Part time verticale ciclico, la Cgil Mb si schiera per l’intera copertura contributiva

Chi è impiegato nelle mense scolastiche o come pilota e assistente di volo, seppure a tempo indeterminato, viene penalizzato dall’Inps ai fini pensionistici per colpa della discontinuità. Il sindacato è al loro fianco.
Cosa hanno in comune chi lavora nei servizi di mensa e pulizie presso i plessi scolastici o le scuole dell’infanzia, i piloti e gli assistenti di volo? Apparentemente nulla. E, invece, molti non sanno che queste figure di lavoratori spesso hanno lo stesso tipo di contratto a tempo indeterminato, il part time verticale ciclico. Che, tipologia frequente negli impieghi discontinui, consiste nello svolgimento della prestazione lavorativa per alcuni periodi dell’anno con una sospensione per i restanti mesi. Niente di male, in teoria è assolutamente tutto lecito.
Se non fosse che, nei periodi di interruzione della prestazione lavorativa, i lavoratori non percepiscono alcuna retribuzione. E, nonostante il rapporto di lavoro continui, trattandosi di rapporto a tempo indeterminato, non viene loro riconosciuta, da parte dell’Inps, la copertura contributiva. Questo determina vuoti contributivi che fanno slittare di anni il raggiungimento del diritto alla pensione. Con un danno evidente, oltre che una diseguaglianza, per questo tipo di lavoratori.
Il problema è stato oggetto di dibattito negli ultimi mesi. La Cassazione, in diverse pronunce, ha sancito il diritto dei lavoratori, in part time verticale ciclico, all’inclusione anche dei periodi non lavorati nell’anzianità contributiva, poiché la contribuzione ridotta incide sulla misura della pensione e non sulla durata del rapporto di lavoro. “La Cassazione, sulla base della pronuncia della Corte di Giustizia Europea e dei principi comunitari, che affermano la parità di trattamento tra lavoratori a tempo pieno e lavoratori a tempo parziale – spiega Giovanna Piccoli, responsabile dell’Ufficio vertenze della Cgil Mb – si è espressa per il diritto al riconoscimento della copertura contributiva per l’intero anno comprensivo, quindi, anche delle settimane non lavorate”.
Per risolvere la questione contributiva dei lavoratori in part time verticale ciclico, a luglio è sceso in campo anche il presidente dell’Inps, Tito Boeri. Che ha chiesto lumi al Governo su come intervenire. Anche perché, in mancanza di indicazioni chiare, l’Istituto nazionale di previdenza sociale è costretto a sobbarcarsi inutili e costose spese giudiziarie. Ma, nonostante ad inizio agosto la Camera dei Deputati abbia accolto un ordine del giorno che impegna il Governo nell’ambito della prossima legge di stabilità a “valutare l’opportunità di intervenire per porre fine ad un evidente iniquità”, per il momento non ci sono novità a livello nazionale. E, così, la tematica continua a tenere banco anche a Monza e in Brianza. Dove la Cgil territoriale, che si è già schierata più volte al fianco di lavoratori in part time verticale ciclico, sollecita un intervento risolutivo.
“Il nostro Ufficio ha assistito diverse lavoratrici della Filcams Cgil, che da anni lavorano negli appalti di refezione scolastica presso varie scuole della provincia di Monza e Brianza, con il patrocinio dell’Avvocato Casula, che compone il pool dei legali del nostro Ufficio – afferma Piccoli – la prima di queste cause, da noi promosse contro l’Inps, è stata decisa dal Tribunale di Milano ed ha avuto esito positivo. Si è conclusa, infatti, con l’accertamento del diritto della ricorrente a vedersi riconosciuta l’anzianità contributiva di 52 settimane per ogni anno in cui ha lavorato in regime di part time ciclico, con ogni conseguenza di legge”.
Un risultato importante, anche alla luce del fatto che l’attuale governo nazionale, di marca gialloverde, ha più volte annunciato l’abolizione o, comunque, una decisa riforma della legge Fornero. “Gli orientamenti giurisprudenziali, che finora si sono sviluppati sul tema, restituiscono a queste lavoratrici e lavoratori il diritto ad avere un trattamento previdenziale, ai fini dell’acquisizione dell’anzianità contributiva, non deteriore rispetto a chi lavora a tempo pieno – sostiene la responsabile dell’Ufficio vertenze della Cgil Monza e Brianza – un fatto ancora più significativo se messo in relazione con la possibilità, per le lavoratrici negli appalti di refezione scolastica, di acquisire già nell’immediato, con la copertura contributiva dei periodi finora non riconosciuti dall’Inps, il diritto al pensionamento o di acquisirlo a breve”.