Calci in faccia alla fidanzata, poi la lascia agonizzante per tutta la notte

La giovane, una 27enne, si è salvata grazie all’intervento del padre, che l’ha trovata a letto la mattina con viso gonfio e tumefatto, mandibola e orbita oculare fratturate
Presa a calci in faccia, in testa, dall’alto verso il basso, quasi come volesse calpestarla. Poi trascinata per i capelli in casa, dove sono arrivati altri pugni, sberle e percosse. Infine, lasciata agonizzante a letto per una notte intera.
Questa atroce vicenda è avvenuta a Roncello. Qui, da qualche mese, vive in affitto una coppia: 45 anni lui, 27 lei. Lui, con precedenti, fa il tatuatore e ha in casa anche una zona adibita all’attività, lei lavora in un supermercato.
È la sera di giovedì 2 agosto quando i due si trovano a passeggiare per le strade del paese. Senza ragione, forse dopo aver abusato di cocaina, il 45 anni sferra il primo colpo alla giovane. Forse un diverbio, forse la gelosia, che però non giustificano quanto accade dopo: l’uomo dà letteralmente di matto, inizia a picchiare la ragazza, prendendola a calci e pugni in mezzo alla strada, in faccia, in testa, sul corpo. Non contento, l’afferra per i capelli e la trascina in casa, dove prosegue con l’aggressione. La picchia al punto, come scopriranno i medici poi, da romperle mandibola e orbita oculare. Terminato, la lascia agonizzante sul letto, mentre lui, nell’altra stanza, prosegue con la sua serata, come nulla fosse.
Passa la notte e il padre della ragazza, che nel frattempo aveva provato a contattarla senza riuscirci, inizia a preoccuparsi. La mattina, riceve la chiamata della figlia, che gli chiede di avvisare il suo datore di lavoro: quel giorno non potrà recarsi al supermercato. Il padre, però, sente che c’è qualcosa che non va: la figlia non parla bene. Così insiste e lei racconta delle percosse. Lui allora allerta i Carabinieri e nel frattempo va lì: alla porta nessuno risponde, ma entra dalla finestra e trova la figlia sul letto, con il viso gonfio, tumefatto e con sangue rappreso ovunque; non riesce nemmeno a parlare, ha la mandibola bloccata. A quel punto arrivano anche i Carabinieri della stazione di Bellusco che entrati in casa trovano lui seduto al tavolo della cucina, rilassato e intento a fumarsi una sigaretta.
La giovane viene subito soccorsa e trasportata all’ospedale di Vimercate. Bisognerà attendere la sera prima che, grazie alle cure, sarà in grado di rispondere alle domande dei militari. Alla domanda: “È stato lui?” lei conferma, riesce appena a dire sì o no con la testa, ma le percosse sul suo corpo parlano da sole. Nonostante tutto, non vuole denunciare, ma i carabinieri procedono d’ufficio e arrestano l’aggressore.
Ricoverata con prognosi di 30 giorni, la 27enne dovrà probabilmente subire un ulteriore intervento all’orbita oculare ed è quasi certo che porterà per sempre sul viso i segni di quanto successo. Per questo, si passerà da lesioni gravi a lesioni gravissime. Per fortuna le percosse non hanno portato a traumi o emorragie interne, perché se così fosse stato forse la giovane non sarebbe sopravvissuta.
Sembra che il 45enne non fosse nuovo a episodi di questo genere, che lei però non ha mai denunciato: il padre aveva notato lividi che però lei aveva sempre giustificato. Al giudice, durante il processo per direttissima dopo l’arresto, il 45enne non ha nemmeno raccontato chiaramente quando accaduto, dichiarando di non aver chiamato il 118 nonostante le condizioni disperate della 27enne perché “le aveva dato solo una sberla”.