Accuse per bancarotta fraudolenta e abuso ufficio, condannati due curatori

Indagini partire da una segnalazione alla finanza da chi ha rilevato il fallimento della società
Sono stati condannati a pene da un anno e otto mesi a tre anni e quattro mesi, tre dei sei indagati dalla Guardia di Finanza di Monza a vario titolo per bancarotta fraudolenta e abuso d’ufficio, culminata in misure cautelari e interdittive nel febbraio del 2018.
Si tratta di due curatori fallimentari, padre e figlio, e di un imprenditore rappresentante legale di una società, mentre gli altri tre indagati hanno già patteggiato.
La decisione è stata presa ieri in Tribunale a Monza, a termine del processo secondo rito abbreviato, dal Giudice Federica Centonze. A far partire le indagini delle fiamme gialle monzesi, dopo il fallimento di una società di impiantistica elettrica con sede a Monza, è stato il curatore fallimentare incaricato di seguirne la chiusura, che ha segnalato alla Procura alcune anomalie nella gestione prima del fallimento, tra cui vi sarebbero stati pagamenti a soci e professionisti per circa 100mila euro e l’apertura di una nuova società con lo stesso oggetto sociale della fallita, tra i cui soci figurava un noto commercialista brianzolo.
Così gli inquirenti sono risaliti a due commercialisti, padre e figlio, collaboratori del Tribunale di Monza in qualità di curatori fallimentari e che lavoravano a numerose procedure concorsuali e custodivano beni pignorati, i quali secondo le indagini avrebbero aiutato gli imprenditori indagati a svuotare due rami d’azienda di una società in crisi, creandone una terza ad hoc, intestata ad uno dei condannati dal Tribunale.