Malattie infettive, copertura vaccini: Monza promossa (quasi) a pieni voti

Numeri superiori agli obiettivi del Piano nazionale 2017-2019 per morbillo, parotite, rosolia e varicella. Qualche pecca per il meningococco. A dirlo sono i dati dell’Azienda socio sanitaria territoriale.
Monza e i vaccini. Un binomio che funziona. E rende il nostro territorio sicuramente virtuoso rispetto ad altre zone d’Italia. Almeno secondo i dati più aggiornati riguardanti la copertura vaccinale forniti dall’Asst (Azienda socio sanitaria territoriale) di Monza. Che, oltre alla città capoluogo di Provincia, comprende Cesano Maderno, Desio, Limbiate, Muggiò e Brugherio.
Se, ad esempio, nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019, recepito in toto anche dal corrispettivo Piano regionale lombardo, l’obiettivo di copertura per il vaccino contro Morbillo-Parotite-Rosolia era del 95% per la prima dose dei nati nel 2016, l’Asst Monza registra il 96,5%.
In linea, invece, con i dettami del Piano nazionale i dati della seconda data del vaccino Morbillo-Parotite-Rosolia per i nati nel 2012. Nel nostro territorio attualmente siamo al 93,05% contro il 95%. Situazione ancora migliore per quanto riguarda la varicella. All’obiettivo richiesto del 75%, sempre per la prima dose dei nati 2016, Monza e dintorni risponde con il 79,1%. Molto bene anche il vaccino contro il rotavirus, responsabile della maggior parte delle gastroenteriti pediatriche. Al momento l’Asst rileva l’85,5% di copertura per i nati nel 2018. Un risultato che è nettamente superiore all’obiettivo nazionale del 75% individuato per il ciclo completo.
Positiva anche la risposta monzese contro le varie tipologie di meningococco, con qualche pecca soltanto per il vaccino tetravalente ACWY. Ecco il prospetto completo dei dati sulla copertura contro le principali malattie infettive Vaccini-Asst Monza (Ndr. Dove presenti sono da prendere in considerazione i numeri scritti accanto al titolo delle slide e non quelli in colonna).
“Il riflesso pratico della situazione rilevata nel nostro ambito di competenza ha prodotto, per quanto ci riguarda, 42mila accessi nella fascia 0-18 anni corrispondenti a 60.800 somministrazioni – afferma la Dottoressa Silvia Crippa, Direttrice facente funzione dell’Unità Operativa Complessa Direzione Servizi Territoriali Desio/Monza e Responsabile Unità Operativa Semplice Vaccinazioni dell’Asst Monza – inoltre ci sono 3000 vaccinazioni di adulti e 1000 per profilassi internazionali. Il tutto per un preventivo di spesa, quando il 2018 non è ancora terminato, di quasi 2 milioni e mezzo di euro”.
L’andamento positivo sul fronte prevenzione sembra si stia estendendo anche al vaccino anti-influenzale 2018-2019, disponibile dallo scorso 5 novembre. “Abbiamo acquistato 65mila dosi di vaccino contro l’influenza, un numero che negli ultimi tre anni è risalito dopo il deciso calo dovuto al clamore di alcune morti nel 2014, che si erano verificate in concomitanza con la somministrazione del vaccino” spiega Crippa.
La battaglia contro le malattie infettive, comunque, è sempre lunga. Ogni passo falso rischia di essere pagato in termini di vite umane. E ne è una prova drammatica l’epidemia di morbillo che l’anno scorso ha colpito l’Italia. Con oltre 5mila casi e 4 morti. Compreso un bambino di 6 anni deceduto all’Ospedale San Gerardo di Monza (qui l’articolo). Le polemiche sulle 10 vaccinazioni obbligatorie per i minori di età compresa tra 0 e 16 anni (ecco l’elenco), stabilite dalla Legge 119/2017, che hanno riguardato anche il nostro territorio (clicca l’approfondimento), non hanno spento l’allarme sul morbillo anche quest’anno. E’ di questi giorni la notizia di 8 casi in 20 giorni registrati a Bari.
“L’epidemia di morbillo è la conseguenza del venir meno della percezione del rischio su questa malattia – sostiene la Direttrice facente funzione dell’Unità Operativa Complessa Direzione Servizi Territoriali Desio/Monza dell’Asst Monza – dovrebbe far riflettere che in Gambia, uno dei Paesi più poveri del mondo, un progetto di vaccinazione di massa, realizzato da Action Aid e Unicef, ha spinto tantissime mamme a fare chilometri a piedi per portare i propri figli negli ambulatori, con il risultato che nel 2017 non ci sono state morti per morbillo”.
La strada per raggiungere la cosiddetta immunità di gregge, cioè vaccinare il 95% della popolazione per tutelare anche quanti non possono essere vaccinati per motivi di salute, richiede, insomma, ancora molto impegno contro le malattie infettive. Tanto che il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019, tra le sue priorità, ha quelle di mantenere lo stato di polio free, raggiunto nell’Italia nel 2002, e di eliminare il morbillo e la rosolia congenita. Obiettivo, quest’ultimo, che doveva essere raggiunto già nel 2015 nella Regione europea.
“Per il vaiolo ci sono voluti quasi 200 anni prima di arrivare alla eradicazione grazie alla vaccinazione, cosa che potrebbe essere ottenuta anche per la polio – spiega la Dott.ssa Crippa – chissà quanto tempo ci vorrà per eradicare il morbillo o la rosolia, i cui primi vaccini risalgono rispettivamente al 1963 e al 1969”.
Il fronte No-vax, che tanti dibattiti continua a suscitare nell’opinione pubblica e in parte della comunità medica, è un fattore che può avere una grande influenza. Non solo sulle malattie infettive più conosciute. Ma anche su virus molto diffusi, come il Papilloma, di cui si parla meno. “In Italia abbiamo 3500 nuovi casi all’anno e non ci sono terapie per questa infezione, che può portare a diverse forme tumorali come il cancro alla cervice uterina – spiega Clementina Cocuzza, docente dell’Università Milano-Bicocca – per questo è importante che ora ci sia il vaccino contro il Papilloma virus anche per l’uomo, ma ci vorrebbe, come esiste già per le donne, anche un programma di screening”. Mentre si continua a discutere, a volte su fronti contrapposti, sull’obbligo vaccinale, per fortuna la ricerca scientifica va avanti. E in Australia si sta sperimentando, perfino, il primo vaccino contro la celiachia.