Monza, dal Collegio Villoresi parte l’attacco di Filippo Tortu al suo record sui 100 metri

Lo sprinter brianzolo, l’italiano più veloce di sempre, punta a migliorare il suo 9”99. L’annuncio in una serata dedicata alla tecnologia digitale e all’importanza della raccolta e interpretazione dei dati.
Dopo tanta attesa la stagione delle gare su pista sta per arrivare. E Filippo Tortu, primatista italiano dei 100 metri con 9’’99 (qui l’articolo), si sta intensamente preparando. Per il 21enne velocista brianzolo, cresciuto a Costa Lambro, una frazione di Carate Brianza e formatosi sulle piste di Besana Brianza e Giussano, a maggio ci saranno i Mondiali di staffetta a Yokohama, poi il Meeting internazionale di Savona, che gli ha sempre portato fortuna fino ad ora (clicca la news).
Poi il 6 giugno il Golden Gala di Roma, dove il 20enne sprinter correrà i 200 metri. E, infine, tra fine settembre ed inizio ottobre i Campionati Mondiali di atletica leggera a Doha, in Qatar. Sarà quest’ultimo l’evento clou della stagione agonistica di Tortu. Che punta dichiaratamente a migliorare il suo primato, fosse anche di un solo centesimo. Ma prima di mettere a punto l’ultima parte di una preparazione iniziata a settembre, la giovane icona dell’atletica italiana ha deciso di passare alcuni giorni nella sua Brianza.
Ed è così tornato al Collegio Villoresi San Giuseppe di Monza, dove si è diplomato al Liceo di Scienze applicate. L’occasione è stato l’incontro “Sport 4.0: tra trasformazione digitale e gestione del talento”, inserito nel programma della terza edizione di “ScientificaMENTE – La settimana della scienza”, una serie di appuntamenti e conferenze che termineranno il 2 marzo (qui il programma).
Nel corso del dibattito su quanto oggi la raccolta e l’analisi di dati numerici sempre più numerosi e precisi influisca sull’essere atleti, allenare e seguire gli eventi sportivi, lo sprinter brianzolo, che non si è sottratto a selfie ed autografi, ha anche parlato di quanto e come si allena.
“Mediamente si tratta di 600 ore di allenamento all’anno per gareggiare 7-8 volte – spiega – non è facile avere la capacità di mantenere l’attenzione e la concentrazione per tanti mesi in attesa dell’occasione ufficiale per confrontarsi su pista con gli avversari, ma la vita da atleta è quella che ho sempre sognato e sono consapevole di avere una fortuna che non posso sprecare”.
Tanto lavoro che Tortu, 21 anni il prossimo 15 giugno, svolge, all’apparenza, con serenità e una maturità superiore alla sua età anagrafica. E, come dice ad MBNews, senza porre limiti prestabiliti alle sue potenzialità.
Per raggiungere risultati ambiziosi e abbattere i propri record, un atleta di punta come Tortu, tesserato con le Fiamme Gialle e iscritto, grazie ad una borsa di studio, alla facoltà di “Economia e commercio” all’Università Luiss di Roma, dovrà sempre più fare affidamento sul contributo della tecnologia digitale. Che, ormai, è entrata definitivamente nelle metodiche di allenamento e permette di raccogliere una mole incredibile di dati sulle prestazioni e le caratteristiche specifiche di uno sportivo professionista.
“Nella gara del 9’’99 a Madrid Filippo ha corso i 100 metri in 43.9 passi, alla media di 10 metri al secondo e toccando terra 4.4 volte ogni secondo – spiega il papà e allenatore Salvino Tortu, tra i relatori al Collegio Villoresi – stiamo cercando di portare i passi a 43.5, mantenendo la stessa frequenza”.
“Se ci riusciremo, probabilmente Filippo potrà scendere fino a 9’’90 sui 100 metri – continua – per farlo, abbiamo a disposizione macchinari e strumenti all’avanguardia, che ci consentono di perfezionare al meglio la tecnica di corsa e la preparazione atletica”.
La serata all’istituto paritario monzese di via Monti e Tognetti ha allargato, ben oltre l’atletica, il discorso sull’importanza di saper raccogliere e interpretare i dati oggi a disposizione. Perché trasformare i cosiddetti big data in smart data, cioè in elementi utili al miglioramento reale di una prestazione sportiva e al raggiungimento di un risultato, è un concetto che ormai interessa un po’ tutti gli sport. Individuali e di squadra.
“Ci sono sensori nella racchetta da tennis, nei guanti del golfista e si utilizzano sistemi di video tracking, per seguire, attraverso l’analisi algoritmica dei frame, i singoli movimenti di un atleta nel corso di una partita, nel calcio, nel basket e nella pallavolo” spiega Ottavio Crivaro, fondatore e amministratore delegato di “MoxOff” e membro del direttivo della società italiana di matematica applicata e industriale.
“E’ grazie a tutto questo che nel calcio si può, ad esempio, valutare con attenzione l’efficacia di un passaggio – continua – proprio l’uso corretto dei dati ha permesso, nel basket, ai Golden State Warriors, fino a 15 anni paragonabili al nostro Empoli della serie A, di allenare in maniera rigorosa i suoi giocatori e diventare la squadra più vincente nell’Nba negli ultimi anni”.
Non è un caso, allora, che data la trasversalità di questo tema nello sport, attorno al tavolo dell’incontro al Collegio Villoresi, moderato dal giornalista Lorenzo Dallari, ci fosse anche Davide Mazzanti, il commissario tecnico della Nazionale italiana femminile di pallavolo, vice-campione del mondo in carica.
“Sebbene più indietro su questo fronte rispetto al calcio, siamo in grado di analizzare quello che chiamo effetto Bolt nella battuta, gli schemi e le fasi di giochi o ancora l’efficacia offensiva” afferma il Ct, che nel suo palmares ha anche tre scudetti.
Gli sviluppi della cosiddetta Data Science, con l’emergere di figure professionali come analisti, scoutman e chief data scientist, saranno sempre più decisivi per il futuro di molte discipline sportive. “Tanti dati non vogliono dire immediatamente tanta informazione – sostiene Crivaro – sono una grande opportunità, ma c’è bisogno di chi sappia, attraverso la modellistica matematica, misurare i risultati, individuare le cause, controllare, simulare ed ottimizzare”.
Tutto questo rende la formazione in questo settore specifico un aspetto fondamentale. E il Collegio Villoresi di Monza si sta attrezzando per essere in prima linea. Non a caso tra i suoi indirizzi didattici ha anche il Liceo sportivo, dove è stato introdotto il Laboratorio Sport Data Science. Con l’obiettivo di consolidare le competenze degli studenti in ambito matematico-scientifico attraverso l’applicazione alle discipline sportive, mediante l’utilizzo di software specifici.
Il dominio della tecnologia è destinato ad aumentare. Ma renderà inutile la figura dell’allenatore? “Il nostro ruolo sarà sempre più quello di aiutare il talento ad essere se stesso – afferma Mazzanti – esiste il sapere, il saper fare, ma il saper essere, cioè la relazione umana interpersonale, resterà decisiva e non sostituibile”.
Qualche rischio, però, potrebbero correrlo gli allenatori che non sono preparati ad usare i dati. Per il momento, di sicuro, non verrà esonerato Salvino Tortu. “Mi trovo bene con mio papà e per questo ho rifiutato tante ricche offerte di college americani – afferma suo figlio Filippo – ci capiamo al volo durante gli allenamenti e riusciamo a separare nettamente la figura di allenatore da quello di padre”.