Monza, convegno sulla sicurezza stradale: le bici vanno targate?

A Monza, nel tempio dell’automobilismo,
“Hashtag usa la bicicletta in sicurezza“. Un progetto, pensato dal comune di Gallarate e giunto alla sua seconda edizione. Una conferenza, presso l’Eni Circuit, dove ha partecipato l’assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia Riccardo De Corato e dove sono stati snocciolati dati e posti interrogativi come “Le bici vanno targate?”.
Mercoledì 3 luglio, l’autodromo di Monza si fa punto di incontro tra due realtà. L’automobilismo e il ciclismo. Due testimonianze che parlano la stessa lingua. Il circolare in sicurezza.
Sul palco sono presenti grandi campioni. I ciclisti Ivan Basso, due volte vincitore del Giro d’Italia e Gianni Bugno, due volte campione del mondo. Non manca l’ex ferrarista Ivan Capelli.
DI COSA SI TRATTA?
Una campagna nata dagli sforzi di Francesca Caruso, assessore alla Sicurezza del comune di Gallarate e dall’impegno di Ivan Basso, che con il suo decalogo, ha esposto le dieci regole per circolare in sicurezza.
Un appuntamento giunto alla sua seconda edizione, grazie anche alla partecipazione di ACI e Regione Lombardia. “L’iniziativa – spiega l’assessore Caruso – nasce a seguito di alcuni incidenti in cui dei ciclisti hanno perso la vita. L’amministrazione – chiosa – doveva fare qualcosa”.
E se nella precedente edizione, il focus è stato posto per l’appunto su i ciclisti “quest’anno – spiega l’assessore – grazie al supporto di ACI e di Regione, ci siamo rivolti alla parte più forte. Gli automobilisti”. La strada, del resto, è di tutti. Almeno così dovrebbe essere, ma spesso, forse troppe volte, la strada è soprattutto dei più forti. “Riuscire a non parlare più di attrito, ma di convivenza – asserisce Ivan Basso – porterebbe ad un reale punto di incontro”.
I DATI
I numeri, poi, parlano chiaro. In città c’è un morto ogni cento incidenti. Mentre al di fuori, i numeri raddoppiano. Per non parlare dei costi sociali legati ai sinistri. “Nove miliardi di euro ogni anno di cui 1 miliardo riferito a ciclisti“. Numeri da capo giro, forniti dall’assessore De Corato. “Regione Lombarida – dichiara poi – è in prima linea verso questi temi e, con le risorse disponibili, attraverso specifici bandi, vuole sostenere le amministrazioni comunali al fine di incrementare la sicurezza stradale. A tal proposito – aggiunge – è stato pubblicato un nuovo bando che stanzia oltre 3 milioni e 600 mila euro per la realizzazione e la messa in sicurezza di piste ciclabili, atte a rendere sicura la circolazione dei ciclisti nelle nostre città”.
Difendere il più debole è sicuramente una prerogativa. Ma cosa accade quando il più debole se ne approfitta? Intere carreggiate occupate da ciclisti, che sparsi qua e la, occupano la strada. Ciclisti in contromano. Ciclisti che attraversano la strisce senza scendere dalla bicicletta, così come il regolamento imporrebbe. La strada è di tutti. Uno slogan, una verità. Una realtà che andrebbe osservata e rispettata, ma che spesso degenera nel caos. Automobilisti infuriati suonano, strombazzano. Senza troppa attenzione o rispetto, sorpassano. Farsi male è una frazione di pochi secondi.
“Il vero problema – spiega Ivan Capelli – è che non c’è comunicazione tra i due linguaggi. Spesso – chiarisce – chi va in auto non sa cosa voglia dire andare in bici e se questa equazione venisse risolta, si giungerebbe ad un risultato ottimale”.
Chi va in auto, tendenzialmente è vero, non sa cosa significhi andare in bici. Ma chi va in bici, verrebbe da pensare, sa bene cosa voglia dire andare in auto.
“C’è poco rispetto da entrambe le parti – interviene Gianni Bugno – spero, per tanto, che questo decalogo possa trovare ampi proseliti ed educare ambo le categorie“. E se di educare di tratta, perché non targare le biciclette? “Viviamo in uno Stato di Diritto – interviene l’avvocato Patrick Robaini – dovele regole esistono perché ci sia ordine. Se queste non vengono rispettate – precisa – allora c’è caos e soprattutto non c’è sicurezza e se la chiedi devi essere il primo a darla”.
Un monito, quest’ultimo, rivolto soprattutto ai ciclisti. La bicicletta, a pensarci bene non si può obiettare, è del resto un veicolo e come tale va utilizzato. La domanda quindi, sorge spontanea. Una domanda retorica, probabilmente, ma sicuramente giusta da porre e da porsi.È giusto trattare i ciclisti come gli altri utenti della strada?