Monza, il caso “chiosconi” finisce in tribunale: presentato ricorso da parte del privato

Il consigliere Piffer teme un nuovo caso “Macello” comunale. L’assessore di Oreste: “Risponderemo in giudizio”.
La vicenda dei chiosconi del centro storico sbarca in tribunale. Lunedì sera in consiglio comunale la giunta municipale ha infatti confermato che il privato che aveva vinto il bando per installare lungo le rive del Lambro una serie di gazebo ha presentato ricorso contro il Comune. La questione è stata sollevata in aula da Paolo Piffer, consigliere comunale della lista Civicamente con un’interrogazione.
L’assessore alla Trasparenza, l’ex presidente del Tribunale, Anna Maria di Oreste ha confermato, aggiungendo che è intenzione dell’amministrazione di resistere in giudizio. Il progetto “chioschi”, nato sotto l’amministrazione di centro sinistra guidata da Roberto Scanagatti per valorizzare il centro storico attraverso l’installazione di 13 dehors turistico – commerciali, ha provocato in questi anni parecchie polemiche e proteste. Contro si sono schierate numerose associazioni e ordini professionali del territorio che li hanno definiti “deturpanti”.
Per bloccare il progetto sono state effettuate anche raccolte firme ein campagna elettorale sono stati tema di dibattito infuocato. Dopo un primo ripensamento già della giunta Scanagatti, la nuova giunta di Dario Allevi ha deciso di stopparli e adesso il privato è passato alle vie legali con un ricorso. “Diverse settimane fa avevo chiesto un aggiornamento sulla situazione – ha spiegato Piffer – Entro il 31 ottobre scadevano i termini per presentare ricorso e mi risulta che il 30 sia stato effettivamente depositato. Negli anni precedenti è stato oggetto di una questione simile l’ex macello. Non vorrei che fra qualche anno il Comune si ritrovi a dover pagare qualche milione di euro”.
L’assessore di Oreste ha confermato. “Anche a noi risulta che sia stato depositato un ricorso contro il Comune – ha commentato -. E’ stata avanzata anche una richiesta di incontro molto probabilmente per affrontare la questione a quattr’occhi, ma è nostra intenzione rispondere in giudizio”.