Quota 100: per Cisl è un primo passo, ma non dà tutte le risposte

Cisl fa un pò di chiarezza sulla tanto discussa e poco chiara Quota 100 e metta a disposizione uno sportello per le richieste di pensionamento.
Liberare circa 980 mila posti di lavoro in 3 anni, dal 2019 al 2021, favorendo così l’entrata di nuovi giovani nel mondo del lavoro. Sono questi gli intenti dei promotori di Quota 100, la nuova misura pensionistica con cui il Governo cerca di superare la tanto discussa legge Fornero. Il Decreto, approvato lo scorso 17 gennaio, è stato firmato dal presidente della Repubblica ed è ora in attesa di essere convertito in legge dal Parlamento entro 60 giorni.
Nel frattempo Quota 100 ha suscitato un certo interesse anche in Brianza e tra incertezze e perplessità che rivestono il Decreto giallo-verde, Cisl si è messa al lavoro. Lo ha fatto per dare delle risposte ben chiare a tutti gli associati, ma soprattutto “per avanzare proposte” al fine di giungere ad un punto di incontro con il Governo. “Quota 100 – spiegano da Cisl – è una base di discussione sul tema pensioni ma non determina un cambiamento strutturale del sistema previdenziale poiché non affronta a dovere gli importanti temi delle donne, dei giovani, dei lavori discontinui e gravosi”.
Temi caldi, questi, e tanto cari al Sindacato. E con il Decreto entrato in vigore, Cisl non si tira certo indietro. Cerca invece di far luce su quello che può apparire un sentiero tortuoso. “Quota 100? Ti accompagnano fino alla vetta”. È questo lo slogan programmatico del Sindacato che, per l’appunto nel far chiarezza, ha messo a disposizione un comodo volantino. Come ottenere la pensione?
MBNews a tal proposito ha voluto intervistare Rita Pavan, segretaria generale di Cisl e Marco Colombo, responsabile del programma Inas di Monza e Brianza. Andare in pensione con Quota 100 è conveniente? Sono queste le domande a cui Cisl dà una risposta. Vediamole assieme.
MARCO COLOMBO
In cosa consiste Quota 100?
“È la possibilità attraverso cui i lavoratori possono ottenere la pensione al raggiungimento di 62 anni di età e 38 anni di contribuzione. Preciso che questi sono valori minimi al di sotto dei quali non è possibile andare. Non è ad esempio possibile andare in pensione con 61 anni di età e 39 anni di contribuzione”.
Quante sono state le richieste fino ad oggi da parte dei cittadini?
“Ad oggi le richieste effettuate ai nostri sportelli ammontano a circa 160”.
Quali sono, a suo avviso, i riscontri positivi e quale la panoramica delle misure parallele a Quota 100?
“Un primo riscontro positivo sta nel fatto che molte persone magari disoccupate da anni, se in possesso dei requisiti, possono finalmente accedere alla pensione. Oltre a quota 100 ci sono anche altre misure, come ad esempio la proroga su Opzione Donna, che consente il pensionamento tra i 58, se lavoratrici dipendenti, e 59 anni di età, se lavoratrici autonome, con 35 anni di contributi. Sono inoltre state confermate l’Ape sociale, riservata a determinate categorie di lavoratori disoccupati, che svolgono un lavoro usurante, invalidi o che assistono familiari disabili gravi. Con l’Ape sociale è possibile andare in pensione a 63 anni di età con una contribuzione compresa tra i 30 e i 35 anni, a seconda della categoria lavorativa di appartenenza.
Infine, confermata anche l’ Ape Volontaria, ossia la possibilità di andare in pensione con 63 anni di età e 20 di contributi, chiedendo un finanziamento che poi verrà restituito al raggiungimento della pensione di vecchiaia
RITA PAVAN
Quota 100, qual è la visione di Cisl a riguardo?
“Il nostro punto di vista a riguardo vede Quota 100 come un primo passo che dà delle risposte se pur per un periodo limitato, ma che non risolve però tutte le problematiche riguardo la pensione. Ci sono infatti due principali questioni molto serie, a cui non è stata data una risposta. Una è la questione dei giovani poiché Quota 100 ha dei costi elevati che probabilmente si ripercuoteranno sulle future generazioni. Oltretutto manca qualsiasi accenno alla pensione di Garanzia, tema a noi caro, il cui accordo fatto con il precedente Governo non ha trovato poi più seguito. L’altra questione riguarda le donne. Il decreto prevede il pensionamento al raggiungimento di 62 anni di età e 38 anni di contributi. A nostro avvisto questo è un traguardo che può essere penalizzante in modo particolare per tutte quelle donne che hanno avuto una carriera discontinua. A tal proposito abbiamo chiesto al Governo la possibilità che venga dato uno sconto di un anno per ogni figlio cosicché le donne possano raggiungere lo step previsto da Quota 100”.
Gli intenti son quelli di liberare circa 980 mila posti di lavoro in 3 anni. Potrebbe essere questo un modo per garantire ai giovani la possibilità di crearsi una loro pensione?
“Per quanto riguarda il lavoro dei giovani, ad oggi, non esistono stime attendibili in grado di chiarire quanti giovani entreranno nel mondo del lavoro a fronte delle persone che andranno in pensione. Questo per due principali motivi. Da una parte nella pubblica amministrazione ci sono molti lavoratori che stan facendo richiesta di Quota 100, ma con la Manovra sono state bloccate le assunzioni nel settore pubblico. Ci sarà quindi già un primo contrasto tra posti liberi e nuove assunzioni. Nel privato, invece, prevediamo che sicuramente ci saranno nuove assunzioni, ma quantificarle è oggi complicato. Soprattutto anche a fronte della recessione tecnica in cui ancora vertono le aziende. Vedo quindi difficile l’esistenza di un rapporto 1 a 1. Soprattutto temiamo il discorso sulle partita iva, il nuovo modo attraverso cui le aziende offrono posti lavoro. Da una parte, con il regime della Flat tax, questo sistema potrebbe risultare conveniente per quanto riguarda il discorso imposte, ma dall’altro è del tutto sconveniente poiché verrebbero a mancare tutta una serie di tutele e di benefit tipici del lavoro dipendente.”
In che modo sarà possibile superare la Legge Fornero e quale sarà il futuro di Quota 100 con Quota 41?
“Purtroppo non abbiamo la sfera di cristallo per poter fare delle previsioni concrete. Un primo passo, come ho già detto, è stato fatto, ma c’è ancora molto su cui lavorare. Le nostre richieste sono state infatti portate all’attenzione del Presidente del Consiglio. Come Sindacato abbiamo chiesto Quota 41, ossia che tutti possano andare in pensione dopo 41 anni di lavoro, indipendentemente dall’età anagrafica e soprattutto abbiamo chiesto la pensione di Garanzia per i più giovani. Una richiesta a cui non è ancora stata data una risposta, ma noi continuiamo a sostenerne l’importanza onde evitare di avere in futuro generazioni di pensionati sempre più poveri”.
Secondo lei era necessaria questa riforma?
“Dopo le pesanti misure introdotte dalla Fornero è stata sicuramente utile una misura in grado di consentire una maggior flessibilità all’uscita, ma ripeto è un primo passo che non dà una risposta complessiva al problema delle pensioni. Diciamo che in definitiva dà delle risposte immediate, ma resta una riforma di breve respiro.
Un po’ di chiarezza è stata fatta, mentre il lavoro dei Sindacati avanza per giungere ad una soluzione definitiva. “Quale sarà il futuro – dichiara Rita Pavan – non ci è dato di saperlo, ma sicuramente non smetteremo di avanzare le nostre richieste”.
Nel frattempo Cisl mette a disposizione il proprio patronato al fine di offrire la miglior consulenza possibile. “Abbiamo già contattato un grosso numero di lavoratori – spiega Marco Colombo – che si era rivolto al nostro sportello per avere delucidazioni in merito”. Non resta quindi che rivolgersi alla sede Inaspritevi Cisl più vicina e farsi dire quale sia la pensione più appropriata.