Inchiesta “Domus Aurea”: verso la chiusura delle indagini

5 luglio 2018 | 00:00
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Inchiesta “Domus Aurea”: verso la chiusura delle indagini

A seguito di nuovi interrogatori, due degli indagati potrebbero ottenere i domiciliari. Si tratta di una delle impiegate del costruttore e dell’avvocato Fabiola Sclapari.

Si avvicina la chiusura indagini per il presunto giro di frodi che nel maggio scorso ha portato all’arresto, per mano della Guardia di Finanza di Monza, di 20 persone e dell’imprenditore brianzolo Giuseppe Malaspina, accusato insieme ai suoi collaboratori (a vario titolo) di associazione a delinquere finalizzata a reati tributari e fallimentari, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e corruzione.

A seguito di nuovi interrogatori, due degli indagati potrebbero ottenere i domiciliari. Si tratta di una delle impiegate del costruttore e dell’avvocato Fabiola Sclapari, secondo gli inquirenti collaboratrice storica di Malaspina, presente quando gli inquirenti sono intervenuti nella sede Vimercate del gruppo mentre alcuni degli indagati stavano cercando di far sparire documenti nascondendoli in un container con una ruspa.

Le due indagate, sentite dal Pm Salvatore Bellomo, attendono ora la decisione del Gip Federica Centonze, parere positivo del magistrato alla mano. Altri degli indagati hanno già optato per la stessa scelta, iniziando a collaborare con gli inquirenti per aiutarli a completare il puzzle circa l’agire dell’imprenditore, ancora in carcere, per salvare il suo patrimonio immobiliare.

Secondo quanto ricostruito dalla maxi indagine coordinata dalla Procura di Monza, firmata dai Pm Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo, avvalendosi della collaborazione di professionisti, tra cui geometri, avvocati, commercialisti e ingegneri e dell’ex magistrato fallimentare Gerardo Perrillo, Malaspina avrebbe creato una sorta di “realtà parallela” al suo reale impero immobiliare, fatta tra le altre cose di falsa documentazione attestante avvio lavori, cantieri e appalti mai eseguiti, che sarebbe servita per giustificare la distrazione di capitali dalle stesse società riferibili al medesimo imprenditore, e poi fatte fallire.

Nelle oltre 1200 pagine di ordinanza cautelare, trenta in totale gli indagati, intercettazioni ambientali e telefoniche dalle quali, secondo gli inquirenti, sarebbe emersa “smania di ricchezze e bramosia al di fuori dei limiti della decenza”.