Lavoratori dello spettacolo, pensioni: la Cgil Monza e Brianza lancia l’allarme

Molti attori, registi, ma anche sportivi e operatori dell’intrattenimento e della cultura, non percepiscono la giusta indennità. Colpa del trasferimento incompiuto delle funzioni Enpals all’Inps.
Se si dice lavoratori dello spettacolo, si pensa subito ad attori, registi, presentatori televisivi e starlette più o meno valide di un mondo, a volte di plastica, così lontano da quello della gente “normale”. Invece le cose non stanno proprio in questi termini. Almeno dal punto di vista delle pensioni. Ambito in cui le varie figure di lavoratori dello spettacolo, molti di più di quello che si creda, se la passano molto meno bene di quanto ci si potrebbe immaginare. Soprattutto dal 2012 in poi, anno in cui, con la legge 214/2011, è entrata in vigore la soppressione dell’Enpals (Ente nazionale di previdenza e assistenza dei lavoratori dello spettacolo) ed il trasferimento delle sue funzioni all’Inps (Istituto nazionale di previdenza sociale). Da allora, per attori, musicisti, ballerini, sportivi professionisti e per chi lavora nell’intrattenimento e nella cultura, sono cominciati una serie di problemi, non ancora risolti, riguardanti proprio le pensioni.
“Lo stato dell’arte è questo – spiega Davide Cappelletti, Direttore Provinciale del Patronato Inca Cgil Brianza – dall’Istituto di previdenza non è possibile ottenere la documentazione che attesta le annualità contributive e la data da cui scatta il diritto all’assegno pensionistico. Solo un serio approfondimento rispetto a tali problematiche – continua – può garantire a tali lavoratori il diritto di pianificare il proprio futuro previdenziale, garantendo, al traguardo, un accesso a pensione senza ritardi”. La situazione, è la denuncia del sindacato, è piuttosto ingarbugliata in più aspetti. Dal mancato aggiornamento dei sistemi di calcolo per gli ex iscritti all’Enpals ad un chiaro difetto di trasparenza, che non permette al pensionato di verificare la correttezza dell’importo liquidato.
Anche sulle lacune riguardanti l’aggiornamento della posizione assicurativa dei lavoratori dello spettacolo, in particolare per il 2015, il dibattito va avanti da oltre 5 anni. E ha visto coinvolti anche i vertici del Governo. In questo contesto Monza e in Brianza non fanno eccezione. Anzi. “E’ un problema risalente che si auspicava potesse ottenere una rapida soluzione nell’interesse dei contribuenti – afferma Cappelletti – a livello territoriale notiamo invece, nella gestione quotidiana delle posizioni assicurative dei lavoratori con tutta o parte della contribuzione Inps exEnpals, che col tempo sono stati fatti enormi passi indietro”.
Tra le tematiche più sotto osservazione ci sono le domande di “pensione esplorativa”, cioè quelle presentate da chi è in prossimità di pensionamento e vive una situazione peculiare come quella degli iscritti alla gestione ex Enpals. Su questo fronte, secondo quanto affermano i Patronati, l’Inps si limita a comunicare che l’interessato ha maturato o meno il diritto alla pensione, senza dare dettagli sull’anzianità contributiva maturata. Una scelta che aggrava ulteriormente un quadro normativo, che nel corso del tempo ha previsto una serie di specificità per queste figure di lavoratori.
“Qualsiasi consulente esperto di previdenza sa molto bene che gli iscritti Inps exEnpals versano i contributi non su base settimanale, ma giornaliera e per maturare un’annualità di contribuzione è sufficiente un numero di giorni lavorati che varia a seconda del lavoro svolto: 120 o 260 per chi ha un contratto a tempo determinato e 312 per i tempi indeterminati – chiarisce il Direttore Provinciale del Patronato Inca Cgil Brianza – tali soglie, per complicare ulteriormente la consulenza, prima del 1997 erano inferiori per tutelare gli attori e i musicisti che sono spesso occupati per pochi mesi e non in modo continuativo. In aggiunta, eventuali eccedenze di contributi giornalieri accumulati in un anno fortunato possono essere utilizzate per riempire i buchi degli altri periodi”.
La mancanza di chiarezza rischia di rendere vano il diritto dei lavoratori dello spettacolo di fare ricorso se si sentono danneggiati sull’importo di pensione liquidata. “Il pensionato non ha la possibilità di verificare la correttezza dell’importo liquidato e nel caso in cui dovesse successivamente verificare un errore in difetto dell’importo di pensione liquidata – conclude Cappelletti – potrebbe incorrere nella trappola della decadenza triennale del diritto, con la perdita definitiva del diritto al ricalcolo della prestazione”. Visto l’andamento attuale, per alcuni dei lavoratori dello spettacolo i tempi potrebbero essere scaduti prima ancora di aver potuto fare qualcosa per rimediare alla propria situazione.