Monza, Teatro Binario 7: ecco gli spettacoli in scena

Appuntamento giovedì 28 febbraio con “La letteratura americana” e venerdì 1 marzo con “Fantine. Quando dal Caos nacque l’Amore”.
Doppio appuntamento al Teatro Binario 7 di Monza in arrivo nei prossimi giorni. Giovedì 28 febbraio alle ore 21.00 appuntamento con “La letteratura americana”, secondo appuntamento del ciclo di incontri “I dialoghi dell’arte” a cura della storica dell’arte Simona Bartolena con la partecipazione dell’attore Alessandro Pazzi.
Il giorno successivo, venerdì 1 marzo sempre alle ore 21.00, in scena “Fantine. Quando dal Caos nacque l’Amore”. Il personaggio de I Miserabili, si racconta nel contesto degradato della periferia di una grande città
I DIALOGHI DELL’ARTE – LA LETTERATURA AMERICANA
Sul palco la storica dell’arte Simona Bartolena e l’attore Alessandro Pazzi. Il tema letterario ha sempre affascinato gli artisti, ma talvolta anche l’influenza delle arti visive è stata determinante per la creatività degli scrittori. Questa serie di incontri gioca sul rapporto tra i due universi, accostando la lettura di brani tratti dalle più celebri opere dei letterati di tutti i tempi a percorsi iconografici storico-artistici a essi ispirati o che, al contrario, ne hanno costituito una fonte di ispirazione. In una conduzione a due voci, alternando i punti di vista, le serate, pensate sia per un pubblico di neofiti che di appassionati e addetti ai lavori, propongono un modo nuovo, interessante e soprattutto molto piacevole di indagare la storia dell’arte e della letteratura di tutti i tempi.
La rassegna “I dialoghi dell’arte” proseguirà il 28 marzo: in calendario un approfondimento su Gustave Flaubert. Il 4 aprile, in chiusura, si parlerà invece di letteratura russa. Prima di ogni incontro dieci minuti di comicità con Silvana Fallisi nel suo giallo metropolitano “Per questo faccio sughi e dipingo”.
FANTINE. QUANDO DAL CAOS NACQUE L’AMORE
Prende spunto da “I miserabili” di Victor Hugo “Fantine – Quando dal Caos nacque l’Amore”, lo spettacolo in scena venerdì 1 marzo alle 21.00 in sala Picasso.
Fantine, estrapolata dal contesto romantico-ottocentesco, viene fatta rivivere ai nostri giorni, nel contesto degradato della periferia di una grande città: un cupo agglomerato di palazzoni ad alveare da regime sovietico e case popolari. Fantine è rappresentata nell’attimo prima di morire: su un letto d’ospedale, incinta. Da lì, come se fosse sospesa – in coma o in un luogo dell’anima – rivede tutta la sua vita, gli eventi che l’hanno portata fino a lì, nel tentativo di definire il senso della sua esistenza.
Così Fantine inizia a raccontare la sua storia, animando situazioni e personaggi: la vita nella casa popolare, la storia dei suoi genitori, di come la Mamma si sia rifatta tutta, per poi fuggire in Belize con Jesus, e di come Papà abbia smesso di parlare, per fissarsi sul televisore. Racconta il luogo in cui vive, i panorami disperanti. Racconta l’abbandono e l’assenza di esempi positivi, la difficoltà e allo stesso tempo l’importanza di scegliere. Racconta l’amore, unica possibilità – fra ignoranza e squallore – di cambiare il destino, di contenere la mancanza di controllo che l’uomo ha nei confronti della propria esistenza.
Note di regia. Nel confrontarsi con uno dei capisaldi della letteratura romantica ottocentesca e con uno dei suoi personaggi più rappresentativi, abbiamo intrapreso la strada della riscrittura: traslando in chiave attuale alcune vicende della storia, mantenendo intatte le tematiche, il senso dell’opera e l’essenza del personaggio. Per prima cosa abbiamo scelto in quale preciso momento della sua vita Fantine racconta questa storia: il leggendario istante prima di morire, in cui si dice rivedere passare il “film” della propria vita. Come in un metafisico cinema dell’anima, le riflessioni date in punto di morte sono perciò trasposte in scena attraverso video-proiezioni, che intervallano l’azione scenica di Fantine, presentata inizialmente in coma profondo. Fantine ripercorre a ritroso gli eventi che l’hanno portata a quel punto. L’assenza fisica dei genitori che ne “I Miserabili” si traduceva nell’ottocentesco personaggio dell’orfano, nella nostra riscrittura si traduce nell’assenza genitoriale pur nella presenza. I genitori di Fantine sono vivi, ma semplicemente non hanno i mezzi per relazionarsi con la figlia. Cresciuta da sola in un ambiente tanto degradato, Fantine paga scelte non sue. Come una sorta di eredità Fantine è costretta ad accogliere una condizione vitale senza prospettive, in cui il tema delle scelte diventa cruciale. Se l’unica possibilità di redenzione ne “I Miserabili” consiste nell’amore, inteso come cammino di fede verso il divino, nella nostra scrittura si configura sì nel potere salvifico che ha l’amore, ma amore inteso come consacrazione a qualcuno o a qualcosa. Amore in contrapposizione all’odio, all’indifferenza, all’emarginazione e alla fatiscenza che contraddistinguono certi luoghi. Amore come possibilità di spezzare l’inerzia di un destino già scritto. Amore come scelta di vita. Questo atto di amore, come nel romanzo di Hugo, si traduce nel mettere al mondo una figlia riuscendo a garantirle una vita migliore. Lo spazio scenico, che per elementi e materiali allude e richiama i panorami periferici, riprende concettualmente il tema delle scelte, attraverso pesi e carrucole che calano Fantine nell’ ipotetico ventre di una bilancia.
La compagnia. Il ServoMuto nasce come idea nel 2010 dall’incontro di tre giovani attori e operatori teatrali. Pavel Zelinskiy, Michele Segreto e Diego Veneziano si incontrano per caso sul palco del Teatro Grande di Brescia. I tre decidono di lavorare insieme per produrre spettacolo dal vivo, mescolando le proprie conoscenze ed esperienze per creare un teatro fatto di corpo e parola, di vita e di contatto diretto con il proprio pubblico. Avviano la compagnia nel 2011 insieme a Diletta Ferrai e Cecilia Botturi. Esplorano il lavoro attorale sotto l’aspetto fisico, verbale, con elementi di teatro danza, mimo e clownerie. L’approccio e la modalità di lavoro della compagnia guadagnano subito un’impronta molto autorale, che li porta spesso ad occuparsi attivamente della stesura della drammaturgia, dell’adattamento dei testi, della ricerca di testi e linguaggi non frequentati. Esplorano la commistione di video e teatro e performance in progetti di natura ibrida.
Biglietti: intero € 15 | ridotto € 12 | allievi Scuola di teatro Binario 7 € 10 | under 18 € 6

Per informazioni e prenotazioni:
Teatro Binario 7, via Filippo Turati 8, Monza – Tel. 039 2027002 | biglietteria@binario7.org