Vimercate, tra topi e finestre rotte… l’Unione degli Studenti: “Dateci una scuola migliore!”

11 febbraio 2019 | 08:27
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Vimercate, tra topi e finestre rotte… l’Unione degli Studenti: “Dateci una scuola migliore!”

L’appello dei ragazzi, dopo il ritrovamento del topo dietro alle macchinette del caffè: “Edifici che cadono a pezzi e non solo”

Tutto è iniziato con il ritrovamento di un topo dietro alla macchinetta del caffè. Anzi, no, tutto è iniziato molto prima, ma il topo, piccolo o grande che fosse, ha puntato un faro dritto dritto sulle condizioni delle scuole dell’Omnicomprensivo di Vimercate.

“EDIFICI CHE CADONO A PEZZI”

«Non era il topo in sé il problema, e non l’Eistein in particolare (dove è stato ritrovato) – hanno spiegato i ragazzi dell’Unione degli Studenti – Quello era il pretesto per parlare delle condizioni in cui andiamo a scuola».

Per quel topo postato sulla pagina Facebook dell’UdS subito dopo il rientro dalle vacanze di Natale, i ragazzi sono anche stati rimproverati. In fondo, era “solo” un topo, per giunta anche piccolo. Ma, assicurano, non volevano puntare il dito contro qualcuno in particolare, ma verso la loro necessità di una scuola migliore.

«Le problematiche sono tante – raccontano – Sicuramente le principali, che sono anche quelle più evidenti, hanno a che fare con le condizioni degli edifici». I ragazzi denunciano finestre rotte e mai riparate, se non con dello scotch, muri traballanti, soffitti che si scrostano, macerie lasciate alla portata di tutti, aule fredde, caloriferi che non funzionano e altro ancora. «Sappiamo bene che la questione è anche relativa a certi alunni che creano problemi, che pitturano sui muri e altro, non ce l’abbiamo solo con le istituzioni infatti. Spesso ci troviamo a far presente la situazione anche ai nostri compagni: è ovvio che se ti diverti a fare un buco nel muro, non hai poi nessun diritto di lamentarti».

Sì, perché gli edifici di via Adda sono spesso e volentieri presi di mira dai vandali, che distruggono finestre, scarabocchiano sui muri, e da incivili, che riempiono il pavimento di mozziconi di sigaretta. «Però pensiamo anche che, sebbene ci sentiamo ripetere che mancano i fondi, non capiamo quanto possa costare riparare una finestra». Che poi, dalle finestre rotte, è facile che un topo entri, anche perché la scuola si trova a un passo da grosse aree verdi. «Lo sappiamo che un topo può entrare, ma non è la prima volta e spesso capita che mentre si fa lezione qualcuno ne veda passare uno in corridoio».

“IL SOGNO DI UNA SCUOLA DIVERSA”

I problemi stutturali, poi, sono solo alcuni tra quelli che i ragazzi dell’Unione vorrebbero fossero affrontati. «Vorremmo una scuola differente – raccontano – fatta di meno regole e più momenti di confronto». Un’affermazione che agli occhi di molti li colloca in equilibrio precario su una linea tra l’essere propositivi o ribelli. «C’è chi pensa che siamo delle teste calde e vuole controllarci, chi invece ci vede in modo differente perché siamo realmente interessati alle cose. Noi pensiamo di appartenere al secondo gruppo e vorremmo essere ascoltati».

L’appello è ai professori e alle istituzioni, ma anche ai loro compagni, sempre meno presenti e partecipi. Ai primi, i professori, si chiedono meno lezioni fini a se stesse, qualcosa che non si limiti a seguire il programma in maniera pedissequa, ma che coinvolga realmente l’interesse dei ragazzi. «Sono pochi i professori che lo fanno – sostengono amareggiati – Come non sono tanti gli studenti che studiano per reale interesse, ma sono molti quelli che lo fanno solo perché devono e per il voto».

Questioni che non fermano i giovani dell’UdS che, per quanto decimati e nomadi, continuano le loro battaglie, ritrovandosi periodicamente per cercare di affrontare problematiche per loro importanti. «Prima avevamo una sede in via XXV Aprile autogestita. Era più facile trovarci e ovviamente eravamo molti di più. Ma poi è successo che ci entrava chiunque e ci sono state ritirate le chiavi. Eravamo di più, ma è anche vero che non tutti erano realmente interessati ai nostri incontri, ma solo al fatto che c’era un luogo dove si poteva stare. Ora non abbiamo un posto nostro, ci troviamo qui e là, in strada o in qualche bar ora che fa freddo. Parliamo di scuola, ma anche di tematiche che ci interessano. Organizziamo eventi, ci teniamo in contatto con gli altri direttivi, facciamo manifestazioni».

Il sogno per il futuro? «Un luogo in cui incontrarci e una scuola migliore, degna di questo nome».