Due brianzoli in vacanza ad Amsterdam. Che viaggio!

Amsterdam, un viaggio nel cuore dell’Olanda, di due amici brianzoli. Un reportage tra le attrazioni turistiche, il quartiere a luci rosse e villaggi sospesi nel tempo.
Ai margini dell’Amstel si sviluppa colorata, tra ponti e canali, un’ordinata città a pianta quadrata. Case strette con facciata a capanna formano una lunga linea di quartieri, al di qua e al di là del fiume. Tutte le strade portano al centro e perdersi è impossibile, almeno fisicamente. Con la mente, invece, tutto è possibile.
Ci sono cattedrali, ci sono musei, il più famoso quello di Van Gogh. E la casa di Anna Frank e il Vondel park, un parco con al suo interno un teatro all’aperto. Poi sorge l’A’dam Tower da cui è possibile vedere tutta Amsterdam. E poi i molteplici coffe shop e il quartiere a luci rosse.
Amsterdam è come un ossimoro. Veloce, lenta. Pacata, frenetica. Sobria, ebbra. Sacra e profana. E in effetti, una sorta di pacata frenesia, sembra contraddistinguere chi gira per le strade della città. A ogni via, scampanellii di biciclette scandiscono il tempo, che sembra scorrere lento. E poi ci sono tante lingue da diverse nazioni. Chiacchiericci diversi accumunati da un unico suono, le risa divertite di turisti e locali. All’improvviso, infatti, un odore di erba si profonde lungo le vie della città. Poi svanisce; lascia spazio a profumi diversi. Poi ricompare, svanisce e riappare. “Ad Amsterdam – spiega Steven, un locale che fa la guida – puoi fumare e fare quello che vuoi. L’importante è non eccedere”. Tutti si divertono, nessuno eccede. Questa è Amsterdam, una sobria catarsi che lenta sale, ti rapisce, ti svaga ed educata svanisce.
Due brianzoli, due amici. Dal 10 al 13 agosto. Una breve vacanza, che da Malpensa ci ha portati all’aeroporto di Amsterdam Schiphol. Un volo sereno, ma del tutto concitato data l’emozione che avevamo nel raggiungere la capitale olandese. E poi, finalmente l’arrivo. Ore 22, i nostri piedi hanno toccato terra.
Usciti dall’aeroporto, una leggera pioggia ci stava attendendo. Cartina alla mano, quella della città, cerchiamo di capire quale autobus prendere per arrivare in albergo. Troppo complicato. Da bravi brianzoli decidiamo di prendere un taxi. Più rapido, immediato, sicuramente più comodo, ma soprattutto… Costoso.
Pollice all’insù. Il taxi si ferma. Il tassista, gentile, scende e pone le nostre valige all’interno del bagagliaio. Ad ali di gabbiano la portiera si apre. Noi, ignari saliamo e con occhi sgranati guardiamo gli interni della Tesla che ci stava accompagnando. A un certo punto la mia compagna di viaggio mi tocca la spalla e con espressione allibita mi indica il tassametro. Non erano passati cinque minuti e già avevamo un debito di 35 euro. Il lusso costa? No, ad Amsterdam i tassisti non pagano né licenza né tanto meno l’auto, se usata per lavorare. Pagano solo le tasse. Ma ad Amsterdam, non prendete un taxi. Piuttosto, viaggiate con Uber.
Finalmente arriviamo a destinazione. Paghiamo quelli, che nel frattempo, erano diventati 50 euro. Scendiamo e divertiti ci incamminiamo lungo il percorso pedonale, che ci avrebbe portati all’albergo. Un’insolita luce rossa, proveniente dalla vetrata di un’abitazione, all’improvviso cattura la nostra attenzione. Passandoci, la sorpresa. Una signorina, con aria annoiata, in biancheria intima stava seduta in bella mostra. E subito dopo un’altra ancora e poi una terza e poi, finalmente, il nostro albergo.
Lasciamo le valige e subito usciamo. Nel frattempo, l’albergatore ci spiega che solo nella zona limitrofa alla nostra, esistono 500 vetrine. “La prostituzione – ci spiega – non è vista come un tabù, ma come una normalità. Questo tipo di sistema – continua – tiene sotto controllo lo sfruttamento e dà allo Stato introiti in più“.
Primo tour serale per la città. Davanti a noi, un palcoscenico industrioso. Odori, luci, profumi e ancora colori, suoni e soprattutto tante persone divertite e rilassate. Non restava che diventare attori di quello spettacolo…
I giorni successivi, Amsterdam è stato un continuo tour alla scoperta dei suoi segreti e delle sue mille sfaccettature. Dal giro in barca lungo i canali, al mercato dei fiori e al mercatino vintage. Dall’A’Dam Toren, il palazzo da cui si estende tutta una panoramica sulla città, alla gita fuori porto che ci ha portato a visitare il villaggio dei pescatori di Volendam e i mulini a vento di Zaanse Schans.

Panoramica della città vista dall’A’Dam Toren
GITA IN BARCA LUNGO I CANALI
Dall’albergo acquistiamo i ticket e fatta colazione, ci imbarchiamo. Steven, la nostra guida, subito ci inebria con una serie di informazioni. “Amsterdam – ci spiega – si sviluppa tra i canali dell’Amstel, che sfociano lungo il canale del Mare del Nord“. La cosa sorprendente, è che al suo interno c’è chi ci abita. Abitazioni galleggianti e barche ancorate si dipanano alla nostra vista meravigliata. “Chi ci abita – spiega Steven – è tendenzialmente molto ricco. Queste case – chiosa – arrivano a costare fino a 1,5 milioni di euro“. La domanda mi sorge spontanea e allora chiedo. Cosa succede alle abitazioni in caso l’Amstel esondi? “Niente – risponde la guida – semplicemente non può succedere. I canali – spiega – sono strutturati attraverso un sistema di chiuse, che riciclano l’acqua mantenendola sempre fresca e che, soprattutto, ne impediscono l’innalzamento”.

Un’imbarcazione passa tra le case sull’acqua
Ponti, canali, case e abitazioni. Dalla struttura del fiume, Steven passa a spiegare il modus vivendi della società. Serio pone una domanda. “Quanti poliziotti avete visto girare per la città?” La risposta, all’unisono, è stata pochi. “Esatto – risponde fiero – ad Amsterdam vedrete sempre pochi poliziotti girare, per il semplice fatto che è molto sicura. La città – precisa – ha un tasso di criminalità tra i più bassi al mondo“. Una catarsi, presa a prestito dal teatro greco, che dà libero sfogo alle pulsioni umane. Osserva, fai, liberati, sfogati. Ma fallo con criterio. Questa la regola, da cui non si scappa. E tutti la osservano. Tutti la rispettano. A tal proposito, Steven cita Tommorrowland, il famoso festival di musica elettronica, che a luglio è sbarcato anche in Italia per la prima volta. “Sappiamo perfettamente che le persone, per quanto si possa vigilare, fanno uso di droghe anche pesanti“. E allora cosa fare? Una domanda a cui l’Olanda dà una sola risposta. Niente moralismi. Niente perbenismi. La risposta è il controllo medico. “In ogni festivall – spiega – vengono disposti dei presidi medici che controllano la qualità della droga così da evitare che le persone muoiano assumendo roba tagliata male”. Certo, da una parte verrebbe da dire “non drogatevi e se lo fate, arrangiatevi”, ma la realtà, contro cui scontrarsi, è un’altra. Le sostanze stupefacenti ci sono. Evitarne il consumo è pressoché impossibile. Allora, perché non assistere chi vuole consumare lo sballo?
A’DAM TOREN
Lungo la riva Nord dell’Amstel, sorge opulenta l’A’Dam Toren. Un grattacielo da cui è possibile, a ogni angolo del suo perimetro, osservare tutta Amsterdam.

Oblò all’interno del grattacielo, da cui si vede una porzione di città
Con i suoi vizi e i suoi capricci. Con la sua architettura tipica e inimitabile. Dalla torre di Amsterdam, si offre uno spettacolo impossibile da non guardare. Impossibile da non vivere. Al di la della stazione Centrale, una navetta gratuita porta locali e turisti dall’altra parte della sponda.

L’A’Dam Toren vista dalla navetta
All’arrivo, una volta saliti sul grattacielo, l’atmosfera acquisisce una parvenza aristocratica e allo stesso tempo alternativa. L’interno è adibito a ristorante e lounge bar. Amici e coppie innamorate si ritrovano sospesi nel tempo.
Al piano superiore, invece, la terrazza all’aperto. Un piccolo chiosco con dj set regala all’ambiente un’atmosfera vagamente sublime. E mentre le casse pompano musica e il vino si lascia bere come l’acqua da una ruscello, Amsterdam, al tramonto, si lascia guardare in tutto il suo splendore.
ZAANSE SCHANS E VOLENDAM
Amsterdam è solo una piccola porzione di quella che, effettivamente, è l’Olanda. Spinti dalla curiosità io e Caterina, la mia compagna di venture, decidiamo di fare una gita fuori porta. Per prima cosa, la solita routine: sveglia e colazione. Poi, pronti e via, verso una nuova avventura.
Preso l’autobus dalla stazione Centrale, la prima tappa è stata Zaanse Schans, il paese dei mulini a vento. Subito, una piccola nota critica. Interessanti i mulini, meno interessanti, invece, i reiterati negozi di souvenir che scandiscono, quasi esclusivamente, la struttura, la forma e la vita del villaggio.
Baretti e ristoranti, perfino un posto dove farsi la cioccolata fredda o calda, a seconda dei propri gusti, diversificano un po’ l’atmosfera da souvenir. Insomma, data l’organizzazione olandese, ci saremmo aspettati un po’ più di turismo storico e meno turismo al dettaglio. Un villaggio bello allo sguardo, ma poco asservito alla curiosità.
Discorso diverso, invece, vale per Volendam. Fin da subito, infatti, il paesino regala una sensazione particolare. Quasi estraniante, avulsa dal tempo e forse dallo spazio. Alla vista si apre il mare.
L’olfatto, invece, viene soddisfatto da un profumo di pesce, fuoriuscente dalle diverse bancarelle di street food. Tutte disposte ordinate, scandiscono la camminata lungo la strada principale, che come fosse una “T”, si sviluppa in orizzontale rispetto all’asse verticale del paese, delimitando i naturali confini architettonici del villaggio.
DI NUOVO AMSTERDAM – L’ULTIMA NOTTE
Una gita, quella sopra spiegata, che ci ha impegnati per quasi tutta la giornata. E se verso le 17, abbiamo fatto ritorno in città, “la sera – ci siamo detti – è ancora troppo giovane per non essere vissuta”. Un’ultima notte, un’ultima occasione per vivere lo spettacolo che Amsterdam offre. “E allora via si va, via si va, si va via” Lo cantava Jovanotti, in “Lorenzo 98”. Non ce lo siamo fatto ripetere. Breve sosta in albergo, giusto per darci una rinfrescata e… via si va, si va via. Direzione, quartiere a luci rosse.
Quello che fino alle ultime luci del sole, sembra essere un normale quartiere, all’improvviso, come per incanto, subisce una kafkiana metamorfosi. Un quartiere, per interno, lesto si desta e pronto, senza indugi, sveste la propria maschera. Divertiti, gruppi di amici e di amiche, di coppie o di adulti con la famiglia, girano per le vie del quartiere.
Ci sono bar e ristoranti, che trasgressivi rispetto al mood, restituiscono una parvenza di “normalità”. Ma poi ci sono i musei del sesso, i night e i locali per scambisti. Attrattive per etero e non. Ma soprattutto, ci sono le più strette stradine. Su ambo i lati, le rosse vetrine circondano i passanti, i curiosi che si intrattengono con le signorine e i clienti, che con fare rilassato, calmo e tranquillo, entrano e pagano. Consumano e spensierati se ne vanno.
Luci e colori su nude attrattive dallo sguardo ammiccante. Un’attrazione, senza tabù, più turistica che non sessuale. E così, tra gli scampanellii di bicicletta e il profumo d’erba, che senza peso si profonde per le strade, tutto assume le sembianze di un trip, che lento sale e pervade i volti degli spettatori. Occhi sgranati. Stupiti. Meravigliati. Sguardi allegri, che non ammettono dilazioni. E come cita la famosa istallazione, situata nei pressi del Rijksmuseum, I’AMSTERDAM.