Monza, appena è buio si accendono le lucciole. L’ assessore alla Sicurezza ha le mani legate

Viale delle Industrie invasa da prostitute e trans completamente nudi. Viene meno il decoro pubblico mentre l’assessore alla Sicurezza propone di riaprire la case chiuse.
Di giorno industriosa. Di sera… Operosa. Provando un gioco di parole, è il caso di dirlo. Un intero viale invaso dai trans. Un bordello a cielo aperto senza nemmeno il bollino rosso. Completamente senza vesti, nudi come mamma li ha fatti. Più o meno. Spesso in atteggiamenti provocatori e allusivi richiamano l’attenzione dei potenziali avventori.
“Quello della prostituzione – dichiara l’assessore alla Sicurezza Federico Arena – è un problema che esiste da molti anni. Un problema – chiosa – difficile da risolvere poiché viviamo nel paese dell’ipocrisia”. Un’affermazione scontata? No, l’assessore rafforza la sua asserzione. “La prostituzione – spiega – non costituisce reato e quindi, non ci sono strumenti incisivi per combatterla“.
Monza, viale delle Industrie. Una delle principali arterie della città. Di notte, la via del sesso. È tra le 21.30 e le 22 che, di nome e di fatto, il viale subisce una completa metamorfosi. Quando si fa sera, del resto, la lucciola s’accende. Nelle strade brilla senza vesti e di cliente in cliente, fa un gioco a luci rosse. Perverso. Senza pudore.
“Lasciate ogni speranza voi che entrate”. Una citazione, purtroppo d’obbligo. Un triste assioma che lascia l’amaro in bocca. Quello di non poter far nulla di concreto. Almeno non nell’immediato presente. Come spiega l’assessore alla Sicurezza, la prostituzione, di per sé, non rappresenta reato. Lo è il favoreggiamento e lo sfruttamento, ma non il lavoro più vecchio del mondo. E allora cosa fare, come ristabilire, quanto meno, un senso del decoro? “Potremmo multarli – dice l’assessore – per atti osceni in luogo pubblico, ma rimarrebbe una sanzione amministrativa fine a se stessa”. A multa fatta, infatti, la sanzione non viene pagata e il problema, almeno per loro, non sussiste. E per quanto riguarda la detenzione Arena è incisivo. “Se non commettono un reato pari o superiore ai 4 anni di detenzione, restano a piede libero e anche quando si parla di clandestini senza permesso di soggiorno le cose non cambiano. Dopo una notte passata in questura – chiarisce Arena – la sera successiva tornano sulla strada come se nulla fosse accaduto”. Ovunque si vada a parare, sembra non esserci nessuna soluzione concreta. “L’unica azione concreta che possiamo fare – spiega l’assessore – è intensificare i controlli intesi come deterrente soprattutto per i clienti. E in questo ultimo periodo – sottolinea – in collaborazione con la polizia di Stato, poiché i trans sono spesso armati e aggressivi, è quello che abbiamo fatto”.
I verbali risultano inefficaci. La detenzione non è plausibile poiché non sussiste il reato. Dilaga lo scempio e il proliferarsi dell’illegalità. Una guerra combattuta a armi impari. Arena, a questo punto, torna a schiacciare il piede sull’acceleratore sul tema sicurezza. “L’unico momento – testimonia – in cui si è riusciti a vincere qualche battaglia, è stato durante la giunta Mariani. L’applicazione del pacchetto sicurezza di Maroni, ci ha consentito di combattere il fenomeno in modo efficace”. Dal passato al presente, però, si torna punto a capo. Per capire, è necessario fare un passo in dietro.
In Italia la prostituzione è regolamentata dalla legge 20 febbraio 1958, n. 75, meglio nota come legge Merlin. Una legge che portò all’immediata chiusura della case chiuse, allora gestite dallo Stato. La prostituzione, come atto in sé, non venne però resa illegale. Vennero invece vietate le condotte collaterali come il favoreggiamento, lo sfruttamento, la gestione delle case chiuse e la prostituzione minorile.
Passo avanti. Siamo nel 2008. L’allora ministro Mara Carfagna emana un decreto legge contro la prostituzione per le strade delle città. Un decreto efficace, che stabiliva multe per gli automobilisti che si fermavano in strada dalle prostitute. Peccato, sia poi stato giudicato anticostituzionale.
“A questo punto – dichiara Arena – non abbiamo più validi strumenti per combattere il fenomeno”. Quel che rimane da fare, è una provocazione. Concreta. Reale. O forse, come dice l’assessore, “politica”. Diversi punti di vista, che portano a un’affermazione bel precisa. “Bisognerebbe abrogare la legge Marlin – dice Arena – così da regolamentare e tassare la prostituzione”. Questione di etica? Morale a parte, è e rimane il lavoro più vecchio del mondo. “Fin quando ci sono gli uomini – dichiara una residente della zona – ci sarà sempre la prostituzione”. Tutta colpa dei maschietti insomma? A ogni domanda, c’è un’offerta. Una semplice legge del mercato impossibile da confutare. E se la colpa, in questo caso non è reato, di necessità si fa “virtù”. Soddisfare una propria necessità. Un proprio bisogno. Una propria perversione. La domanda che resta da porsi è tuttavia la seguente. Giusto o non giusto legalizzare il fenomeno e riaprire le case chiuse?