lambretta, tiene i ricordi di questa vita dedicata a quell’oggetto di culto uscito dallo stabilimento della Innocenti di Milano al quale sono stati dedicati due musei, uno a Rodano, vicino all’Idroscalo, e l’altro a Sellia Marina, in provincia di Catanzaro.

Come un Highlander delle due ruote l’80enne monzese mostra le fotografie di oltre mezzo secolo di scorribande in giro per l’Italia e l’Europa, indicando col dito i tanti amici che non ci sono più. Ma sono brevi attimi. Perché il pensiero è sempre rivolto al futuro, al prossimo raduno, alla prossima Lambretta da acquistare, riparare e, forse, rivendere. È il modo migliore per mantenersi giovani, per essere sempre, fino alla fine, quel ragazzino di Novellara che voleva conoscere il mondo partendo da una moto-mito, come la Vespa, dell’Italia della ricostruzione dopo l’ultima guerra mondiale.