DIARIO DI VIAGGIO. La 4D del Vanoni in Marocco – Giorno 3

8 marzo 2019 | 11:36
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DIARIO DI VIAGGIO. La 4D del Vanoni in Marocco – Giorno 3

Giunti a Marrakech i ragazzi sono stati accolti dal tipico tè alla menta, per poi avventurarsi per le strette vie dei souq e al Palazzo Bahia, rimanendo colpiti e affascinati dalle diverse realtà locali.

Sono al loro terzo giorno di viaggio in Marocco e sono giunti a Marrakech. Noi li stiamo seguendo virtualmente pubblicando i loro racconti. Gli studenti di 4D dell’Istituto Vanoni di Vimercate, indirizzo Turismo ci stanno raccontando giorno per giorno il loro tourche hanno interamente programmato allo scopo di approfondire la materia dell’Itinerario turistico.

Bellissimo progetto!

GIORNO 3 – MARRAKECH

Giunti a Marrakech siamo stati accolti dal cosiddetto ‘whisky marocchino’,  il tipico tè alla menta con cui le famiglie marocchine accolgono gli ospiti. Il tè viene servito attraverso un rito che prevede una certa abilità nell’alzare rapidamente la teiera mentre si versa il liquido fumante. Questo gesto, oltre a far parte della cerimonia, secondo le credenze locali, serve a ossigenare il tè, rendendolo più buono.

I padroni di casa, a un certo punto, ci hanno proposto di cimentarci con la teiera. Siamo stati così messi subito alla prova: c’è chi ha avuto più successo e chi meno, bagnando mezzo tavolo.

Contro ogni nostra aspettativa, il riad Taddert, con la sua apparenza semplice, ha saputo soddisfare ogni nostra necessità, facendoci sentire a casa. Il riad è gestito da una famiglia berbera – anzi meglio sarebbe dire di cultura amazigh – grazie a una rete di associazioni e a un progetto di microcredito che ha permesso loro di ristrutturare l’abitazione e iniziare a gestire il riad come una guest house connessa ai circuiti del turismo responsabile. Il riad offre infatti qualche servizio in meno rispetto a quelli più lussuosi del centro, ma garantisce un’esperienza più autentica e familiare. 

A cena abbiamo avuto modo di immergerci ancor di più nella cultura marocchina, attraverso la condivisione di odori e sapori diversi dai nostri che hanno suscitato inizialmente facce perplesse, ma a fine pasto pance piene di tajine. Per tajine si intendono i recipienti a forma conica fatti in terra cotta, dentro cui si cucinano una serie di piatti a base di carne e verdure, con sapori diversi a seconda dei luoghi del paese.

La Medina di Marrakech è caratterizzata da uno stretto dedalo di vie da cui è quasi impossibile uscire senza l’uso di una cartina o l’aiuto di una persona del posto. Strabordano i negozietti di pochi metri quadri dove è possibile acquistare riproduzioni cinesi a basso costo o raffinati prodotti locali come lanterne, servizi da tè o prodotti cosmetici naturali.

Le strette vie dei souq di Marrakech ci hanno portati al cuore della città: Piazza Jemaa El fna. 
A far da protagonisti in questa piazza sono uomini alle prese con animali poco ordinari come serpenti e scimmie al guinzaglio; donne alla ricerca di turisti a cui vendere il loro talento di truccatrici con l’henné; bambini dalle facce affamate alla ricerca di pochi spiccioli in cambio di un pacchetto di fazzoletti; bizzarri artisti di strada che si esibiscono in danze e musiche tradizionali. Una varietà umana e caotica che ci incanta, ci sorprende e di getto ci proietta in un mondo diverso dal quale, nonostante lo stordimento iniziale, sentiamo di trarre energia.

Rimaniamo particolarmente affascinati dai colori e dalla storia del Palazzo Bahia. Il patio, le luci colorate proiettate dalle vetrate, gli archi a ferro di cavallo che inquadrano soffitti decorati in stucco e in legno intagliato. Il legno di cedro che proviene dall’Alto Atlante è particolarmente apprezzato dagli intagliatori marocchini perché emana un profumo che allontana gli insetti, conservando il legno nel tempo. La parte più interessante del palazzo è l’harem delle 4 spose e delle 25 concubine di Abu Bou Ahmed. Egli le nascondeva gelosamente all’interno di stanze separate, trascorrendo con loro tempi dedicati alle gioie e ai piaceri.

Questa cultura a noi così estranea ci confonde e talvolta ci spaventa. In questi luoghi vacillano le nostre certezze, ci rimettiamo in discussione, proviamo a vivere e a comprendere una mentalità diversa dalla nostra. Sentiamo di doverci mettere in gioco e vivere alla giornata.

I nostri occhi increduli si sgranano di fronte agli scooter carichi di persone, che sfrecciano a pochi centimetri dai nostri corpi pietrificati. I camion svicolano in spazi angusti rischiando di schiacciare i pedoni attorno. Certi negozietti mostrano scarsa igiene presentando intere carcasse di maiali appese ad un gancio, lasciate all’aria lungo la strada. Molti altri sono i gesti per noi quasi incomprensibili, anche se i nostri mediatori culturali tentano di farci entrare nell’ottica di una mentalità diversa, di metterci in contatto con le realtà locali e di farcele vivere a pieno. Siamo certi che alla fine del viaggio saremo cresciuti e avremo allargato i nostri orizzonti culturali.

Marrakech città perturbante, ma anche città dei trecento giorni di sole, città dalle mura rosse che ti avvolgono come un grande abbraccio, città delle cicogne, volanti nel cielo sopra il viavai degli abitanti, e infine la città dei giardini, nascosti nei riad, difficili da scoprire, ma incantevoli nelle atmosfere.

Isabella Belluschi
Giulia Mazzola
Matilde Sala
Antonio Di Bella
STUDENTI 4D del VANONI

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