Assolombarda: “Serve un ecosistema favorevole: il rischio è una frenata anticipata”

4 dicembre 2018 | 12:25
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Assolombarda: “Serve un ecosistema favorevole: il rischio è una frenata anticipata”

Al via la V edizione di TOP 500+: analizzate 800 aziende con ricavi che vanno da 3,2 miliardi a 8,5 milioni di euro per un fatturato complessivo record di 48,2 miliardi euro.

“C’è una grande voglia di confronto e di fare impresa. C’è la necessità di rimettere in moto il cuore dell’economia”. Sì, perché dopo un periodo di rilancio, le imprese stanno subendo un forte rallentamento. Questo quello che è emerso durante la quinta edizione di TOP 500+,  un progetto di ricerca e di analisi dei dati economici delle 800 maggiori realtà imprenditoriali della Brianza.

La classifica si apre con sei aziende “top performer”, ovvero con un fatturato superiore al miliardo di euroEsprinet S.p.A.BASF Italia S.p.A,STMicroelectronics S.r.l., Decathlon Italia S.r.l., Candy S.p.A Roche S.p.A. Seguono, con poco distacco e a completare la top ten, le altre quattro aziende – queste radicalmente e storicamente legate al territorio – con fatturati compresi tra 850 e 660 milioni di euro: Gruppo Fontana, SOL S.p.A, Vender S.p.A la new entry nella top ten 2018 Agrati S.p.A.

I risultati dell’analisi sulle prime 50 posizioniche da sole sommano oltre il 54% del fatturato complessivo del ranking, confermano la vocazione del territorio. Ben 35 appartengono al manifatturiero a conferma della vocazione produttiva di un territorio fortemente internazionalizzato. Monza e Brianza nel 2017, infattiha esportato beni per un valore di oltre 10 miliardi di euro.

Andrea Dell’Orto, vice presidente di Assolombarda durante la tavola rotonda assieme a Giorgetti

Monza, lunedì 3 dicembre. In villa Reale si è tenuta la quinta edizione di TOP 500 plus. La ricerca, che è stata realizzata dal Centro Studi di Assolombarda, si è posta un obiettivo ben preciso. Quello di affrontare la sostenibilità di impresa. Un tema scelto non a caso, quest’anno, dato il clima di incertezza. L’incontro, promosso da Assolombarda, Confindustria Milano Monza e Brianza Lodi e PwC, è stato infatti un momento di confronto tra Istituzioni e mondo imprenditoriale. Obiettivo, aprire un dialogo sulle possibili vie di sviluppo economico – finanziario. E non a caso hanno presenziato i vertici di Assolombarda, il presidente Carlo Bonomi e il suo vice Andrea Dell’Oro, il sindaco Dario Allevi, il vice di Regione Fabrizio Sala e il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri, Giancarlo Giorgetti.

Apre i lavori il primo cittadino Dario Allevi

Ad aprire i lavori è stato il padrone di casa, il primo cittadino Dario Allevi. Subito ha posto l’accento sulla necessità di trovare una stretta collaborazione tra istituzioni politiche e privato. “C’è principalmente una criticità – spiega il sindaco – quella legata alle infrastrutture”. L’esempio concreto che apporta, è la richiesta di finanziamento al Governo per quanto concerne il prolungamento della M5 fino a Monza. “C’è la necessità di correre veloci – sostiene Allevi – per continuare a trainare la difficile ripresa economica dell’Italia e l’alleanza tra Istituzioni e mondo imprenditoriale – conclude – si presenta un asset fondamentale per la competitività”.

LO STATO DELL’ARTE

Quando il sipario si alza, viene svelato un quadro dai colori vivi, ma tuttavia non completo. Si dipana quindi uno scenario che trasmette una certa preoccupazione. L’Italia, che dopo la crisi aveva riagganciato la ripresa, ora sembra stia anticipando la frenata. I numeri parlano chiaro. Dopo un 2017 in forte crescita, le imprese ridimensionano le aspettative per l’anno in corso, ormai quasi alla sua fine e si interrogano sul futuro del 2019. Un futuro incerto. Sicuramente dubbioso, che mette gli imprenditori sul “chi va là”. Dati alla mano. Il 2017 ha registrato una produzione industriale al +3,0% e un export cresciuto del +11,6%,  in deciso aumento rispetto al +0,9% dell’anno precedente. Il fatturato complessivo era passato da 45 a 48,2 miliardi di euro, segnando un +7,1%  rispetto al 2016. Si è anche registrato un incremento delle aziende in utile, che sale dall’86% all’88%. Uno scenario positivo, ma tuttavia, secondo l’indagine del Centro Studi di Assolombarda, la percentuale di imprese che prevede di chiudere il 2018 con un fatturato in aumento scende al 64%. Un calo drastico e non è nemmeno un caso, forse, che Lars Feld, dalla Germania, tuoni contro l’Italia. Lui, uno dei consiglieri della Merkel, asserisce che il nostro Paese rappresenti un pericolo per la Germania e per l’intera Eurozona. I mercati hanno paura e reagiscono male alla manovra proposta dal Governo. L’unica soluzione possibile, secondo il consigliere, sarebbe quella di diminuire il rapporto tra deficit e Pil.

E in uno scenario dove il fatturato delle imprese brianzole rappresenta una percentuale considerevole del Pil nazionale, un monito ben chiaro al Governo arriva da Carlo Edoardo Valli, vice presidente della camera di Commercio di Milano e Monza. “Non dimenticate – tuona – le critiche che voi stessi facevate ai Governi precedenti. C’è bisogno di risposte concrete poiché – sottolinea – le imprese hanno bisogno del Governo per poter crescere”. E in tal senso Valli si dice disponibile a sottoscrivere un accordo di programma per promuovere lo sviluppo.

Crescita. Sviluppo. “Oggi abbiamo presentato 500 plus – interviene il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi – e quello che vogliamo trasmettere è l’esigenza di poter lavorare in un ecosistema favorevole. La legge di bilancio – chiarisce – non dà risposte alle aziende per essere competitive e si rischia quindi una frenata anticipata“.

I numeri lo dimostrano chiaramente. Il Pil nazionale – chiosa Bonomi – è sceso nel corso del terzo trimestre dello 0,1% e la produzione manifatturiera lombarda dello 0,4%”. A tal proposito il presidente si dice preoccupato che l’impegno da parte del Governo di portare il Pil al +1,2% non verrà mantenuto, ma dall’altra parte rassicura asserendo che “non bisogna avere paura poiché l’industria italiana è robusta”. Dall’altra parte il vice di Assolombarda Andrea Dell’Orto insiste sulla necessità di sviluppare l’industria 4.0. Peccato però che il Governo sembra stia andando nella direzione opposta abbassando la percentuale sull’ Iper e Super ammortamento. Anche qui Dell’Orto rassicura. “L’ottimismo – sostiene – è un po’ la parola chiave”. La speranza che il dialogo possa funzionare, del resto, è sempre l’ultima a morire. E in tal senso MBNews ha voluto sentire i vertici di Assolombarda per meglio chiarire alcune questioni spinose. Sentiamo la testimonianza di Carlo Bonomi e Andrea Dell’Orto.

LA TAVOLA ROTONDA

Lo scenario analizzato ha chiarito le principali criticità. Paura e incertezza. Ma anche la necessità di investire maggiormente sulle infrastrutture affinché le imprese possano evolversi e svilupparsi. Secondo quanto emerge, il problema non è il debito, che già c’era, ma la scarsa capacità di creare fatturato tramite cui pagare i debiti. Al Governo viene quindi chiesto di investire sulle imprese capaci di generare ricchezza. Giorgetti annuisce. Sembra convinto. Del resto sembra tutto un assioma.

Sta tutto nella geografia fisica del Paese. Si tratta di un rebus – spiega – difficile da risolvere poiché se al Nord è fondamentale la defiscalizzazione, al Sud è invece essenziale il reddito di cittadinanza”. Insomma, il quadro che Giorgetti dipinge, è uno scenario confuso quasi degno di quel Gattopardo di Visconti in cui l’eterno conflitto Nord e Sud sembra qualcosa di ancestrale. Giorgetti allora chiarisce. “Stiamo cercato di mettere assieme la geografia politica con quella sociale per giungere a uno sviluppo concreto e unitario. Del resto – sostiene il sottosegretario – l’Italia è un Paese duale il cui sforzo per capirla è deficitario”. Dialettica politica o una semplice risposta diplomatica. Tutto e niente. Il risultato non cambia.
A stretto giro di posta arriva poi la risposta di Fabrizio Sala. Non la presenta come una diretta critica a Giorgetti, ma i toni sono comunque quelli di un rimprovero, soprattutto contro la parte Gialla del Governo. “È inutile – sostiene – fare mera politica. Bisogna visitare le imprese per capire il territorio”. Conoscere e toccare con mano. Questi i punti su cui Sala pone l’accento. Ed ecco che rivolge un invito a Giorgetti. Chiaro. Preciso. Quello di toccare con mano l’ambiente per poter davvero capire quali possano essere le manovre valide piuttosto che quelle non valide. “C’è bisogno di una collaborazione – sostiene – ma che alla base necessita di una solida conoscenza del territorio. Bisogna capire gli ingredienti – sostiene Sala – per spingere l’economia e venire poi in aiuto delle imprese “. Ascoltiamo la sua dichiarazione.

LE CONCLUSIONI

I problemi sono stati presentati. La discussione è stata intavolata. Le risposte, più o meno chiare, sono state date. È il turno di Bonomi. Lui, il presidente, non ci va proprio leggero. In modo educato, ma con tono caustico traccia le conclusioni. Una presa di coscienza tramite cui palesa, con tutte le sue criticità, la situazione attuale. Non lascia molto spazio a dilazioni. “Il clima di incertezze sta bloccando gli investimenti ed è questa – tuona Bonomi – una cosa che il Paese non si può permettere. Le aziende brianzole – spiega – hanno una loro forza – ma tutto questo ha senso se lavorano in un ecosistema che le favorisca“.

Una nota dolente, quella del presidente, con cui chiarisce quanto i provvedimenti emandati “se non vanno nella giusta direzione, siano in grado di causare dei problemi”. E in tal senso, tali provvedimenti, per Bonomi devono tener conto di assi ben precise. La prima passa per la stabilità. C’è bisogno di un’ampia partecipazione ai mercati internazionali e pertanto – puntualizza – chiediamo al Governo un’Europa unita, di non mettere in discussione l’Unità europea contro i mercati esteri (Russia, Cina e Usa) che invece l’Europa la vogliono distruggere”. Poi tocca punti più interni come quello della Flat tax ricordando al Governo, in sostanza, che ogni promessa va mantenuta e che la mini Ires a poco serve per incentivare l’economia. “Ci avete promesso la Flat tax e noi vogliamo la Flat tax”, tuona Bonomi. Poi con tono perentorio continua. “La mini ires non funzionerà né ci interessa, potete cancellarla e risparmiare un miliardo“.

In buona sostanza Bonomi punta sullo sviluppo interno ponendo l’accento anche sulla questione Tav, condizione necessaria per dare un impulso alla crescita dell’economia. “Ci aspettavamo una spinta forte – chiosa – a quelli che sono gli stimoli per la crescita per il paese”. Del resto sottolinea in modo fermo “fare bene all’industria significa fare bene al paese”.