Seveso, quando la campagna elettorale si sposta su Facebook

8 giugno 2018 | 06:16
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Seveso, quando la campagna elettorale si sposta su Facebook

Anche a livello locale la comunicazione politica che parla alla pancia e non alla testa sta creando sempre più ostilità e astio sui social. Il caso di Seveso.

Forse è un’impressione, ma da quando la politica si è trasferita dalle piazze reali a quelle digitali il livore è aumentato. E la campagna elettorale, anziché diventare l’occasione per un confronto finalmente più aperto e ragionato, si trasforma solo nell’ennesimo pretesto per alimentare lo scontro tra le parti. Un esempio da manuale potrebbe essere quello di Seveso, dove sui gruppi social “di paese” cova sempre più spesso un astio sordo e cieco a qualsiasi proposta di discussione, alimentato talvolta anche dalle stesse forze politiche: in una città dove ci si conosce quasi tutti e ci si può tranquillamente incrociare per strada, al mercato, al bar, o, perché no, in coda ai passaggi a livello.

A Seveso si vota tra meno di 48 ore, e negli ultimi giorni gli interventi dei politici locali su Facebook sono esplosi, inanellando una polemica dopo l’altra, al punto che sarebbe anche difficile farne un resoconto completo. Anche se, volendo provarci, si dovrebbe partire, ovviamente, dal sottopasso: sulla pagina del candidato leghista Luca Allievi è stato rinfacciato all’amministrazione uscente di non aver voluto portare avanti il progetto dell’interramento, andando a battere su uno dei nervi scoperti del territorio sevesino.

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Da qui è partita una discussione in cui il sindaco Butti è stato accusato di «aver svenduto il territorio» per aver firmato per il progetto di un sottopassaggio al confine con Cesano, mentre l’attuale amministrazione ha provato a motivare ancora una volta il perché delle proprie scelte: «Noi scegliamo il meglio per Seveso, non in base alla bandiera politica» ha rivendicato il segretario Pd Roberto Fumagalli, che sempre secondo Allievi ha venduto Seveso “per fare un piacere al suo capo di partito”. Il tutto mentre le affissioni di Forza Italia (che si presenta alle elezioni in coalizione con la Lega) elencano i sottopassaggi tra le priorità del programma: in effetti l’unico a sostenere ancora l’interramento, raccogliendo l’eredità della lista civica SevesoViva, è il candidato del M5S Antonio Cantore.

Il Pd locale è stato criticato anche per le modalità della festa di chiusura della campagna elettorale: la sezione sevesina ha dovuto difendersi mostrando in foto tariffario e richiesta ufficiale per l’occupazione di suolo pubblico di piazza Confalonieri.

I candidati di centrodestra hanno poi avuto gioco facile nel parlare di ignoranza e faciloneria quando è apparso nei manifesti elettorali che il capogruppo leghista David Galli sarebbe nato in “Gran Bretagnia” (sic): «Butti scrive Gran Bretagna con la “I”? L’ultimo esempio di approssimazione o ignoranza dell’amministrazione» ha commentato lo stesso Galli, anche se, a voler essere onesti, non è stato il sindaco a compilare quei testi per la stampa.

Altri, poi, hanno insinuato che alcuni candidati all’interno del comitato genitori delle scuole approfitterebbero delle pizzate di fine anno per fare campagna, o che il centrodestra abbia arruolato tra i propri candidati dei costruttori che potrebbero avere delle mire sul territorio. Insomma, a leggere le pagine Facebook sevesine non ci si stupisce nemmeno che nessuno dei candidati si sia offerto di collaborare con il futuro sindaco per il bene della città: le divisioni e le ostilità sono ormai esasperate.

O tempora, o mores? In realtà sembra che siano proprio i vecchi Ciceroni della politica locale a innescare il grosso delle polemiche. O almeno così dice Pietro Aceti, candidato per la lista civica Vivacittà: «Con gli altri candidati giovani mi intendo molto meglio – ammette – anche se siamo di due parti politiche diverse. Cicritichiamo e discutiamo sulle idee e le azioni, ma non sulle nostre persone». Chissà che le nuove leve, di tutti gli schieramenti, non cambino il corso della comunicazione politica, tornando a parlare alla testa e non più solo alla pancia delle persone.