Piante di cannabis e yoga: al via il primo corso super rilassante

Durante il corso gli yogi si potranno cimentare in una serie di esercizi psicofisici immersi in un’atmosfera rilassante, circondati delle piante di cannabis light.
Hemp Embassy, la prima azienda dedicata alla vendita di talee di cannabis, inizia il 2019 con una novità assoluta in Italia: lo Hemp Yoga.
Di cosa si tratta? Dieci lezioni con l’istruttore (certificato) Davide Oggioni, che si svolgeranno a partire dal 17 gennaio, dalle ore 20 alle ore 21.30, presso lo store di viale Tibaldi 3, a Milano. “Un connubio perfetto, quello tra la nobile disciplina dello Hatha Yoga e i benefici del CBD: durante il corso, infatti, gli yogi si potranno cimentare in una serie di esercizi psicofisici immersi in un’atmosfera rilassante, circondati delle piante di cannabis di Hemp Embassy – spiegano gli organizzatori. Lo Hatha Yoga si compone di una pratica fisica strutturata, con un picco energetico iniziale e una fase finale di rilassamento. Il CBD, noto per la sua capacità di dare sollievo dalle sensazioni distress, è dunque in linea con il fondamento della disciplina orientale dello yoga”.
Le lezioni saranno aperte a tutti, principianti e non. La prima seduta sarà gratuita per tutti i venti partecipanti ammessi. Al termine della lezione gli iscritti riceveranno un omaggio targato Hemp Embassy.
Prenotazione obbligatoria, per ulteriori informazioni e iscrizioni: commerciale@hempembassy.it
E se in questo caso si parla della ormai diffusa “cannabis light”, è di poche ore fa la notizia della presentazione di una proposta di legge atta a consentire l’autoproduzione di cannabis. Il provvedimento, che porta la firma di Matteo Mantero, Movimento 5 Stelle, fa dello slogan “LIBERA CANNABIS IN LIBERO STATO” la sua bandiera. “Perché legalizzare la produzione e la vendita di marijuana per uso personale è una questione tutt’altro che secondaria? In molti sono d’accordo che sia insensato perseguire chi si fuma uno spinello, visto che la marijuana non fa male come invece l’alcool e il tabacco. Anzi, secondo una ricerca pubblicata sulla rivista “Scientific Reports”, affiliata di Nature, l’alcool ha un indice di pericolosità 114 volte superiore alla cannabis, seguito da eroina, cocaina e tabacco. Storicamente non è mai stata registrata alcuna morte dovuta all’uso di derivati della canapa. – scrive sul suo profilo Facebook il senatore pentastellato – Oltre il 70% degli italiani sarebbe concorde a legalizzare l’utilizzo di questa sostanza, come storicamente hanno fatto o stanno facendo molti stati come l’Olanda, la Spagna, il Canada e diversi membri degli Stati Uniti d’America, a cui si è aggiunta, dal 1° gennaio 2019, anche la California. L’opinione pubblica però la considera spesso una questione secondaria, una semplice questione di costume e non una priorità. Molti, me compreso, ritengono invece la legalizzazione dell’autoproduzione e uso personale della cannabis una priorità che produrrà con una sola mossa ingenti risparmi economici per il nostro paese, infierirà un colpo non indifferente alla criminalità organizzata, ma soprattutto migliorerà la salute pubblica e quindi ancora una volta porterà ad un risparmio per le tasche di tutti i cittadini italiani e non solo per chi ne fa uso”.
Per Mantero la possibilità di coltivare sul proprio balcone alcune piantine di marijuana “ridurrebbe notevolmente il mercato illegale e il colpo inferto alla criminalità organizzata sarebbe importante, infatti, la Dna stima in circa 30 miliardi di euro l’importo del mercato nero per il comparto delle sostanze stupefacenti in Italia, pari a circa il 2% del Pil nazionale, e più della metà del mercato è costituito dalla marijuana e suoi derivati. Le stesse considerazioni si possono fare per la cosiddetta cannabis light, utilizzare quella in vendita negli shop al posto di quella presente sul mercato illegale è molto più sicuro per la salute pubblica e rappresenta un danno per la criminalità. Paradossalmente sarebbe ancora più sicuro se fosse consentito l’uso di questa sostanza a fini alimentari o erboristici perché ovviamente le infiorescenze dovrebbero rispettare standard produttivi diversi, ancora più stringenti”.
La proposta di Matteo Mantero prevede la possibilità di coltivare fino a 3 piante femmine in casa propria o in forma associata – per un massimo di 30 soci – e di detenere fino a 15 grammi di sostanza presso il proprio domicilio e 5 grammi fuori. Prevede inoltre di regolamentare il mercato della cannabis a basso contenuto di thc (la cosiddetta light) consentendo la vendita per uso alimentare e innalzando il contenuto di thc delle infiorescenze fino all’1%.