Brianza, la “buona accoglienza” è a rischio: gli effetti del decreto sicurezza

La buona accoglienza della Rete Bonvena, in Brianza, rischia di sgretolarsi sotto gli effetti del decreto Sicurezza. La fondazione ha presentato i risultati raggiunti sinora e i quesiti sul futuro in un convengo al Binario 7.
Migranti: l’accoglienza che ha funzionato
In un mare di informazione sempre più aggressiva, sinistramente concentrata sugli aspetti più negativi dei fatti, l’incontro al Binario 7 di Monza è stato un po’ come vedere una luce in fondo al tunnel. La Rete Bonvena (accoglienza in Esperanto) ha voluto portare agli oltre 250 cittadini intervenuti, innanzitutto buone notizie. Questo nuovo modello di accoglienza è riuscito a coinvolgere l’intera comunità brianzola, Comuni, Associazioni, Parrocchie, Imprese e anche cittadini, e a offrire ai richiedenti asilo ospitati corsi di formazione professionale, borse lavoro e tirocini, programmi di volontariato e di utilità sociale, attività sportive, assistenza sanitaria specialistica e psicologica. Tutto ciò, oltre i servizi normalmente compresi nei bandi, ovvero vitto, alloggio e corsi di italiano.
Il modello Bonvena funziona perché garantisce sicurezza alla comunità e restituisce dignità alle persone. Dal 2014 è stata in grado di accogliere in Brianza 3500 stranieri, in fuga dai loro Paesi. Attualmente ospita 954 richiedenti protezione internazionale in 133 appartamenti e in piccole comunità, distribuiti su 44 Comuni.
Tutto questo rischia di essere minato dalle disposizioni previste dal nuovo decreto Sicurezza. ‘Potremmo essere costretti ad annullare le attività di integrazione, ma il problema più grande è che ci sarà un aumento esponenziale di persone in stato di irregolarità’, spiega Giancarlo Brunato del Consorzio CS&L.
‘Noi porteremo avanti una protesta educata e discreta contro il decreto sicurezza e la sua evidente inadeguatezza. Affrontare il tema dell’immigrazione esclusivamente dal punto di vista della sicurezza – spiega Don Massimiliano Sabbadini, vicedirettore della Caritas Ambrosiana – è assolutamente insufficiente. Si tratta di problemi estremamente complicati che vanno affrontati nella loro interezza. Noi non abbiamo intenzione di mollare, continueremo ad assistere i regolari e anche gli irregolari. Non si tratta di disobbedire, ma di aggiungere, completare’. Laddove non si potrà arrivare con la legge dunque, la Caritas arriverà con ‘un intervento integrativo a spese proprie’. A ciò si aggiungeranno anche delle raccolte fondi per andare a coprire tutte le necessità.
Migranti: lo scenario del biennio 2018/2020
Quale dunque, lo scenario possibile per il prossimo biennio? Secondo i dati presentati da Elena Corradi di Ispi, ‘tra giugno 2018 e dicembre 2020, il numero degli irregolari in Italia aumenterà di almeno 140.000 unità. Di questi, 25mila, sono stati registrati nei mesi appena trascorsi, tuttavia l’aumento maggiore verrà registrato da ora sino alla fine del 2020’.
‘Nello scenario base, quello in cui l’Italia avrebbe mantenuto tutti e tre i livelli di protezione internazionale (status di rifugiato, protezione sussidiaria e protezione umanitaria), gli irregolari in Italia sarebbero aumentati di circa 60.000 unità. In conseguenza del decreto-legge dello scorso ottobre potrebbero aggiungersi al numero dei nuovi irregolari previsti dallo scenario base ulteriori 70.000 irregolari, più che raddoppiando i nuovi irregolari presenti in Italia. Se poi consideriamo i tempi burocratici attuali, i rimpatri dei migranti irregolari nei loro paesi di origine avranno un effetto del tutto marginale. Per rimpatriarli tutti sarebbero necessari 90 anni, e solo a condizione che nel prossimo secolo non arrivi più nessun irregolare’, spiega la Corradi.
In conclusione, ‘in totale, entro il 2020 il numero di migranti irregolari presenti in Italia potrebbe superare quota 670.000. Si tratta di un numero più che doppio rispetto a soli cinque anni fa, quando i migranti irregolari stimati erano meno di 300.000′.