Addio alla plastica nei negozi, Monza come Milano? L’idea piace, ma…

30 marzo 2019 | 08:33
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Addio alla plastica nei negozi, Monza come Milano? L’idea piace, ma…

Nel capoluogo lombardo 200 locali hanno avviato la sperimentazione plastic free. Nella nostra città le premesse e la volontà ci sono, ma si ragiona su fattibilità, costi e modalità.

Le immagini del Plastic Trash Vortex, l’immensa isola di immondizia, estesa più del doppio della Francia, che galleggia sulle acque dell’Oceano Pacifico, continua ad impressionare tante persone. Anche soltanto a vederla in televisione. E, forse, ha perfino scosso più di una coscienza. La sensibilità ambientalista, del resto, è cresciuta molto negli ultimi decenni. Soprattutto nella testa e nel cuore delle generazioni più giovani.

Le iniziative organizzate nell’ottica della sostenibilità ambientale e della lotta agli sprechi alimentari, contro l’inquinamento, il riscaldamento globale e il cambiamento climatico, si moltiplicano e sono, almeno nei numeri, molto partecipate. Un’ultima testimonianza, in ordine temporale, sono i Fridays for Future, che stanno coinvolgendo migliaia di giovani in tutto il mondo. Anche a Monza (clicca qui).

Le istituzioni stanno provando ad inseguire questo trend all’apparenza inarrestabile. E, così, proprio in questi giorni il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva la direttiva che dal 2021 impone agli Stati membri di vietare l’uso di una serie di articoli in plastica monouso come piatti, posate, cannucce e bastoncini cotonati. Ma nella Milano a noi vicina si potrebbe anticipare i tempi. Nelle scorse settimane, infatti, in quattro vie di due quartieri del capoluogo lombardo, Isola e Niguarda, è partito il progetto plastic free.

Sostanzialmente 200 tra locali pubblici e negozi sono pronti a rinunciare alla plastica in favore di contenitori ecologici e biodegradabili. In cambio il Comune di Milano potrebbe prevedere una riduzione della tassa sui rifiuti. E a Monza bolle in pentola qualcosa su questo fronte? Cosa ne pensano i primi, possibili, protagonisti, cioè commercianti e Comune?

“Queste iniziative sono lodevoli e condivisibili – afferma il presidente dell’Unione Commercianti di Monza e circondario, Domenico Riga – la nostra associazione è sicuramente favorevole a tutti quei provvedimenti di mitigazione volti alla tutela sia dell’ambiente sia dell’ecosistema”.

“E’ ovvio che tutte le buone iniziative debbono andare di pari passo con momenti di confronto tra addetti ai lavori per sviscerare idee, modalità e regole – continua – stiamo verificando uno studio di fattibilità, che coinvolga i commercianti monzesi e brianzoli e tutti coloro che vorranno partecipare, senza gravare eccessivamente sui costi e sull’impegno quotidiano”.

Il terreno fertile per procedere sulla strada del cambiamento, anche di mentalità, rispetto a pochi decenni fa, sembra esserci. “Come Confcommercio siamo già stati promotori della campagna ‘Tenga il resto’, che coinvolge i ristoranti sul tema etico del recupero del cibo avanzato nel piatto – spiega Riga – inoltre vorrei sottolineare che ad un anno dall’obbligatorietà, i sacchetti biodegradabili per gli alimenti sfusi, che avevano trovato molte resistenze iniziali, oggi si usano e le polemiche sono finite”.

Se i commercianti del nostro territorio aprono le porte al plastic free, il Comune di Monza non sembra essere da meno. “Guardiamo alla sperimentazione di Milano con molto interesse e curiosità, anche se azioni con risvolti economici devono essere concordate con chi si sobbarca il costo operativo, in questo caso i commercianti” afferma l’assessore comunale all’Ambiente e ai Rapporti con le associazioni di categoria, Martina Sassoli.

“Mi piacerebbe avviare una sperimentazione molto più ambiziosa all’interno del Parco di Monza che punti a farci avere, nel tempo, un polmone verde a zero impatto ambientale – annuncia l’assessore – stiamo mettendo in piedi il progetto che metteremo al vaglio del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza”.

In attesa degli sviluppi, è la mentalità generale che deve andare verso la direzione della sostenibilità ambientale. “Il tema oggi è sentito soprattutto dai giovani perché su di essi abbiamo investito con azioni di informazione e sensibilizzazione ambientale – sostiene la Sassoli – una generazione “matura” da questo punto di vista con cui potremo lavorare per ridurre drasticamente i rifiuti prodotti e giungere a un progressivo ridimensionamento dei volumi di scarto”.

La logica, dunque, è quella di andare oltre la liberazione della plastica per affrontare la riduzione dei rifiuti, la loro migliore differenziazione e avvio a riciclo. Qualche piccolo seme era stato già lanciato dalla vecchia amministrazione comunale, guidata dall’ex sindaco Roberto Scanagatti.

Che nel 2017, poco prima delle ultime elezioni per Piazza Trento e Trieste,  aveva deciso, in linea con la legge nazionale contro gli sprechi alimentari, la riduzione della parte variabile della Tari per i negozi e i ristoranti che doneranno gli alimenti invenduti a organizzazioni caritative o animaliste (leggi l’articolo).

L’edificio di un mondo concepito in base alla riduzione degli sprechi, il riuso dei prodotti e il riciclo, i tre comandamenti dell’economia circolare (vedi l’approfondimento), è ancora lontano dall’essere completato, ma i lavori per le fondamenta sono da tempo iniziati. E il numero degli operai sembra aumentare sempre di più.