Assolombarda, responsabilità e futuro. Bonomi, critica la manovra di bilancio

18 ottobre 2018 | 18:03
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Assolombarda, responsabilità e futuro. Bonomi, critica la manovra di bilancio

Intervento duro quello di Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, verso le future manovre del Governo. Dall’altra parte dice: “Dobbiamo tutti contribuire a una nuova strategia di responsabilità nazionale”.

Si è parlato di responsabilità, quella del futuro. Alla Scala di Milano, oggi. Si apre il sipario. Quando in scena va il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi, dal palco suona la sfiducia alla prossima manovra economica portata avanti dal Governo giallo-verde.“L’Italia che sarà vive oggi, la responsabilità del futuro è nostra”.

Lui, Bonomi non la vuole chiamare bocciatura ai microfoni dei giornalisti, ma di fatto lo è. Perchè la manovra nel suo lungo e articolato discorso all’assemblea degli imprenditori, e ce n’erano centinaia (700) ad ascoltarlo, è smontata pezzo per pezzo. Pensioni, pace fiscale, Europa. Il Governo per voce del ministro Tria, presente all’assise confindustriale più importante d’Italia, tira dritto, ribadendo l’assoluta convinzione che le mosse che saranno messe in campo daranno lo slancio che serve al Paese per ripartire.
Ma per gli imprenditori la musica da suonare è un’altra e oggi alla Scala Bonomi l”ha fatta sentire, eccome. La proposta di un metodo nuovo per l’agenda pubblica, la sfida del lavoro e una forte delusione per la manovra di bilancio sono stati i temi della relazione in un discorso molto critico e incisivo. Dalla platea gli applausi più lunghi e più intensi, non a caso, sono stati per lui.

All’assemblea generale di Assolombarda se Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica, è intervenuto facendo recapitare una lettera in cui ha espresso la fiducia verso l’Europa e la volontà di lavorare unite per il bene del Paese, gli altri c’erano tutti.  Ad aprire l’Assemblea Generale è stato il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ha chiesto al Governo di guardare a Milano come la locomotiva dell’economia italiana. Un concetto sposato da Attilio Fontana, Presidente di Regione Lombardia, che ha chiesto più autonomia per la Lombardia. Naturalmente sul palco anche  Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria che ha smorzato i toni utilizzati da Bonomi, pur dicendosi sulla stessa linea del Presidente di Assolombarda.

Al teatro c’era anche, come abbiamo già detto, il Ministro Tria che ha parlato dopo l’intervento di Bonomi. Un intervento pacato e che ha ribadito la convinzione della stabilità della manovra economica: “La riduzione programmata del rapporto debito-Pil non ci soddisfa, ma è la prima volta che si realizza. Una crescita troppo bassa non potrebbe farci uscire dal solco della crisi degli ultimi dieci anni. Una economia che non avanza abbastanza rischia di avvitarsi”.

Il discorso di Bonomi – Assemblea 2018 – Relazione Presidente Bonomi

“Come comunità di impresa – ha asserito Bonomi – il nostro dovere è rivolto all’intera società. Come parte del ceto dirigente del nostro paese – sottolinea il presidente – non possiamo e non dobbiamo discutere solo delle nostre esigenze, ma dobbiamo tutti contribuire a una nuova strategia di responsabilità nazionale, con gli occhi rivolti all’Europa”. E ha aggiunto, tendendo la mano all’esecutivo – “Come parte integrante di questo Paese – chiosa – non possiamo e non vogliamo voltarci dall’altra parte. Per questo – asserisce in modo fermo – ho deciso di rivolgermi idealmente a tutte le forze della vita pubblica italiana. Noi non stiamo nè con una parte nè con un’altra. Noi tifiamo per l’Italia”. Il tono si fa perentorio. Fermo. Deciso. “Dobbiamo tutti contribuire a una nuova strategia di responsabilità nazionale”.

“Non siamo usciti dalla crisi per diritto Divino – sottolinea – ma ci siamo usciti grazie e soprattutto all’impegno e ai sacrifici di migliaia di imprenditori italiani e di tutti i nostri collaboratori. Come imprenditori – spiega Bonomi – abbiamo pagato un caro prezzo. Quasi 700 vite umane spezzate e migliaia di aziende chiuse. In discussione è l’idea stessa di Stato – spiega Bonomi – e dobbiamo impegnarci con forza perché non si radichi e si diffonda sempre di più l’idea di uno Stato paternalista, che nel corso del ‘900 ha prodotto guai immensi. Al contrario – sottolinea – dobbiamo essere in campo ogni giorno come sistema per vincere la solitudine”. Il suo discorso trova il plauso degli astanti, poi un altro appello, lanciato direttamente al ministro Tria. “Siamo noi tutti assieme – asserisce Bonomi – che dobbiamo proporre una nuova visione di Italia coesa e che sia capace di ripristinare gli ascensori sociali, perché per ognuno di noi che abbandona, si impoverisce il Paese”.
“Essere imprenditori – sostiene – vuol dire avere senso del rischio e guardare verso nuovi orizzonti, cercando, in modo maniacale, l’innovazione”. Lavorare, quindi, a favore dello sviluppo. “E a proposito di lavoro – chiarisce Bonomi – non siamo e non vogliamo essere confusi con quelli che sfruttano i lavoratori. Quelli – sostiene ad alta voce – non sono imprenditori, ma sono delinquenti. Le leggi ci sono – sottolinea – che lo Stato intervenga e li metta in galera, quelli che lucrano sulla fame”.
Si tratta – chiarisce – di recuperare, prima di tutto, un linguaggio più adeguato. Del resto – chiarisce – a fare la cultura di un paese e l’immagine che esso ha di sé, sono innanzitutto l’educazione, il linguaggio e i comportamenti”. “É questa generale mancanza di responsabilità – sostiene Bonomi – che travolge le fiducia verso le istituzioni e che sfibra la coesione sociale”.

“Nella ripresa italiana – commenta Bonomi – Milano, nel territorio che noi rappresentiamo, é stata la prima, ma come primi in Italia, il nostro senso di responsabilità è considerare il successo di Milano a disposizione di tutto il paese”. Dati alla mano, i numeri parlano chiaro. Nel 2018 la città lombarda ha superato le 200mila imprese attive. “Milano – afferma Bonomi – é capitale digitale, con un patto da imprese e università, che porta sempre più giovani in città a studiare e a lavorare”.

Articolo di Matteo Speziali e di Massimo Chisari