“Sparargli nella testa”: il sindaco di Lissone minacciato di morte su Facebook

7 febbraio 2019 | 11:07
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“Sparargli nella testa”: il sindaco di Lissone minacciato di morte su Facebook

Il Primo Cittadino ha presentato un esposto ai Carabinieri, «per tutelare il diritto di tutti a esprimere il proprio pensiero senza timore che qualcuno possa pensare di “sparargli nella testa”»

«Sparargli nella testa, cosa dite?». Una minaccia di morte diretta al Sindaco di Lissone Concetta Monguzzi tramite un commento postato su Facebook. Parole forti, cariche di odio, che hanno segnato il Primo Cittadino, che oltre a denunciare il fatto sui social si è immediatamente recata dai Carabinieri per presentare un esposto. «Pensare di uccidere una persona o incitare gli altri a farlo, solo perché non la pensa come vorremmo, mi fa tornare alla mente periodi cupi della storia passata» ha commentato Monguzzi.

A fare scattare lo spaventoso commento è stata la pubblicazione su una pagina in cui si parla di Lissone di una notizia riguardante la partecipazione del Sindaco al convegno “Migranti, l’accoglienza ha funzionato”, promosso a Monza dalla Rete Bonvena e finalizzato a discutere i dati dell’esperienza di accoglienza sul territorio brianzolo, iniziativa a cui anche il Comune di Lissone ha concesso il proprio patrocinio con delibera di Giunta.

«Il convegno ha rappresentato un momento di riflessione di particolare importanza, durante il quale è stato possibile andare a fondo delle norme contenute nel nuovo Decreto Sicurezza, mettendo in luce elementi di preoccupazione che riguardano la futura possibilità (o meno) per i rifugiati in attesa di verdetto per l’attribuzione dello status di accedere a servizi essenziali quali la possibilità di assistenza sanitaria, l’iscrizione a scuola dei figli e l’iscrizione a liste di collocamento o di mobilità – ha spiegato Monguzzi – Preoccupazioni legittime per un Sindaco, col rischio che percorsi di integrazione si concludano bruscamente lasciando il campo a fenomeni di illegalità sul territorio, vanificando il lavoro di accoglienza avvenuto nei mesi scorsi. Per questo motivo, con un comunicato stampa, la scorsa settimana ho diffuso i numeri aggiornati al 31 dicembre 2018, inserendovi anche le mie preoccupazioni».

La notizia, appunto, è stata diffusa sui social e ha scatenato una pioggia di commenti. Al di là delle critiche all’operato del Sindaco, è spuntato qualcosa che ha impietrito la donna, un commento molto pericolo (appunto, “Sparargli nella testa, cosa dite?”) che è rimasto in rete per un po’ e poi è stato cancellato.

«Come sindaco mi batto da sempre per la libertà di pensiero e di parola, accetto il confronto a patto che vi sia disponibilità ad ascoltare e rispettare le posizioni altrui – ha spiegato – L’idea che qualcuno voglia spararmi in testa perché esprimo le mie opinioni mi ha spinto ad agire». Monguzzi, infatti, ha subito presentato il suo esposto ai Carabinieri.

«La macchina del fango e dell’odio, per alcuni, si trincera dietro una tastiera – ha concluso – Una cattiva abitudine che mi ha spinta a presentarmi dai carabinieri per tutelare il diritto di tutti, me compresa, a esprimere il proprio pensiero senza timore che qualcuno possa pensare di “sparargli nella testa”».

Solidarietà al Primo Cittadino lissonese è arrivata dal Consiglio provinciale di Monza e Brianza, nella seduta di giovedì 7 febbraio.  «Questa Assemblea non può rimanere indifferente rispetto alle minacce ricevute da un suo rappresentate e siamo pienamente solidali con la decisione di fare un esposto alle autorità competenti – ha dichiarato il Presidente Roberto Invernizzi – La differenza di opionioni è legittima ma non possiamo permettere che trascenda facendo perdere quel senso di civiltà necessario affinchè ogni dibattito avvenga in un clima di democrazia. Noi che rappresentiamo le Istituzioni dobbiamo dare segnali forti per fermare questa ondata di odio e intolleranza che sta avvelando ogni confronto. In particolare è necessario trasmettere il messaggio che i social sono una piazza di confronto e non una realtà diversa dove è permesso trascendere con il linguaggio verso chi non la pensa come noi perché coperti da una sorta di anonimato».

(Articolo aggiornato il 7 febbraio alle ore 17.20)