Monza: un convegno per superare le difficoltà di apprendimento

1 ottobre 2018 | 00:00
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Monza: un convegno per superare le difficoltà di apprendimento

La cooperativa onlus La Fenice assieme agli Stati Generali delle donne Monza e Brianza, parlano delle difficoltà di apprendimento, di come riconoscerle nell’infante al fine di intervenire in modo predittivo.

Imparare. Comunicare. Imparare a comunicare. Può sembrare una cosa semplice, spesso scontata, ma non lo è. Almeno non per tutti. “In un mondo di luci sentirsi nessuno. Non sapere far nulla in un mondo che sa fare tutto”, a cantarlo era Luigi Tenco, ma in un mondo di  parole e numeri come ci si può sentire? Una domanda, molteplici risposte.

In un mondo di  parole e numeri… Prevenire e affrontare le difficoltà di linguaggio e apprendimento“. Questo il titolo del convegno che si è tenuto nella mattinata di sabato 29 settembre, all’interno del polo istituzionale Provincia di Monza e Brianza in via Grigna 13.

Un convegno che ha posto in essere un problema reale, ma obiettivamente poco sentito. Dar voce, in sostanza, a chi una voce fatica ad averla, proprio per quelle difficoltà di apprendimento che possono estraniare, isolare, allontanare una persona, che nonostante le sue difficoltà, quello che cerca è solo un posto nel mondo, il suo.

L’evento, patrocinato da Regione Lombardia, dall’ufficio scolastico regionale, dalla Provincia di Monza e Brianza, dal Comune di Monza, dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia, dall’Ordine dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri di Monza e Brianza, è stato organizzato dalla cooperativa onlus La Fenice e dagli Stati Generali delle donne Monza e Brianza, con l’obiettivo di sensibilizzare i genitori e gli educatori riguardo le difficoltà connesse allo sviluppo del linguaggio e dell’apprendimento in età evolutiva. “Nei primi tre anni  di vita del bambino – spiega la dottoressa Elisabetta Bacca – ci sono tutti i presupposti per capire i segnali al fine di intervenire in modo predittivo.

Se le famiglie sono gli attori principali, le scuole devono svolgere la funzione di regista. Coordinare, supportare e, quando necessario, intervenire. Del resto hanno una grande responsabilità e a tal proposito, sopraggiunge la giurisprudenza. Lo fa con la legge 170/2010 introducendo norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico. Tale legge, quindi, tutela il diritto allo studio dei ragazzi con difficoltà di apprendimento e dà alla scuola un’opportunità per riflettere sulle metodologie da mettere in atto per favorire il percorso didattico.

Se la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia non vanno intese come delle malattie, chi necessita di Bisogni Educativi Speciali, tuttavia, vive una situazione particolare, sicuramente di stress e di disagio. Queste ansie, come ad esempio la paura di non essere accettati dai propri compagni, causano degli effetti collaterali che possono peggiorare la situazione preesistente. E allora cosa fare? Così come spiega la dottoressa Maria Esposito, bisognerebbe “capire con il cuore”. Una relazione, quella di Esposito, che palesa il rapporto tra emozioni e apprendimento. “In un ambiente ideale – spiega – la serenità aiuta l’apprendimento proprio perché associato ad una situazione di calma. Al contrario – chiosa – un ambiente di stress lo rende più complicato anche per il fatto che la nozione subito verrebbe associata al ricordo negativo”.

Nulla è irrisolvibile. Questo è quanto è emerso dal convegno: i problemi se capiti e affrontati correttamente, possono essere risolti nel modo giusto.