Cesano Maderno, altro furto in velostazione: la rabbia di Francesco

22 febbraio 2019 | 09:18
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Cesano Maderno, altro furto in velostazione: la rabbia di Francesco

Non è bastato nemmeno un «doppio lucchetto da fantascienza»: stavolta i ladri hanno smontato direttamente la barra di acciaio a cui era legata la bici. Il sindaco: «Abbiamo già ragionato su quali misure attuare».

Che bella la velostazione, un posto sicuro e protetto dove lasciare la propria bici, evitando di utilizzare l’auto per andare a prendere il treno, inquinando e dannandosi per trovare parcheggio. Oppure no: perché, nonostante l’ingresso sia riservato agli utenti, nonostante la sorveglianza e i lucchetti, i ladri di biciclette continuano a colpire. E se gli esiti sono meno drammatici di quelli del film di De Sica, l’amarezza resta.

Lo racconta bene Francesco Sala, insegnante di chitarra trentenne, che mercoledì sera, rientrando a Cesano Maderno dopo il lavoro, ha scoperto che la sua bici era stata rubata, nonostante l’avesse legata all’interno della velostazione con «un doppio lucchetto da fantascienza», perché fidarsi è bene ma tenersi la bici è meglio. Al suo posto, invece, solo una barra di acciaio spezzata, quella dove era agganciata la bicicletta. «Per accedere alla velostazione (inaugurata nell’ottobre del 2015, ndr) bisogna fare richiesta in comune: se c’è un posto libero ti danno una tessera per accedere, se no devi aspettare che qualcuno rinunci al suo – spiega Sala -. La tessera serve per entrare, ma scavalcare il tornello non è per niente difficile, mentre l’uscita passa attraverso un maniglione antipanico. Per questo avevo scelto un doppio lucchetto particolare, di quelli che non si possono tagliare. Peccato che il ladro ha fatto di meglio: ha spezzato direttamente la barra d’acciaio a cui era attraccata la bici». Come abbia fatto, in realtà, non è chiaro. «Ci sarebbe voluto un flessibile, ma non c’è una presa elettrica all’interno della velostazione – ragiona Sala, che ormai da un anno e mezzo si serviva quotidianamente della struttura -. In ogni caso, la bici è stata rubata tra le 11.30 e le 18.00 di mercoledì 20 febbraio: vuol dire che qualcuno, in pieno giorno, è entrato nella velostazione, ha spezzato una barra di acciaio, ha rubato una bicicletta e se ne è andato, tutto senza che nessuno se ne accorgesse. Davvero non c’era nessuno? – si chiede. E continua -: Ho ritrovato impronte di scarpe altamente collose, anche se non saprei il motivo, e la barra della mia postazione abituale, la prima a destra nella parte superiore, appoggiata delicatamente a terra. Ovviamente basterebbe prendere le impronte digitali su quel bellissimo manufatto e si scoprirebbe qualcosa se qualcuno non avesse usato i guanti, ma non si sa nulla per ora e il CSI in Italia – aggiunge ironicamente – è solo un’associazione sportiva. La situazione è molto grave, la velostazione si ritrova con dell’acciaio utile quanto il burro con una persona simile in giro». «Vorrei scambiare due paroline con l’imbecille galattico che ha dato l’ok per la realizzazione della struttura alla quale si legano le bici – commenta un amico di Sala sui social -. Sembra tutto saldato e invece il sistema di sicurezza è avvitato con due viti a un pezzettino di acciaio di spessore ridicolo, infatti basta tirare perché si rompa tutto».

Quello subito dal cesanese non è il primo furtocompiuto all’interno della velostazione. «Il tema ci è noto – commenta il sindaco Maurilio Longhin, interrogato in merito -. Abbiamo già ragionato su quali potrebbero essere le misure da attuare, ma prima devono essere risolte alcune criticità della struttura, che, per esempio, è rivestita di una copertura non rigida, che può, quindi, essere facilmente danneggiata. La maggior parte delle volte, comunque – aggiunge come consolazione -, le bici sono sempre state ritrovate, e i ladri sono stati fermati: le videoregistrazioni funzionano».

Una magra consolazione, anche perché il problema, fa notare Sala, è molto più ampio. «Ho sporto denuncia ai carabinieri, ma purtroppo ho perso la battaglia col mio primo mezzo di spostamento – commenta amareggiato -. Non basta più nessun tipo di lucchetto o posto sicuro. Se ne prendessi un’altra sarei al punto da capo. Che pirla, pensavo di aver trovato la quotidianità del viaggio a zero consumo».