Antonio e Rossana, prima il balfolk poi una casa discografica e quindi un festival

7 novembre 2018 | 16:25
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Antonio e Rossana, prima il balfolk poi una casa discografica e quindi un festival

Lui, lei, la comune passione per il folk, un matrimonio e poi la creazione di una casa discografica e l’organizzazione di uno dei più importanti eventi danzerecci d’Italia.

Lui, lei, la comune passione per il folk, un matrimonio e poi la creazione di una casa discografica e l’organizzazione di uno dei più importanti eventi danzerecci d’Italia. La storia si intreccia tra Monza, città di lui, Antonio Grazioli, e Sesto San Giovanni, città di lei, Rossana Ulisse, che Monza la conosce bene avendo studiato all’Istituto statale d’arte, in Villa Reale.

Ho vissuto 40 anni, cioè fino al 2016, a Monza, nel quartiere Cazzaniga – spiega Antonio – È una città molto carina, vivibile grazie al molto verde, ma purtroppo è ancora troppo dipendente da Milano”. Rossana ha un bel ricordo dell’Isa: “Una scuola che offre tante opportunità e ricca di bravi insegnanti”.

Due strade, quelle di Antonio e Rossana, che si sono incrociate a una serata di ballo folk, a Seregno: “Ci siamo conosciuti a un concerto degli Spakkabrianza, al Tambourine, quasi 8 anni fa”. Antonio era quasi un neofita: “Ero stato a un evento balfolk nel 1995, dopodiché ho ripreso nel 2006 dopo essere stato a un concerto dei Lou Dalfin a Borgo San Dalmazzo. Quella sera ho deciso che avrei imparato a ballare il folk a Monza”. Rossana balla invece da oltre vent’anni: “Il primo concerto è del 1996, poi mi sono appassionata alle danze di tutto il mondo e, nei primi anni, ho partecipato pure a delle competizioni di danze irlandesi”.

Tra una polka e una scottish, tra un valzer e una mazurka francese, l’amore li ha condotti all’altare. Lui consulente informatico, lei contabile, a un certo punto hanno deciso di creare una casa discografica dedicata al folk. “Ho sempre cercato di diffondere la bellezza del mondo folk – spiega Rossana la genesi del progetto Rox Records – Avendo il balfolk cambiato la vita mia e di Antonio, volevamo fare qualcosa per farlo conoscere di più. Mi è venuto in aiuto lui, che anni prima suonava in una band”. “Prima di appassionarmi al folk facevo il chitarrista nel gruppo degli Apprensione, che suonava rock crossover – racconta Antonio, che è stato anche cantore nel Coro Anthem di Monza – Siccome ho sempre sognato di avere un’etichetta discografica, e dato che di case dedicate al folk in Italia ce n’era solo una, ho aiutato Rossana a esaudire il suo desiderio”.

Era il 2013. La conoscenza della musica, la conoscenza delle danze, la conoscenza di molti musicisti (“dal 1998 in poi ho partecipato a numerosi festival internazionali, a cominciare dal Grand Bal de l’Europe di Gennetines, in Francia” sottolinea Rossana) li hanno fatto partire col piede giusto. Poi la presenza capillare ai festival ha attirato su di loro l’attenzione sia dei musicisti che ancora non li conoscevano che di giovani talenti alla ricerca di qualcuno che li lanciasse. Attenzione, però: non stiamo parlando di chissà quale business, sia per gli uni che per gli altri. Tra i musicisti solo in pochi riescono a vivere di folk e Antonio e Rossana con questa attività riescono appena a coprire le spese.

“La nostra ‘mission’ – spiega Antonio – non è quella di proporre bravi musicisti che suonano ‘cover’, ma bravi musicisti che suonano cose nuove”. “Questo non vuol dire che non ci interessi la musica tradizionale – precisa Rossana – ma puntiamo di più sul cosiddetto ‘neotrad’, un termine che a dire il vero non ci piace, perché riduttivo e spesso utilizzato con un’accezione negativa”. “Non mi piace questa contrapposizione che si è creata tra ‘trad’ e ‘neotrad’ – aggiunge Antonio – Le due anime del folk possono convivere. Io credo, però, che il tradizionale se non si fa contaminare andrà a morire”.

In 6 anni Rox Records (www.roxrecords.it) ha prodotto 30 dischi, allargando il proprio catalogo ad artisti di tante regioni italiane. I nomi più noti dell’etichetta sono Andrea Capezzuoli e Compagnia, Baìa Trio, Estremìa, Alzamantes e Folkamiseria nonché quelli di due brianzoli, il villasantese Adriano Sangineto e il muggiorese Roberto Carlotti. “Sangineto suona l’arpa celtica e il clarinetto ed è un artista poliedrico, più famoso in Europa che in Italia. Vanta collaborazioni con Carlos Nuñez e altri artisti di altissimo livello internazionale” sottolinea Rossana. “Roberto Carlotti è un fisarmonicista che ha alle spalle una lunga carriera, avendo anche fatto parte del gruppo degli Jéntu. Come Sangineto propone pure musica folk d’ascolto” evidenzia Antonio.

A proposito di Brianza, il balfolk è uscito da Milano e l’ha conquistata… “Effettivamente a fine anni ‘90 in Lombardia il folk era concentrato nel capoluogo – confermano Antonio e Rossana – Poi a metà degli anni 2000 il Tambourine ha cominciato a organizzare concerti folk di notevole livello, determinando il ritorno di popolarità di questo genere di musica in Brianza. Al noto gruppo de Il Paese delle Mille Danze, guidato da Pierpaolo Perazzini, considerato il principale artefice della rinascita del folk nella nostra regione, si sono affiancati altri gruppi che hanno dominato le scene anche milanesi nell’ultimo decennio, come gli Spakkabrianza, gli Jéntu, i Nocino Folk, i Damatrà, ai quali si sono aggiunti il desiano Saro Calandi, già fisarmonicista de Il Paese delle Mille Danze, e Sangineto, sia da solo che coi Lyradanz”.

Con gli artisti si instaura anche un rapporto d’amicizia? “Sì, casa nostra sembra un circolo letterario dove si entra e si esce a tutte le ore – afferma sorridendo Antonio – A volte i musicisti arrivano all’improvviso per farci ascoltare i loro nuovi pezzi”. “Sono persone molto sensibili ai temi sociali – aggiunge Rossana – Quando Rox Records era nata da poco chiesi loro, e anche ad artisti stranieri, se potevano inviarci un brano tradizionale da inserire nella compilation Trad Action 2013, scaricabile online dal sito e il cui ricavato sarebbe andato, e tuttora va, in beneficenza a favore del Movimento No Slot, associazione che contrasta il gioco d’azzardo di massa. Ebbene, mi risposero positivamente in 17 tra gruppi e singoli musicisti!”.

Sempre per diffondere la musica folk avete creato il sito internet Io ballo folk (www.ioballofolk.it)… “Negli anni da ballerina assidua – spiega Rossana – ero diventata il riferimento per tanti appassionati, al punto che dopo la creazione di Rox Records ero arrivata ad avere una mailing list di circa 400 indirizzi di posta elettronica, ai quali inviavo una specie di newsletter col calendario dei concerti. Era dunque sorta l’esigenza di strutturare meglio questa iniziativa e così con Antonio abbiamo creato Io ballo folk, dove ci si può registrare e inserire gli eventi danzerecci”.

https://www.facebook.com/folkambroeus/videos/1797444360561491/

Successivamente avete pensato di organizzare un grande evento anche voi, quello che è diventato il Folkambroeus (www.folkambroeus.it)… “Organizzare un festival è sempre stato il mio sogno – rivela Rossana – soprattutto dopo che per anni frequentavo i principali festival europei. Io e Antonio ne abbiamo parlato due anni e mezzo fa coi gestori delle attività di balfolk de La Scighera, un circolo di Milano, e coi Balabiott, un gruppo di appassionati che tutte le settimane si ritrova a ballare il folk nel capoluogo, e così abbiamo messo in piedi allo Spazio Mil di Sesto San Giovanni la prima edizione del Folkambroeus, chiamato così perché organizzato in occasione della ricorrenza di Sant’Ambrogio, compatrono di Milano.

Dopo il successo del 2016 abbiamo costituito un’associazione apposita e abbiamo aumentato a tre i giorni di festival, oltre a organizzare altri eventi durante l’anno”. “Durante il Folkambroeus proponiamo concerti sia di folk tradizionale che di folk ‘contaminato’ – entra nel dettaglio Antonio – cercando di bilanciare gli artisti italiani e stranieri. Oltre ai concerti organizziamo stage di danza, di canto e di strumenti musicali. Inoltre viene preparata una cena con un tocco tradizionale, che di solito è il risotto allo zafferano, spezia che viene prodotta praticamente a chilometro zero perché proveniente dai campi di Varedo. Nel 2017 abbiamo staccato poco più di 600 biglietti, il 20% dei quali ad appassionati stranieri: in particolare sono venuti francesi, svizzeri, spagnoli, belgi, olandesi e tedeschi”.

Il programma dell’edizione di quest’anno, che si svolgerà il 7, 8 e 9 dicembre, prevede le esibizioni del Trio Dhoore (Belgio), dei Tribal Jaze (Francia), dei Laüsa (Francia), di Adriano Sangineto, dei Komred (Francia), dei Ballade Ballade Bois (Sardegna), dei Pitularita (Valle d’Aosta), dei Beat Bouet Trio (Francia), del Duo Brisco (Liguria/Lombardia), dei Suonatori della Valle del Savena (Emilia), degli Jupette Barbue (Francia) e dei Mister Klof (Francia).

“Abbiamo già una decina di iscritti che arriveranno dalla Polonia – annuncia Antonio – e molti più nati negli anni ‘90 rispetto alle scorse edizioni, a dimostrazione che le contaminazioni che proponiamo, col rock, la dance, il jazz, il rap, piacciono ai giovani”. “Al Folkambroeus – chiosa Rossana – facciamo tutti parte di una comunità di amici e capita anche, come successo l’anno scorso, che un artista festeggi il compleanno spegnendo sul palco le candeline sulla torta circondato da musicisti e ballerini”.