I governatori: “Lombardia e Veneto verso l’indipendenza”

9 agosto 2018 | 11:31
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I governatori: “Lombardia e Veneto verso l’indipendenza”

Festa della Lega. Ad Arcore Fontana e Zaia, i governatori di Regione Lombardia e Veneto, si esprimono su questioni spinose. Dall’autonomia Regionale, alla questione vaccini

Autonomia territoriale. Decreto dignità e futuro di Trenord. Tre temi, questi, piuttosto caldi, ma soprattutto cari a Luca Zaia e Attilio Fontana, rispettivi governatori di Regione Veneto e Regione Lombardia, intervenuti ieri alla festa della Lega. “Non mi interessa parlare di quello che si potrebbe fare – asserisce Fontana – ma di quello che quotidianamente stiamo facendo”.

Ad Arcore, in via Monte Rosa, più che una tavola c’è una piazza rotonda. Seduti i cittadini, a presenziare Zaia e Fontana. Due realtà vicine, quella del Veneto e della Lombardia. Ad unirle, una stessa bandiera, quella leghista. Due facce di una stessa medaglia da cui è nato un dibattito a cielo aperto. Snocciolate diverse questioni, tra cui l’autonomia regionale. L’interesse dei brianzoli, insomma, si incontra con l’interesse nazionale.

ATTILIO FONTANA – Ferrovie dello Stato

Sulla questione Trenord Fontana usa un tono perentorio, che per l’appunto non ammette dilazioni. “I lombardi – sostiene – meritano dei treni che funzionino. Così, non si può andare avanti”. Effettivamente c’è qualcosa che non torna. Trenord, i brianzoli lo sanno bene, non è propriamente efficiente. Continui ritardi, improvvisi annullamenti. Una situazione orami disperata, che mette in difficoltà ogni pendolare. “Ferrovie dello Stato – tuona Fontana – non funziona”. La precedente amministrazione di Regione Lombardia, quella di Maroni tanto per intenderci, ha fatto dei cospicui investimenti. Tra potenziamento delle linee e apporto di nuovi treni, la cifra si aggira attorno al miliardo di euro. “Ferrovie – spiega il governatore – ha però asserito che fin quando non avrà una partecipazione maggioritaria all’interno della società, non farà nessun investimento”. Passo in dietro. Va ricordato che la società di trasporto è una compartecipata. Al 50% gestita da Regione Lombardia e per l’altra metà gestita da Ferrovie dello Stato. Insomma, quella che sembra essere una dichiarazione di guerra a scapito dei pendolari, è invece stata gestita in modo risoluto dal neo governatore Attilio Fontana. “Che ognuno cammini con le proprie gambe – risponde Fontana a Ferrovie – e vedremo gli effettivi risultati di chi fa meglio”. Una trincea con migliaia di pendolari ogni giorno. Nonostante i “feriti”, Fontana non demorde. Non retrocede, non si fa intimorire. “Abbiamo già cambiato la governance di Trenord – spiega – e preso per le corna Ferrovie, che in questi anni si è rifiutata di fare il suo dovere. Piccoli passi avanti, con l’aiuto del nuovo ministro, sono stati fatti  e la questione – sottolinea – è stata messa al centro. A costo di far la guerra – chiosa – il problema sarà il mio punto fermo fin quando non sarà risolto“.

AUTONOMIA REGIONALE

Era il 22 ottobre del 2017. Un referendum popolare ha chiamato Lombardi e Veneti a esprimersi sull’autonomia regionale. “Una vera assunzione di responsabilità”. Così parlò Napolitano nel definire cosa sia l’autonomia. Una partita di popolo, dove il popolo si è espresso. “Un big-bang istituzionale – interviene Zaia – che ha dato vita a una vera e propria riforma di questo paese”. Insomma, se quella del 22 ottobre è stata la presa di posizione di due regioni, “siamo arrivati a un punto di non ritorno”, rafforza Fontana.

Ma la domanda a questo punto, è più che lecita. A che punto sono i lavori? “Quello dell’autonomia – spiega fontana – è un percorso da costruire. Dev’esserci un’intesa tra Regione e Governo. Non so dire esattamente quando arriverà, ma la macchina è partita”. Una promessa arriva dall’alto. “Noi – spiega Fontana – spendiamo meno di tutte le altre Regioni ad amministrare e di conseguenza, essendo più efficaci ed efficienti, potremo destinare i soldi risparmiati , circa 56 miliardi di residuo fiscale, verso un welfare più attento ai cittadini”. Non pagare il bollo auto, almeno per i lombardi, potrebbe essere un sogno, che si spera non venga disatteso.

DECRETO DIGNITÀ

Zaia lo difende e Fontana avvalla la sua tesi. Si scaglia contro i giornalisti che inseguono la notizia. Critici, si scagliano contro il governo. “Il decreto dignità – asserisce Zaia – si rivolge a una questione giusta e sfido chiunque a negarlo. Questo decreto si scaglia contro il precariato, che è un male dei nostri tempi, dei giovani soprattutto. Un male – sottolinea – che significa non avere un fido in banca né prospettive di crescita”. Da una parte i giovani, che vogliono crescere. Dall’altra gli imprenditori, contrari al decreto. Due esigenze. Due realtà. L’una che non va incontro all’altra. Ma pur sempre due facce della stessa medaglia. “Il decreto dignità – conclude Zaia – non deve essere fine a se stesso, ma deve essere un tassello di un grande mosaico che spero concluda il quadro assieme ad atri tasselli come quello della flat tax“.

VACCINI

Posizione controversa. Giusti o non giusti? Ai medici, se la scienza non è un’opinione, l’ardua sentenza. Ma quale il punto di vista dei due governatori? “Io – sostiene Zaia – sono a favore dei vaccini, ma non con l’obbligatorietà“. Questione di ossimoro? No, spiegandosi, il governatore propone il modello veneto. “Ci sono tre alternative”, dice. “Il no vax, che non voglio nemmeno prendere in considerazione, il modello coercitivo e il modello comunicativo”. Escludendo i primi due, quello che rimane è il terzo. Il modello comunicativo. Di cosa si tratta, Zaia lo chiarisce. “In primis facciamo informazione. Abbiamo poi creato una anagrafe vaccinale digitale, che tiene sotto controllo la situazione. Ad esempio – spiega – scriviamo ai genitori se un bambino salta un richiamo”. Insomma, quello del veneto è un modello della non obbligatorietà, ma del dialogo. Informare, per far conoscere. Far conoscere per sensibilizzare. E se è vero il detto “squadra che vince, squadra che non si cambia”, Fontana concorda con la posizione del suo omonimo del Veneto. Lecita, però, viene una domanda. Il dialogo può davvero essere funzionale e utile per ogni regione?