Varedo, passaggio a livello allo sbando: code e attraversamenti spericolati

30 luglio 2018 | 07:26
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Varedo, passaggio a livello allo sbando: code e attraversamenti spericolati

Gli automobilisti sono costretti ad attese snervanti o sfrecciano per non rimanere imbottigliati, mentre i pedoni rischiano la vita attraversando le sbarre

Attese prolisse, insostenibili. Sotto il sole o sotto la pioggia, a Varedoil passaggio a livelloè del tutto fuori controllo. Un tallone d’Achille inesorabile. E la sicurezza dei pedoni è quella maggiormente messa a rischio.

Un problema di non poco conto che affligge la cittadinanza. Varedo, infatti, rimane uno degli unici Comuni lungo la direttrice che ancora non si è dotato di un sistema per bypassare il traffico ferroviario in continuo aumento. Passa un treno, ne passa un altro, ma le sbarre non si alzano. Ne passa un terzo e poi un quarto. Il passaggio, ancora, non si alza. E nel frattempo passa anche più di mezz’ora. Code interminabili, che costringono gli automobilisti ad attese snervanti (leggi il precedente articolo).

E se c’è chi, aggirando l’ostacolo, fa dietrofront prendendo la Monza-Saronno, c’è chi invece resta in coda. Indomito. Impassibile. Sotto il sole. Per far circolare l’aria condizionata, eludendo il divieto, il motore resta acceso. L’inquinamento sale. I negozianti e i cittadini si lamentano. Ma almeno lui, l’automobilista impassibile, resta al fresco.

Da via Umberto I a via Vittorio Emanuele II, è questo il rettilineo principale attraversato dalla ferrovia. Un paese tagliato in due, un centro storico, de facto, reso impraticabile. E le attività commerciali sono le prime a risentirne. «Per non rischiare di rimanere imbottigliato la mattina ho dovuto cambiare le mie abitudini – testimonia un cittadino – Anziché fermarmi in via Umberto I, vado a far colazione in un bar vicino l’ingresso della Milano-Meda». Le attività, per fortuna, sopravvivono. L’incolumità fisica dei cittadini, però, è messa a dura prova.

Nonostante Trenord, all’incirca 2 anni fa, abbia costruito un sottopasso pedonale, ancora oggi sprovvisto di ascensore o di una passerella per i passeggini e le carrozzelle, questo, data la sua distanza dalla via principale, viene poco utilizzato e provoca quindi il pericoloso attraversamento di pedoni e ciclisti a sbarre abbassate. Non pochi i casi in medias res. Stufi di aspettare, a semaforo ancora rosso, passano. Ma a passare, proprio in quell’istante, c’è anche il treno. Una rapida corsa. Da una banchina all’altra. Un gioco d’azzardo, dove è più una questione di fortuna, che non di velocità.

«Io ci abito affianco – racconta Patrizia D. – e ci sono momenti in cui passano tre o quattro treni mentre la gente, stufa, suona all’impazzata. Una questione di disturbo della quieta pubblica, per non parlare della sicurezza dei cittadini. Dal mio balcone ho visto persone che per miracolo non sono state investite. Insomma, è ora che qualcuno faccia qualcosa».

E di fare, effettivamente si è parlato. Ancora se ne parla. Ma i fatti ancora non ci sono. C’è chi, dal M5S, propone l’interramento della ferrovia. «Sappiamo – sostengono alcuni esponenti – che si tratta di un ipotesi ben remota, che difficilmente Trenord accetterà. Ma se nessuno ne parla, se nessuno fa rumore, mai niente verrà fatto». Un’idea, quest’ultima, che nella teoria potrebbe avere una sua valenza pratica oltre che urbanistica. Una città, finalmente, libera ma non senza ferrovia. La pratica, però, ha altri paradigmi.

«Sono stati spesi milioni di euro per i sottopassi dei paesi limitrofi – controbatte il sindaco Filippo Vergani – e Trenord non si cimenterà mai in un’opera di interramento». Questione di verità o di punti di vista? Una risposta che comunque merita un passo all’indietro. Negli anni Ottanta, infatti, già si parlava di interramento: oltre trent’anni dopo la ferrovia rimane dove è sempre stata.

Tornando a oggi, va detto, l’attuale Amministrazione sta effettivamente portando avanti un piano di messa in sicurezza della ferrovia. Forse. Il condizionale, senza colpo ferire, è d’obbligo. «Abbiamo iniziato un percorso con Maroni, grazie al quale – dichiarava nell’ ottobre 2017 il primo cittadino –sono stati stanziati 1,5 milioni di euro per la realizzazione di una passerella ciclo pedonale, che metterà in sicurezza l’attraversamento del passaggio a livello. Inoltre, di questi soldi, circa 200mila euro verranno destinati allo studio di un eventuale sotto-passo veicolare, che attraverserà l’ex area Snia».

Nel luglio 2018, non sembrano esserci aggiornamenti. «Non ci sono novità – dice il primo cittadino – né sul sotto-passo né sulla passerella ciclo pedonale. Con l’arrivo della nuova Giunta in Regione Lombardia, i tempi si sono prolungati. Il progetto è ora al vaglio di Regione e, se sarà ritenuto fattibile, verrà sviluppato dopo il bando per l’esecutivo».

Maroni, del resto, ha passato la staffetta a Fontana. Un passaggio di consegne che ha avuto bisogno di rimescolare le carte in tavola. Una certezza però rimane: i soldi sono stati stanziati. Forse, quindi, non si tratta di un se, ma di un quando.

Discorso diverso, invece, va fatto per il sotto-passo veicolare. La sua esistenza dipende esclusivamente dallo sbroglio fallimentare di Snia. La società spagnola Predium, aggiudicatasi all’asta una vasta porzione della vecchia zona industriale, aveva dato un iniziale anticipo per poi tacere e chiedere una proroga fino a marzo, poi fino a settembre 2018. Ma anche in questo caso: «Di novità – ribadisce Vergani – non ce ne sono». Del resto siamo solo a fine luglio.

Ma se chi vuol esser lieto sia, del domani, invece, c’è solo una certezza: fin tanto che la situazione non si sblocca, niente, se non sulla carta, verrà mai progettato e realizzato.