Recuperati il Rubens e il Renoir rubati a Monza

20 luglio 2018 | 14:00
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Recuperati il Rubens e il Renoir rubati a Monza

I due ladri si erano finti da uno un rabbino e l’altro un imprenditore.

Un Renoir e un Rubens che avrebbero potuto essere l’affare del secolo e rubati a Monza nella primavera di un anno fa, sono stati recuperati al termine di un’indagine dei carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza, coordinati dalla Procura di Monza e sotto la guida del Maggiore Francesco Provenza.

I quadri, “La sacra famiglia” e “Le fanciulle sul prato“, erano stati portati via a due galleristi, l’uno di Cagliari e l’altro di Arona, da un finto uomo di affari israeliano e da un finto rabbino con la complicità di un falso pr, poi arrestati, che gli avevano fatto credere di volerli acquistare pagandoli circa 26 milioni di euro, dopo un incontro in un ufficio affittato a Monza.

Erano nascosti in un magazzino privato di Torino il Rubens e il Renoir. Otto in totale gli indagati, tra cui tre finiti in carcere a giugno in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare, per essersi spacciati l’uno per uomo d’affari iraniano e l’altro per rabbino, con la complicità di un 30 enne austriaco che faceva da autista, identificato e denunciato nelle scorse settimane.
Secondo quanto emerso dalle indagini dei militari, coordinate dalla Procura della Monza, i dipinti non erano ancora stati messi “su piazza” per essere rivenduti, il che lascia pensare che non si sia trattato di un furto su commissione. Nella primavera scorsa i malviventi, dopo aver attirato il proprietario, un gallerista di Cagliari, ed una sua collega in un locale affittato a Monza sotto il Consolato Albanese, avevano firmato un finto contratto di compravendita per entrambe le opere, per un totale di 26 milioni di euro. Poi, distraendo i due galleristi, erano fuggiti con le opere.
Nessun particolare è stato fornito dagli inquirenti su come si sia arrivati ai locali torinesi dove i due quadri sono stati rinvenuti, ma la cessazione delle misure cautelari per i principali indagati lascia pensare che qualcuno di loro abbia deciso di collaborare, fornendo elementi utili alla loro individuazione.

Le indagini per, come ha precisato il Procuratore della Repubblica di Monza Luisa Zanetti, non sono ancora concluse. “Parliamo di furto ma la modalità con cui è stato messo a segno si avvicina molto a una truffa”, ha spiegato Zanetti, che ha aggiunto “i truffatori solitamente sono seriali, quindi non escludiamo, che si tratti di opere d’arte o meno, che vi possano essere altre vittime”. Poi il Procuratore ha lanciato un appello “qualora qualcuno avesse subito una truffa o un furto con modalità analoghe a questo caso, può venire a denunciarlo ai carabinieri, il che ci permetterebbe di dimostrare l’eventuale serialità degli indagati o la presenza di altri complici. Sull’autenticità dei dipinti, seppur ritenuta altamente probabile, sono ancora in corso approfondimenti storico artistici.